F1: Max Verstappen e un fischio di troppo

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Non si è trattata della prima volta, e non sarà purtroppo neanche l’ultima: Max Verstappen pare essere uno dei piloti più odiati del Circus, ma solo perchè ha le capacità e le possibilità per vincere. Il termine “odiare” sembrerà pure eccessivo, ma l’unico eccesso è ahimè la mancanza di rispetto.

Max Verstappen fischiato sotto al podio, ancora

Succede sul suolo texano, al Circuito delle Americhe, quando il tre volte campione del mondo taglia per primo il traguardo del Gran Premio degli Stati Uniti 2023. Quando arriva il momento di salire sul podio, non sono gli applausi ad accoglierlo, ma bensì il riverbero dei fischi degli appassionati accorsi a vedere la cerimonia di premiazione. “Checo, Checo, Checo!“, tutti ad acclamare, il soprannome del suo compagno di scuderia Sergio Perez, il cui Gran Premio di casa si correrà questo week-end. Perez neanche c’è salito sul podio, nemmeno dopo la squalifica di Lewis Hamilton e di Charles Leclerc.

Ma non è un caso isolato. Non fatemi parlare poi degli insulti che circolano sui social, quelli che addirittura sostengono che il padre avrebbe dovuto abbandonarlo più spesso in autostrada, come se non stessimo parlando soltanto di un bambino. Però non è della solita storia strappalacrime che voglio raccontarvi. Perchè se odiate chi vince, odiate lo sport.

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Fonte: Rudy Carezzevoli – Getty Images

A Monza non è una novità, da quando la maledizione del Tempio della Velocità è stata spezzata: per due anni consecutivi Verstappen ha vinto il Gran Premio d’Italia, ma neanche la richiesta de Il Predestinato è servita ad impedire che il pilota olandese venisse fischiato sotto al podio. Sotto al podio, durante la gara, al suo passaggio alla parata di apertura.

Di quella trovata pubblicitaria che è il Gran Premio di Miami ci portiamo ancora a casa i video dei tifosi intenti ad alzare il terzo dito davanti allo stesso Max, con tanto di insulti coloriti, quasi quanto i cappellini che portano in testa. Ricorda tanto Sebastian Vettel, fresco dei suoi quattro titoli mondiali, il cui valore veniva costantemente sminuito da quegli stessi appassionati che hanno incominciato ad elogiarlo solo quando è passato alla Rossa di Maranello. Sebastian correva in una Red Bull ancora in fase di sviluppo, eppure quel dominio neanche allora piaceva. Figurarsi quello strapotere di cui oggi siamo testimoni.

Alla gente non piace sentir risuonare sempre lo stesso inno olandese, neanche quello tedesco (a meno che tu non corra per la Ferrari) o quello spagnolo (se corri per la Ferrari).

E gli esempi non finiscono qua, nonostante il risultato sia il medesimo: mancanza di maturità verso chi, al contrario dei propri beniamini, sta conquistando successi su successi. Con la vittoria ad Austin, Max Verstappen ha firmato la sua cinquantesima scalata sul gradino più alto del podio, che nessun fischio potrà togliergli. Si tratta della sua quindicesima vittoria della stagione, record che la F1 non aveva mai visto raggiungere in tutta la sua storia.

Fonte: The New York Times

Max, il suo nome, in quella storia se lo sta ancora scrivendo. E sono per lo più i colori che indossa a renderlo vulnerabile a queste denigrazioni. Vulnerabile, insomma, lui il suo sogno è riuscito a realizzarlo, chi si preoccupa dei suoi risultati forse dovrebbe impegnarsi un poco di più per i suoi.

Oppure dovrebbe iniziare a vedere la realtà dei fatti: dietro ad ogni sua vittoria c’è stato un lavoro di squadra invidiabile, in un team che vanta alcune delle menti più eccezionali della massima categoria. Con un pilota dalle sue capacità, sarebbe un vero peccato lasciarsi sfuggire l’occasione di primeggiare. Sono gli altri che non riescono a reggere il passo, per mille motivi e mille giustificazioni diverse.

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Fonte: F1

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