Matteo Salvini difende l’indifendibile mentre un aeroporto viene ribattezzato col nome di Silvio Berlusconi. Tutto questo sotto gli occhi poco attenti degli italiani, rimasti più coinvolti dall’attentato a Donald Trump, nuovo eroe americano.
Matteo Salvini difende razzismo e fascismo: Italia, ma che combini?
“Certi toni violenti della sinistra rischiano di armare le mani di deboli di mente: è successo negli Usa, era capitato anche in Italia contro Berlusconi, mi auguro non ricapiti più“, sono le parole esordite da Salvini in merito alla notizia che ha animato il mondo intero, “Spero che questo serva a qualcuno che semina parole di odio, contro le destre, i fascisti, i razzisti, contro Trump, Bolsonaro, Fico o altri esponenti“.
Ma a far paura non sono i toni violenti della sinistra, a far risuonare uno o più campanelli d’allarme sono le ammissioni del vicepremier, che parla di odio nei confronti di chi ha sfruttato il medesimo sentimento come strumento di violenza. La stessa che condanna, difendendo così razzisti e fascisti e dimenticando proprio i principi sanciti dalla stessa Costituzione italiana. E mi mantengo sul neutrale, evitando di commentare la lista di nomi con la quale ha condito il suo discorso.
“Contro Berlusconi“, si è acceso un altro dibattito, le cui voci di protesta non hanno ottenuto l’attenzione meritata. Non che ci debba sorprendere. Proprio Salvini si erige a spavaldo paladino: “Pensiamo all’Italia, alle polemiche folli, rabbiose, ai toni, ma molto più in piccolo ai toni di certa sinistra ancora oggi a un anno di distanza dalla morte, contro Silvio Berlusconi per l’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa“.
L’aeroporto di Malpensa, che ora porta il nome dell’ormai defunto Silvio Berlusconi, non è solo un aeroporto. È diventato un simbolo, e per “certi toni” un’umiliazione. Italia, ma che combini? Muore così la memoria di ciò che l’ex premier ha avuto l’ardire e il potere di fare in questo stesso Paese. Fiorisce invece l’immagine del grande imprenditore, di un uomo degno solo di stima e ammirazione. Fioriscono quei “certi toni“, che sfociano in protesta. Aderiscono cittadini e comuni interi, ma le loro voci sembrano solo muti suoni.
Il leader della Lega esagera, riprende le parole di Trump “Non mi arrenderò mai!” e le fa seguire dalle sue: “Nemmeno noi. Violenti, fanatici e sinistra non fermeranno mai noi e le nostre idee di libertà!“.
“Quando ho visto le immagini di Trump dopo l’attentato, con il sangue in faccia e il braccio alzato, ho pensato subito all’ aggressione subita da Berlusconi quando venne colpito dalla statuetta del Duomo al viso“, commenta invece il presidente del Senato Ignazio La Russa, ricordando poi come lo stesso Berlusconi, invece che alzare il pugno, abbia voluto tranquillizzare la gente con la mano aperta.
Il pugno alzato, gesto iconico, diventato ormai simbolo della campagna politica di Donald Trump, è parte di uno scenario che ha reso il candidato alle presidenziali un martire politico. A trovare la morte uno dei suoi sostenitori, presente tra la folla, assieme ad altri feriti.
Trump esce dalla sparatoria avvenuta al comizio di Butler, in Pennsylvania, come un eroe ferito in battaglia, l’orecchio sanguinante, quel pugno alzato. “Solo Dio ha impedito che l’impensabile accadesse… in questo momento è più importante che mai restare uniti e mostrare il nostro vero carattere di americani, rimanendo forti e determinati e non permettendo al male di vincere. Amo davvero il nostro Paese e amo tutti voi e non vedo l’ora di parlare alla nostra grande nazione questa settimana dal Wisconsin“, ha dichiarato il giorno dopo.
Assurdo già poter vedere il suo nome figurare ancora una volta tra i favoriti alla presidenza, meno assurdo credere che l’attentato sia avvenuto in uno Stato che vanta, si fa per dire, una cultura delle armi così radicata, legali davanti alla legge al punto di permettere l’arrivo di Thomas Matthew Crooks sul tetto dell’edificio da cui ha sparato.
Tutti a sostenere l’ex Presidente mentre la sua ascesa al potere diventa uno spettacolo di gloria e sopravvivenza. I testimoni sostengono di aver avvisato la sicurezza almeno 86 secondi prima che il fucile venisse azionato, le teorie complottiste traboccano in rete, si parla di propaganda e di un tentativo di assassinio ben più elaborato di quello che si potrebbe immaginare. Si parla solo di questo, infatti.
Giulia, Giu per chiunque. 20 anni. Studentessa di lettere e fonte di stress a tempo pieno. Mi diletto nello scrivere di ogni (ma soprattutto di F1) e amo imparare. Instagram: @ xoxgiu