Per poco non scappò il morto, Enzo Ferrari lo sa, che sarebbe potuto essere il responsabile della morte del Duce. In questo episodio di “Una Tazza D’horror” vi racconteremo la storia che vide protagonista il fondatore della scuderia del Cavallino e Benito Mussolini.
Quando c’era lui, ma Enzo Ferrari per poco non lo uccise
Le strade di Ferrari e Mussolini si incrociarono solo una volta. Sarebbe stato insolito che questi due personaggi non si fossero mai incontrati, ma bisogna ricordare che nel Ventennio fascista il Drake non era ancora tale, era solo un giovane pilota che non avrebbe mai potuto immaginare quanto il suo nome sarebbe diventato celebre un giorno. E rischiò di diventare già famoso all’epoca, ma per un motivo ben diverso: marchiato come il responsabile della morte del Duce, un eroe nazionale che non avrebbe poi avuto vita tanto lunga. Il fascismo avrebbe potuto perdere la sua guida a neanche due anni dalla Marcia su Roma. Chissà come si sarebbe evoluto lo scenario italiano, e beh, oggi l’automobilismo.
Accadde tutto nel 1924, quando si decise che sarebbe stato proprio Ferrari a condurre il Duce tra le strade che collegavano Milano e Roma. Nato a Modena, ma cresciuto in pista, Ferrari conosceva bene la sua città e conosceva ancora meglio come stare al volante. Anche Mussolini, o almeno così credeva, lui che pur avendo un autista privato – un pilota professionista, mica il primo patentato di turno – preferiva il ruolo da conducente (battuta non voluta, davvero). Lo credeva abbastanza da sfidare un pilota talentuoso come Ferrari.
Il non ancora Drake si era già reso noto all’opinione pubblica come promettente pilota, in un’Italia a caccia di icone fasciste che potessero legalizzare il regime, donandogli fama e gloria. Un caso nell’automobilismo è quello di Tazio Nuvolari, ma non sarà lo stesso per Enzo Ferrari, accusato di essere fascista e poi comunista, il quale però è stato aiutante della Resistenza contro il movimento fondato dall’uomo che avrebbe potuto portare alla morte anni prima.
Benito ed Enzo si incontrarono così, il primo alla guida di una Alfa Romeo Spider, il secondo di una meno forte Alfa Romeo RLSS, e la sfida ebbe vita. A Ferrari non importava chi ci fosse alla guida dell’altra Alfa, e corse una gara spettacolare tra i paesaggi della Pianura Padana, incurante delle doti discrete del Duce, che non gli permisero di rimanere al passo, ma soprattutto di mantenere una guida sicura e il pieno controllo del suo veicolo.
Ora, si sa, chi ha sfidato Mussolini nei suoi anni migliori non ha ricevuto certamente un premio, e si sa anche che la mancanza di controllo della propria macchina – vuoi per problemi tecnici, errori di calcolo o incapacità – sono ancora oggi nell’automobilismo sportivo motivo di gravi incidenti, addirittura mortali. Il Duce l’ha rischiata grossa nell’inseguire a tentoni un pilota come Ferrari, sfuggendo più volte alla morte in un fosso o contro qualche superficie ripida.
La gara venne sospesa per intrattenersi con il pranzo. Qui, Mussolini vi arrivò con mezz’ora di distacco da Ferrari. Non si è ancora certi di quale sia stata la sua reazione, tranquillità o nervosismo, ma Ferrari venne intimato dagli altri presenti di moderare la velocità, per evitare incidenti spiacevoli. Il Duce, comunque, si complimentò con il pilota delle sue doti e riferì di essersi persino divertito.
I due non ebbero più modo di rivedersi. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Enzo Ferrari si dimostrò alleato del fascismo e dell’esercito tedesco ospitato sul suolo italiano, ma pare che si trattasse soltanto di una messinscena: in quella azienda che ancora non era la Ferrari che conosciamo oggi, nascose documenti di vitale importanza per la vita dei partigiani, prestando poi soccorso a quelli feriti, tutto senza detestare il sospetto del nemico straniero.
Giulia, Giu per chiunque. 20 anni. Studentessa di lettere e fonte di stress a tempo pieno. Mi diletto nello scrivere di ogni (ma soprattutto di F1) e amo imparare. Instagram: @ xoxgiu