F1: Carlos Sainz, Smooth Operator

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È Carlos Sainz Jr il cantante in un team radio di “Smooth Operator” di Sade, dopo una rimonta pazzesca quando ancora correva per la McLaren. Ma per raccontarvi la sua storia dobbiamo partire dall’inizio, prima della Ferrari, prima ancora della Toro Rosso, di Maria de Villota e della sua vittoria a Silverstone.

Carlos Sainz, Smooth Operator

Classe 1994, Carlos Sainz Jr nasce a Madrid il primo giorno del mese di settembre, in una famiglia che l’ha sempre incentivato e sostenuto nella scalata verso il suo più grande sogno: correre nella massima categoria dell’automobilismo a ruote scoperte.

Non segue così le orme del padre – da cui prende il nome di battesimo – due volte campione del mondo di Rally e vincitore di tre edizioni del Rally Dakar, no, per il giovane Carlos lo sterrato lascia spazio ai circuiti più prestigiosi al mondo. La scelta viene influenzata anche dal connazionale Magic Alonso, fresco dei suoi due titoli mondiali quando Carlos debutta nel karting.

Dopo aver vinto la Junior Kart Cup di Monaco nel 2009, diventa membro del Red Bull Junior team l’anno seguente, entrando sempre di più nell’orbita della scuderia austriaca (nel 2013 correrà nel campionato GP3 con il team MW Arden, appartenente al team principal della Red Bull Christian Horner e al pilota Mark Webber).

Sempre nel 2010 partecipa al campionato europeo di Formula BMW – conquistando una sola vittoria a Silverstone – e come ospite a quello asiatico, chiudendo con tre vittorie (tra cui il gioiello della corona di Macao).

Dal 2011 al 2014 sono gli anni della Formula 3 e della Formula Renault, prima del salto di qualità nel 2015: in data 15 marzo approda nella categoria regina alla guida della Toro Rosso, assieme a Max Verstappen, dopo aver preso parte ad alcuni test con quest’ultima e con la Red Bull. I primi punti arrivano già nella sua gara d’esordio, per le strade di Melbourne, e lascerà la Toro Rosso ad un soffio dal podio come miglior risultato.

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Fonte: Fox Sports

Carlos prima di diventare pilota titolare di una scuderia di Formula 1, però, ha perso una persona importante, che vi ho già presentato quando ho avuto l’onore di raccontare di tutte le donne che hanno corso nella categoria regina (mentre in questi ultimi giorni si sono celebrati i funerali per la commemorazione del nonno paterno, al quale era molto legato).

Nel 2012, la pilota spagnola Maria de Villota era stata ingaggiata nel ruolo di test driver per la Marussia, ma è rimasta vittima di un terribile incidente: la pilota si schiantò contro un camion situato a bordo pista del Circuito di Duxford. La velocità moderata, stimata tra i 50 e i 65 kmh, non le impedì di riportare gravi ferite, dovute alla collisione del suo casco contro al portellone abbassato del veicolo. L’immediata diagnosi confermò la perdita dell’occhio destro. Purtroppo la fatalità del destino le portò via anche la vita a seguito di un’emorragia cerebrale, causata da quello stesso incidente, nel 2013.

Maria era stata mentore del giovane Carlos, stringendo con lui un rapporto di stima e amicizia che ha segnato tutta la sua carriera in F1. “Con lei ho guidato per la prima volta una monoposto. Avevo 13 anni ed ero al Circuito di Jarama, vicino a Madrid. Immaginate che cosa ha significato per me, che da sempre sognavo di fare il pilota di Formula 1 e non di Rally come mio padre. Quei dieci o venti giri che ho fatto seguendola sono stati importantissimi e negli anni li ho conservati come oro nella mia mente“, sono state le sue parole – spezzate dalle lacrime – quando nel 2016 è stato premiato come ambasciatore del Legado Maria de Villota.

E la ricorda ancora Carlos, lei che gli ha insegnato la dedizione e la forza di lottare per i propri sogni, lei che ha reso possibile la firma del primo contratto con il Red Bull Junior team. Oggi una stella sul casco, in memoria di una delle poche donne che hanno corso in Formula 1.

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Fonte: Autofàcil

Arriva così la tuta gialla e nera: Carlos approda alla Renault nel 2017 – restandone alla guida anche per l’anno successivo – in sostituzione di Jolyon Palmer, correndo gli ultimi quattro Gran Premi della stagione. Nel 2018 permette alla scuderia di assicurarsi il quarto posto nel Campionato Costruttori, ma visto l’arrivo imminente di Daniel Ricciardo decide di firmare con la McLaren, rimasta orfana di Alonso.

Quella McLaren sembrava una versione sbiadita del suo passato glorioso, ma una volta ingranata la marcia Carlos Sainz riesce addirittura nel conquistare il suo primo podio nella massima categoria, in occasione del GP del Brasile 2019 (era dal 2014 che la scuderia di Woking non vi saliva). Nel 2020, con l’aiuto di Lando Norrisdiventato anche un suo grande amico – riesce a confermare la terza posizione in classifica della McLaren.

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Fonte: Autosport

L’addio alla McLaren è stato triste, ma la prospettiva di correre sotto lo stemma del Cavallino rampante ha smorzato un poco quelle antipatiche emozioni: a prendere il posto del quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel, brutalmente scaricato dalla Ferrari, è proprio Carlos.

La fama di quel nome si riflette in tutta la storia della Formula 1, e nonostante le loro monoposto non sembrino affatto rispecchiare il passato, Carlos chiude la stagione 2021 davanti al suo compagno di scuderia, Charles Leclerc, Il Predestinato, al quinto posto.

La prima vittoria arriva a Silverstone, in occasione del GP di Gran Bretagna 2022: Carlos Sainz sale sul gradino più alto del podio, consapevole dell’amarezza che ristagna nel garage numero 16 e tra gli stessi Tifosi. Questo odio sprezzante, tramutatosi in minacce di morte, insulti coloriti e abusi verbali nelle ultime settimane, deriva proprio da alcuni appassionati della Rossa, fanatici ahimè di un certo pilota monegasco (ma questo è un tema che ormai abbiamo affrontato più e più volte, per l’ignoranza di molti e il buon senso di pochi).

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Fonte: Instagram @ carlossainz55

Passando alle curiosità, Carlos sceglie il numero 55 per caso! Eh sì, il suo numero fortunato era da sempre il 19, già usato da Felipe Massa, mentre la sua seconda scelta sarebbe ricaduta sul 5, il numero di Vettel. Sfegatato di golf, ma anche di tennis, è ormai lampante a tutti la sua fede calcistica per il Real Madrid.

Strano che nel suo curriculum non si trovi l’esperienza di stratega del Cavallino part-time, visti gli ultimi riscontri in pista. E fin quando non tornerà la Ferrari dell’epoca non si potrà neanche giudicare inferiore ad Il Predestinato, insomma, i risultati sulla carta non sono proprio favorevoli. Ma questa è ancora un’altra storia.

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