A un mese dall’inizio della guerra in Ucraina

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Pensavamo che sarebbe durata poco, non più di una settimana o, se proprio volevamo esagerare, non più di due giorni. Perché, con una mentalità un po’ eurocentrista, abbiamo pensato che siamo in Europa, e in Europa non c’è la guerra. Eppure la guerra in Ucraina dura da un mese. Un mese fa scrivevamo l’articolo, il primo di una lunga serie, sulla Russia che attaccava il popolo ucraino, e sul popolo ucraino che, inesorabilmente, iniziava la sua resistenza. Abbiamo pianto e ci siamo commossi nel vedere tutti quei civili che, uniti, si opponevano, cantando l’inno ucraino. E abbiamo pianto anche quando li abbiamo visti prendersi cura di quei soldati, poco più che adolescenti, che erano stati mandati a morire.

Abbiamo sempre visto la guerra come una cosa lontana. Vedevamo le immagini della Palestina, della Siria, di qualsiasi paese dove ci fosse la guerra, e ci sembrava tutto così terribile, tutto così triste. E allo stesso modo, da un mese, vediamo le persone e le famiglie ucraine trovarsi nella stessa identica situazione. La differenza, ovviamente, sta nel colore della pelle. Perché i cittadini dei primi popoli che cercano di scappare o scappano, fanno meno rumore e soprattutto son molto meno ben visti (addirittura mi è capitato di leggere che ospitandoli, portino la guerra qui) rispetto ai bianchissimi cittadini dell’Ucraina.

Questa, ovviamente, non è colpa di chi è vittima della guerra, non possiamo odiare gli ucraini perché sono amati dall’Europa e vengono accolti, ma è colpa di una mentalità che oggi, nel 2022, avremmo dovuto aver superato. In tanti hanno dovuto abbandonare la propria casa, qualcuno la propria famiglia e tutto ciò che possedeva. Sono partiti con il solo intento non di avere un futuro migliore, ma semplicemente di averlo. Abbiamo visto bambini cercare di sorridere e altri che non ci riuscivano proprio, che marciavano con i loro peluche in mano, verso un luogo sconosciuto, ma sicuro. Non possiamo neanche immaginare cosa si provi.

E poi ne abbiamo sentite tante, davvero tante. In realtà non c’è la guerra, e il Donbass?, in realtà sono gli ucraini che attaccano l’Ucraina, l’ultimo complotto vede addirittura gli UFO. Abbiamo visto persone che per tutta la vita sono andati contro l’immigrazione di persone che scappavano dalla guerra, dire di aprire le porte, altre che per tutta la vita hanno abbracciato Putin e la Russia andare a sostenere l’Ucraina (Matteo Salvini contestato persino in Polonia: i polacchi non dimenticano la maglia e l’amicizia con Putin), e magari le stesse dire di essere contro le armi, mentre online esiste una sfilza di immagini con in mano delle armi e un gran sorriso (per non dimenticare la “legittima difesa“.

Diciamo che questo mese di guerra in Ucraina, in Europa, non ha solo tolto la vita a molte persone, non ha solo tolto la casa e stravolto intere famiglie, ma ha anche fatto uscire il peggio di alcune persone che, dal comodo divano di casa propria, si sentivano in dovere di, da una parte, ritenere che gli ucraini se lo meritassero, da un’altra parte che ci sono profughi di serie A e profughi di serie B, da un’altra ancora qualcuno si è improvvisato un geopolitico, perché in fin dei conti ormai essere un virologo non va più di moda.

Quello che dovremmo fare, semplicemente, è osservare e cercare di aiutare donando e ospitando, come dovremmo fare con tutte le guerre nel mondo.

Ucraina: gli eventi principali della guerra con la Russia

Dal riconoscimento delle repubbliche del Donbass agli arresti in Russia per chiunque dica guerra alle sanzioni alla richiesta dell’Ucraina di entrare nell’Unione Europea. In un mese, ne sono successe davvero tante, in Russia come in Ucraina. Perché, sì, le vittime principali sono gli ucraini, ma ricordiamoci che Putin non rappresenta il volere di tutta la Russia. In tantissimi sono stati arrestati per aver osato dire guerra e non operazione militare speciale per denazificare l’Ucraina. Bambini, ragazzi, anziani, chiunque sia sceso in piazza per dire no war ha rischiato di essere arrestato, e molti, purtroppo, lo sono stati.

Riconoscimento delle Repubbliche del Donbass

È il 21 febbraio quando il Presidente Putin decide di riconoscere l’indipendenza dell’Ucraina dalle due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk (Ucraina: Putin riconosce il Donbass e manda delle truppe durante la notte). Durante la notte ha anche inviato delle truppe nella regione del Donbass, per «assicurare la pace». «L’Ucraina è serva dei padroni occidentali, se avrà armi di distruzione di massa il mondo cambierà drammaticamente. Kiev deve fermare immediatamente le operazioni militari», disse.

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Fonte: Twitter

La presa di Chernobyl

Denazificazione e operazione militare speciale, ma non perdono l’occasione per bombardare e occupare anche il resto dell’Ucraina. Durante il primo giorno di guerra, i russi scendono verso Kiev, occupano l’aeroporto di Hostomel (vicino alla capitale) e anche la centrale nucleare di Chernobyl, simbolo del Vecchio Continente e della tragedia che l’ha colpito. Zelensky, in quel caso, disse che «i nostri soldati stanno dando la vita perché la tragedia del 1986 non si ripeta. L’ho segnalato anche al premier svedese. Questa è una dichiarazione di guerra a tutta l’Europa».

Stato di allerta forza nucleare russa

Subito Vladimir Putin cerca di colpire con l’arma peggiore: la paura. Il 27 febbraio mette in stato di massima allerta le forze di deterrenza nucleare russa. Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraini, in quest’occasione disse che «se l’ordine del presidente Putin di mettere in allerta le sue armi nucleari è una minaccia diretta per usare queste armi nucleari contro l’Ucraina, allora ho un messaggio molto semplice: sarà un disastro per il mondo, ma non ci distruggerà. Quest’ordine è arrivato subito dopo che c’è stato l’annuncio delle due delegazioni pronte a incontrarsi. Lo consideriamo come un tentativo di alzare la posta in gioco e mettere ulteriore pressione sulla delegazione ucrainama non soccomberemo».

I primi negoziati

Il 28 febbraio hanno inizio i negoziati, i primi dei tanti che ancora oggi non hanno permesso di metter fine a questa guerra. I primi si sono tenuti a Gomel, in Bielorussia, e fino a oggi ci sono stati solo cinque incontri fra i rappresentanti della Russia e dell’Ucraina, tuttavia nessuno di questo ha ottenuto risultati, tranne il permesso di un cessate il fuoco per far evacuare i cittadini. In diverse occasioni, però, la Russia non ha mantenuto la parola. Il 10 marzo si sono incontrati anche i due ministri degli Esteri, in Turchia, ma neanche in quell’occasione hanno trovato un accordo.

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Fonte: Twitter

Zelensky firma per entrare nell’Unione Europea

Il 28 febbraio è una data da ricordare anche perché il presidente ucraino Zelensky ha ufficialmente firmato la richiesta di adesione di Kiev all’Unione Europea, chiedendo anche a Bruxelles di attivare una «procedura speciale» che permetta all’Ucraina di divenire in breve tempo il 28esimo Stato membro. Il presidente del Consiglio Ue disse che «il Consiglio Ue dovrà prendere posizione. Io penso che il dibattito ci sarà molto presto». Ma dopo quasi un mese ancora non c’è una risposta. Ovviamente non è una decisione facile ed è corretto che il consiglio discuta quanto più a lungo possibile per evitare di sbagliare.

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Fonte: Twitter

Aziende e società abbandonano la Russia

Sono tantissime le aziende e le società che, ad oggi, hanno deciso di abbandonare la Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina. Qualcuna ha agito subito, senza pensarci troppo, altre hanno avuto bisogno di una piccola spinta (Anonymous e le minacce alle società rimaste in Russia), ma ormai sono tantissime le attività che hanno deciso di chiudere momentaneamente i propri punti vendita nel territorio russo, schierandosi contro la guerra.

Il discorso di Navalny

Navalny è il più grande, e forse unico, oppositore del dittatore Vladimir Putin, e ovviamente, dopo aver rischiato di morire a causa di un avvelenamento, oggi si trova in carcere e, proprio dal carcere, invita la popolazione a ribellarsi e a manifestare. A nome della Russia, per i russi che vivono nella Federazione e per chi invece ha lasciato il Paese, scrive queste parole, soprattutto per infondere coraggio (e, siamo onesti, chi più di lui può può parlare di coraggio?):

«Noi, la Russia, vogliamo essere una nazione pacifica. Purtroppo, poche persone ci chiamerebbero così oraMa almeno non diventiamo una nazione di persone silenziose spaventate. Di codardi che fanno finta di non notare la guerra aggressiva contro l’Ucraina scatenata dal nostro palesemente folle zar. Non posso, non voglio e non rimarrò in silenzio a guardare come le sciocchezze pseudo-storiche sugli eventi di 100 anni fa siano diventate una scusa per i russi per uccidere gli ucraini e per gli ucraini per uccidere i russi mentre si difendono.

È il terzo decennio del 21° secolo e stiamo guardando notizie di persone che bruciano in carri armati e case bombardate. Stiamo osservando vere minacce per iniziare una guerra nucleare sui nostri televisori. Io stesso vengo dall’URSS. Sono nato lì. E la frase principale da lì – dalla mia infanzia – era “lotta per la pace”. Invito tutti a scendere in piazza ea lottare per la pace. Putin non è la Russia. E se c’è qualcosa in Russia in questo momento di cui puoi essere più orgoglioso, sono quelle 6824 persone che sono state detenute perché – senza alcuna chiamata – sono scese in piazza con cartelli che dicevano “No War”.

Dicono che chi non può partecipare a un raduno e non rischia di essere arrestato per questo non può invocarlo. Sono già in prigione, quindi penso di poterlo fare. Non possiamo più aspettare. Ovunque tu sia, in Russia, Bielorussia o dall’altra parte del pianeta, recati nella piazza principale della tua città tutti i giorni feriali e alle 14:00 nei fine settimana e nei giorni festivi. Se sei all’estero, vieni all’ambasciata russa. Se puoi organizzare una manifestazione, fallo nel fine settimana. Sì, forse solo poche persone scenderanno in piazza il primo giorno. E nel secondo – ancora meno.

Ma dobbiamo, stringendo i denti e superando la paura, uscire allo scoperto e chiedere la fine della guerra. Ogni persona arrestata deve essere sostituita da due nuovi arrivati. Se per fermare la guerra dobbiamo riempire le prigioni e i furgoni della polizia, riempiremo le prigioni e i furgoni della polizia. Tutto ha un prezzo, e ora, nella primavera del 2022, questo prezzo lo dobbiamo pagare. Non c’è nessuno che lo faccia per noi. Non “siamo contro la guerra”. Combattiamo contro la guerra».

Alexey Navalny, maggiore oppositore di Vladimir Putin

Le ribellioni in Russia

Sono tantissimi i cittadini che, pur di esprimere la propria opinione, sono stati arrestati. In diverse città, i poliziotti hanno arrestato bambini, ragazzi, adulti e anziani che, semplicemente, dicevano di essere contro la guerra. Il 4 marzo, poi, il parlamento russo ha approvato una legge che inasprisce le pene per chi diffonde “fake news“: in altre parole, per chi osava dire la parola guerra e non operazione militare speciale. Sono stati oscurati i social media come Twitter, Instagram e Facebook, e persino i giornali non potevano dire la verità. Coraggiosa è stata Marina Ovsyannikova, che durante una diretta di Channel One ha scritto un cartello con «fermiamo la guerra».

Bombardamenti sull’ospedale di Mariupol

Siamo al 9 marzo, quando la Russia decide di bombardare l’ospedale pediatrico in servizio a Mariupol. Dopo le prime foto e le prime notizie online, però i russi negano tutto, come sempre hanno fatto in quanto dicono di non attaccare i civili. Sottolineano anche che la struttura ospitava il battaglione Azov e, questa scusa, la useranno anche in altre occasioni come in quella del teatro. Peccato, però, che a morire sono sempre i civili e non i fascisti del battaglione. Qualcosa, forse, vorrà dire.

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Fonte: Twitter

I discorsi dei due presidenti

Entrambi i presidenti stanno facendo dei discorsi. Uno, quello ucraino, nei Parlamenti europei in diretta streaming (qualche giorno fa ha parlato proprio in quello italiano, con diverse persone che hanno deciso di non ascoltarlo in quanto filorussi); l’altro, quello russo, a Mosca, nello Stadio di Luzhniki, festeggiando, in un momento del genere, l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea alla Russia. Tuttavia, viene fuori che il discorso di Putin sia solo un montaggio, in quanto si ritrova lo stesso pubblico in un evento del 2021 e viene postato un video in cui il pubblico lo fischia. Sembra quindi che il video sia pre-registrato e poi montato.

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