Il razzismo ai confini dell’Ucraina, e non solo: profughi di serie A e profughi di serie B

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Stiamo dando tutte le nostre energie per parlare della crisi in Ucraina, in un paese tanto vicino a noi con delle persone che stanno morendo e che stanno scappando da una guerra. La realtà però è che ogni giorno delle persone sono in guerra o scappano, ma non diamo così tanta importanza. Un esempio è la Palestina, di cui parleremo più approfonditamente nella giornata di domani. In questo articolo non vogliamo attaccare l’Ucraina o gli ucraini, in alcun modo, vogliamo solo evidenziare il grave problema del razzismo in tutta Europa, e non solo.

Per la diretta sulla guerra in Ucraina:

  1. Russia: è scoppiata la guerra contro l’Ucraina [aggiornamenti del 24 febbraio 2022]
  2. Russia: la guerra contro l’Ucraina [25 febbraio 2022]
  3. Russia: continua la guerra contro l’Ucraina [26 febbraio 2022]
  4. Russia: il quarto giorno di guerra contro l’Ucraina [27 febbraio 2022]
  5. Russia: siamo al quinto giorno di resistenza dell’Ucraina [28 febbraio 2022]
  6. Russia: sesto giorno di bombardamenti contro l’Ucraina [IN AGGIORNAMENTO, 1 marzo 2022]

Partiamo da un presupposto: leggere così tante belle parole nei confronti della Polonia che sta accogliendo tanti profughi, ci fa quasi scappare una risata. Le stesse persone che fino a 8 giorni fa andavano contro all’omofobo Paese di Andrzej Duda (ricorda: Polonia: a dicembre inizia la costruzione del muro al confine con la Bielorussia), quello che insieme all’Ungheria è stato sanzionato dall’Unione Europea, oggi ringraziano. Tra questi, poi, ci sono anche i nostri Matteo Salvini e Giorgia Meloni, quelli che sono contro all’immigrazione ma che evidentemente considerano vere guerre o veri profughi solamente quelli bianchi, e magari anche biondi e con gli occhi azzurri.

Nella tragedia, perché quella che sta vivendo l’Ucraina è una tragedia e nessuno può permettersi di dire il contrario (tutte le guerre causano sofferenza), non dimentichiamo il passato. Non dimentichiamo quello che hanno fatto e detto le persone che oggi ringraziamo per qualcosa che dovrebbe essere scontato. Accogliere una persona che ha bisogno di aiuto dovrebbe essere un dovere da essere umano, non qualcosa per cui ricevere un grazie. E, soprattutto, bisognerebbe accogliere tutte le persone che hanno bisogno d’aiuto.

In questi giorni, online, siamo tutti concentrati sull’Ucraina. Abbiamo persino letto le parole dell’Israele (che noi non abbiamo riportato nelle nostre dirette proprio per l’assurdità e per l’incoerenza che hanno dimostrato) che condannano la violenza, quando nel frattempo ragazzini palestinesi a Gerusalemme venivano picchiati dalle forze dell’ordine. In questi giorni abbiamo visto tantissime persone denunciare le vicende in Ucraina, ma per la Palestina c’è stato solo un post strappalacrime su Instagram e un articolo veloce, da leggere fra una pausa e l’altra.

In questi giorni, soprattutto, abbiamo visto tanto razzismo, e non parliamo di quello nei confronti degli ucraini che sono stati ridotti ad amanti e badanti in una trasmissione Rai. Parliamo di un razzismo persino più serio nei confronti delle persone nere, o meglio, di tutte le persone che non sono bianche ma che si trovavano in Ucraina. Persone che hanno lottato e che stanno lottando per scappare dal Paese come fanno le loro concittadine. Perché i bambini e le donne bianche sono più importanti dei bambini e delle donne nere. Queste sono le storie delle persone al confine, che non riescono a scappare dalla guerra.

Il razzismo europeo emerso dalla guerra in Ucraina

I media

«È davvero commovente per me perché vedo persone europee con occhi blu e capelli biondi venire uccise», ha detto il Vice Procuratore Capo dell’Ucraina, David Sakvarelidze alla BBC. Come se, quando a venire uccise sono le persone nere, o semplicemente le persone non bianche, bionde e con gli occhi azzurri, la situazione fosse meno tragica. Come se la vita di una persona europea fosse più importante di quella di una africana. Di cosa stiamo parlando esattamente? Ma in che mondo stiamo vivendo?

Il corrispondente agli esteri della CBS Charlie D’Agata, riguardo questa guerra dice che l’Ucraina «non è l’Iraq o l’Afghanistan… Questa è una città relativamente civile, relativamente europea», come se per le guerre in Iraq o in Afghanistan non ci sarebbe da stupirsi o da lottare, perché non sono «relativamente europei». Abbiamo poi anche il classismo di Al-Jazeera: «Ciò che è avvincente è guardarli, il modo in cui sono vestiti. Sono persone benestanti, della classe media. Questi non sono ovviamente rifugiati che cercano di scappare dal Medio Oriente… o dal Nord Africa. Sembrano una qualsiasi famiglia europea che vivrebbe accanto a te».

E ancora, in Francia, la BFM trasmette un servizio in cui ascoltiamo: «Siamo nel 21° secolo, siamo in una città europea e abbiamo missili da crociera come se fossimo in Iraq o in Afghanistan, puoi immaginarlo!?». Beh no, ma non dovremmo immaginarlo neanche in Iraq o in Afghanistan. Smettiamo di normalizzare le guerre che non sono in Europa. Sul Telegraph, invece, leggiamo un articolo di Daniel Hannan: «Loro [gli ucraini] sono come noi. Questo lo rende shockante. L’Ucraina è un paese europeo. Le sue persone hanno account Instagram e Netflix, delle elezioni libere e leggono giornali non censurati».

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Si continua con l’europocentrismo e con il classismo anche nel Regno Unito, con l’ITV: «È successo l’impensabile… Questa non è una nazione in via di sviluppo, del terzo mondo; questa è l’Europa!». E ancora in Francia, nella stessa trasmissione (la BFM TV): «È una domanda importante. Non stiamo parlando di siriani in fuga… stiamo parlando di europei». Perché, ovviamente, i siriani non hanno bisogno di aiuto come gli europei. La vita degli europei è più importante di quella dei siriani.

Anche in Italia, ovviamente, ci facciamo riconoscere. Nell’edizione delle 20:30 di ieri, 28 febbraio, del TG, l’inviato Stefano Fumagalli, al confine tra Ucraina e Polonia, ha raccontato le storie delle persone africane che si trovano sul luogo e si dice persino stupito perché ci sono tante persone nere ed è «difficile trovare qualcuno originario dell’Ucraina, la maggior parte sono sudafricani e molti dicono di essere studenti in fuga». «Il sospetto è che molti stiano usando i corridoi per entrare in Europa senza documento con il rischio di infiltrazioni pericolose», perché si sa che i criminali sono tutti neri e non possono davvero essere degli studenti in fuga.

Al confine

Oltre ai media, però, il problema del razzismo lo si vede proprio sul fronte. Sui social ci sono diverse persone che stanno raccontando di quello che stanno affrontando gli africani in Ucraina. Korrine Sky è una delle tante ragazze che stanno denunciando la situazione al confine con l’Ucraina ma anche in Ucraina stessa. «Abbiamo raggiunto il confine vero e proprio subendo alcune minacce di violenza da parte di alcuni ucraini locali che non credono che dovremmo entrare. Quest’uomo continua a girare intorno alla nostra macchina», scrive in un post del 28 febbraio.

Ma non è l’unica situazione di prima gli ucraini (vi ricorda qualcosa, per caso?) denunciata dalle persone non bianche. Lo studente nigeriano Nze ha scritto su Twitter che «la polizia alla frontiera polacca voleva schiacciarci con i loro autobus e ci ha puntato le pistole addosso mentre noi urlavamo: “Siamo studenti, abbiamo il permesso di superare la frontiera“». Continua: «Siamo alla frontiera ucraino-polacca, polizia ed esercito si rifiutano di far passare gli africani. Lasciano superare il confine solo agli ucraini. Qualcuno di noi ha dormito qui anche due notti, altri sono tornati a Leopoli».

Anche una studentessa pakistana che si trovava in Ucraina ha denunciato questa situazione di razzismo nel confine fra Ucraine e Polonia: «Al confine preferivano gli ucraini e abbiamo dovuto aspettare più di quello che avremmo dovuto a causa di quelle persone, a causa di persone razziste. Abbiamo dovuto aspettare molto tempo. Stava nevicando e non avevamo un posto dove sederci, abbiamo dovuto sederci a terra su una coperta già bagnata ed è stato davvero orribile».

Una giornalista marocchina ha scritto: «I marocchini, gli arabi, i neri attendevano il bus che li venisse a prendere e li portasse oltre la frontiera, centro metri più in là. E poi c’erano gli ucraini. Il bus passava ogni 15 minuti, ma chi non era un cittadino nazionale ha atteso anche quattro ore». L’Indipendent ha mostrato invece la storia dell’attivista nigeriano Osarumen, in Ucraina dal 2009: «Sabato scorso i militari, e poi lo stesso autista, ci hanno detto di scendere dal bus che stava attraversando la frontiera con la Polonia. A me, alla mia famiglia e ad altri immigrati. “No blacks”, ci hanno detto. Guardavo i loro occhi ed erano carichi di razzismo».

Giuliano Granato, di Potere al Popolo, ha anche condiviso un video su Instagram scrivendo che «La Ue sta bloccando profughi africani che vogliono varcare il confine tra Ucraina e Polonia. Gridano ‘siamo studenti, ma niente. Soldati puntano addirittura i fucili. Buongiorno dalla ‘civiltà‘», tuttavia nei commenti gli fanno presente che «non è l’Ue, ma la Polonia in quanto governata da un sovranista omofobo. Perché soffiate sul fuoco invece di informare?». All’Adnkronos lui risponde dicendo che «fino a prova contraria la Polonia è ancora nell’Ue, quindi quando un suo membro che, tra l’altro, gestisce il confine agisce così, per me agisce in rappresentanza dell’Unione Europea».

Anche il governo della Nigeria ha deciso di intervenire per chiedere di trattare i propri cittadini che si trovano in Ucraina come delle persone, e di non salvare solo chi ha la pelle bianca. L’Unione Africana ha condiviso una dichiarazione (che vedete nella foto sotto), mentre questo è quello che ha scritto sui social il governo della Nigeria. Sotto alla citazione trovate anche delle informazioni per le persone del Ghana.

«C’è una lunga storia che risale a decenni in cui nigeriani e altri africani studiavano in Ucraina, in particolare medicina. La maggior parte dei cittadini nigeriani nel paese oggi sono studenti iscritti all’università. Da prove video, rapporti di prima mano e da coloro in contatto con i loro rioni e/o funzionari consolari nigeriani, ci sono stati sfortunati segnalazioni di polizia e personale di sicurezza ucraini che si sono rifiutati di consentire ai nigeriani di salire a bordo di autobus e treni diretti verso il confine con la Polonia.

In un video ampiamente diffuso sui social media, una madre nigeriana con il suo bambino piccolo è stata filmata mentre veniva costretta fisicamente a cedere il suo posto a un’altra persona. Ci sono anche rapporti separati di funzionari polacchi che semplicemente rifiutano l’ingresso di cittadini nigeriani in Polonia dall’Ucraina.

Un gruppo di studenti nigeriani, a cui è stato più volte rifiutato l’ingresso in Polonia, ha concluso che non hanno altra scelta che viaggiare di nuovo attraverso l’Ucraina e tentare di uscire dal paese attraverso il confine con l’Ungheria.

Comprendiamo il dolore e la paura che stanno affrontando tutte le persone che si trovano in questo luogo terrificante. Apprezziamo anche che coloro che ricoprono posizioni ufficiali nella gestione della sicurezza e delle frontiere nella maggior parte dei casi sperimenteranno aspettative impossibili in una situazione che non si sarebbero mai aspettati.

Ma, per questo, è fondamentale che tutti siano trattati con dignità e senza favore. Tutti coloro che fuggono da una situazione di conflitto hanno lo stesso diritto a un passaggio sicuro ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite e il colore del passaporto o della pelle non dovrebbe fare differenza.

Come nazione, siamo orgogliosi di coloro che sono stati istruiti a Kiev e Kharkiv e in altre città e centri di apprendimento che sono tornati in Nigeria per svolgere un ottimo servizio per la nostra nazione e il nostro popolo. Senza la generosità di spirito del popolo ucraino ciò non sarebbe mai stato possibile.

Preghiamo per coloro che sono direttamente colpiti da questo conflitto. La Nigeria, con i nostri 200 milioni di persone, sostiene tutti gli sforzi diplomatici per porre fine a questa guerra.

Governo della Nigeria

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