Antonio Giovinazzi, l’orgoglio italiano che ha vinto Le Mans, ma non ha un posto in Formula 1

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Ancora freschi della vittoria di Antonio Giovinazzi alla 24 Ore di Le Mans, alla guida della Ferrari 499P, torniamo a discutere dell’imbarazzante mercato della categoria regina, incapace di trattenere potenziali talenti, in favore di finanziamenti e sponsors.

Antonio Giovinazzi, l’orgoglio italiano che ha vinto Le Mans…

È la Ferrari numero 51 a tagliare per prima il traguardo della tappa più celebre del Campionato Mondiale di Endurance 2023. Quel giorno, l’11 giugno, in occasione del centenario della 24 Ore di Le Mans, tra le porte del Circuito di Sarthe, il Cavallino rampante aggiunge un altro pezzo di storia al suo album di ricordi.

Non ci crede Antonio, neanche quando vede Alessandro Pier Guidi, seduto nella Ferrari 499P esultare, lui che è stato l’ultimo a guidarla verso la vittoria. Non ci credono neanche i Tifosi, che non vedevano la Rossa a Le Mans dal 1973.

Per me e Alessandro è una sensazione ancora più speciale. Abbiamo guidato questa vettura per la prima volta lo scorso luglio, quindi aver raggiunto questo risultato, pole e vittoria, dopo poco meno di un anno, è senza dubbio fantastico. Non era affatto scontato che ce l’avremmo fatta, ma tutta la squadra e i miei compagni hanno fatto un ottimo lavoro, ed eccoci qui oggi. Grazie alla Ferrari, che ha reso possibile tutto questo. Siamo tornati a vincere dopo 50 anni e dobbiamo essere molto orgogliosi“, sono state le sue parole.

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Fonte: Instagram @ antoniogiovinazzi99

Il ritorno dopo 50 anni viene coronato sul gradino più alto del podio, a completare il team della Hypercar 51 anche James Calado. Neanche il giorno primo un’altra Ferrari, la numero 50, aveva strappato la pole position con Antonio Fuoco, insieme a Miguel Molina e Nicklas Nielsen, seguita in seconda posizione dalla stessa 51.

La sfortuna ha colpito proprio la Hypercar 50, che ha mancato il podio a causa di alcuni interventi applicati alla vettura, ritardandone il rientro. Ottimi risultati anche in ottica campionato, dove la Ferrari si consolida al secondo posto nel Costruttori, a soli 18 punti dalla Toyota.

Si tratta anche della decima vittoria a Le Mans per il Cavallino, contando quelle ufficiali del 1949, 1954, 1958, e poi le consecutive dal 1960 al 1965.

…ma non ha un posto in Formula 1

Antonio Giovinazzi non è un nome sconosciuto per gli appassionati della massima categoria dell’automobilismo a ruote scoperte. La Formula 1 l’ha visto correre in qualità di pilota titolare con l’Alfa Romeo e come terzo pilota della Ferrari. Già con la Sauber ha esordito nel 2017, ritornandovi quando già portava lo sponsor della casa automobilistica italiana, nel 2019 e fino al 2021.

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Fonte: Peter Fox – Getty Images

La sua uscita di scena dal ridicolo schema che è ormai il mercato della F1 ha coinciso con la cessione del suo sedile a Zhou Guanyu, rimasto vittima di non pochi insulti discriminatori e minacce dai soliti leoncini da tastiera. Ne avevamo già discusso, ma vi rinfrescherò la memoria: all’epoca sul banco delle trattive c’era anche il nome di Oscar Piastri, vincitore nel 2021 del Campionato di Formula 2 con un totale di 252,5 punti. Zhou aveva concluso al terzo posto con 183 punti.

Ma assieme a Valtteri Bottasdopo il ritiro del campione del mondo Kimi Raikkonen – la stagione 2022 della categoria regina ha visto correre Zhou, rilegando lo stesso Giovinazzi al ruolo di pilota di riserva della Rossa.

Alla fine l’Alfa Romeo ha riscontrato difficoltà nell’assicurarsi sponsors cinesi, nonostante la presenza di Zhou nel team. Inizialmente, però, si parlava di 30 milioni offerti da quest’ultimi alla scuderia.

Oscar Piastri debutterà invece l’anno dopo, la stagione corrente, dopo il licenziamento di Daniel Ricciardo, arrivato come un fulmine a ciel sereno (neanche poi così sereno) dal quartier generale della McLaren.

Per la strada si sono persi tanti possibili talenti, tutto a causa degli elevati costi di gestione e manutenzione che una scuderia di F1 deve sobbarcarsi. L’esempio più lampante è il caso del team Haas, il quale aveva dovuto abbandonare Kevin Magnussen nel 2020, per poi riassumerlo una volta avuta la possibilità legale di licenziare Nikita Mazepin, figlio di uno degli oligarchi amici di Vladimir Putin. Ora la Haas gareggia con metà muretto box per risparmiare il possibile.

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Fonte: Joe Portlock – Getty Images

Giovinazzi, dopo l’addio alla massima categoria, si è cimentato nella Formula E, ma non ha ottenuto i risultati sperati. L’esperienza nell’Endurance, invece, potrebbe aiutarlo non solo a conquistare successi e vittorie, ma anche a farsi notare da sponsor disposti ad offrirgli un contratto attraente anche per le scuderie di F1.

Almeno questo è quello che si augurano gli appassionati del motorsport, stanchi di veder associato l’epiteto di “pilota pagante” a team bisognosi di finanziamenti economici. La F1 è uno sport che necessità la spesa di ingenti somme di denaro, che nemmeno il budget cup è riuscito a livellare, eliminando il divario tra i top team, ormai diventato un abisso.

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