Giorgia Meloni e il favore ai gruppi Telegram e al dark web con il video e l’audio di uno stupro pubblicato su Instagram

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Abbiamo parlato del problema della sicurezza online tante volte. Ne abbiamo parlato per i gruppi Telegram in cui foto e video di ragazze vengono pubblicate senza il consenso, per il sito di Pornhub che rovina la vita a delle ragazze, non rimuovendo i video dei loro stupri, e ne abbiamo parlato anche per la storia del sito Is anyone up?. Eppure Giorgia Meloni ha avuto il coraggio di pubblicare un video, con audio, in cui una donna viene stuprata, solo perché lo stupratore è un richiedente d’asilo. Da lei, però, neanche un post per le due ragazze francesi stuprate, minacciate e derubate da un barese.

Ogni tot mesi si parla dei gruppi e dei canali Telegram, e ogni tot mesi ci sconvolgiamo. Vediamo le foto e i video di queste ragazze che avevano semplicemente postato una parte della loro vita su internet, o si sono fidate della persona sbagliata, e proviamo dispiacere per loro, per quello che dovranno subire a livello psicologico a causa di uomini senza il minimo rispetto per il genere femminile. Lo stesso accade alle ragazze vittime di revenge porn in siti ancora più popolari, come Pornhub.

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Voglio ricordare la storia di Tiziana Cantone, la donna che in tutta Italia fu conosciuta per una frase pronunciata in un video che poi fu postato su Pornhub senza il suo consenso. Ne parlavano i giornali, ne parlavano in televisione, arrivarono persino a creare dei gadget, ma non in maniera positiva, perché Tiziana stava soffrendo e finì per scegliere il suicidio, piuttosto che vivere con l’umiliazione che tutta Italia le aveva fatto provare. Chi assicura a Giorgia Meloni che il video che lei ha postato su Instagram, un social accessibile a chiunque, non finisca per sempre sul sito a luci rosse?

Chi assicura a Giorgia Meloni che adesso quella donna, che già ha sofferto, sta soffrendo e soffrirà a causa di un uomo che non ha avuto il minimo rispetto nei suoi confronti, non sarà costretta a trovare il suo video su un sito, magari con milioni di visualizzazioni, di condivisioni e persino di commenti? Chi le assicura che quel video non sia già su qualche canale Telegram? Come ha potuto pensare che fosse una cosa plausibile e umana, pubblicare il video di uno stupro? Di una donna che soffre?

La campagna elettorale dovrebbe arrivare nel cuore degli italiani, dovrebbe convincere ogni cittadino che sei la persona giusta a governare questo paese, condividendo i valori dei tuoi elettori. Ma che valori possono avere delle persone che decidono di votare una donna che ha postato online il video di un’altra donna che veniva violentata? Giorgia Meloni è così razzista da essersi dimenticata di essere donna, di essere umana, questa è l’unica soluzione.

Giorgia Meloni e il video dello stupro

Noi, ovviamente, non condivideremo il suo post, come non abbiamo condiviso neanche quello dell’italiano che uccideva Alika Ogorchukwu, perché la sofferenza non va ripresa, la sofferenza va denuncia e basta. E non lo fai pubblicando un video, senza il consenso della vittima. Lei, Giorgia Meloni, scrive che «non si può rimanere in silenzio davanti a questo atroce episodio di violenza sessuale ai danni di una donna ucraina compiuto di giorno nella città di Piacenza da un richiedente asilo», ma quando è stato un 21enne barese, italiano, a stuprare due ragazze francesi di cui una minorenne, non c’è stato neanche un post da parte sua.

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Giorgia meloni

Ci sono forse donne più importanti di altre? O l’italiano che stupra non va a favore della sua campagna elettorale razzista che mira a screditare e demonizzare in tutti i modi possibili le persone straniere? Giorgia Meloni, da donna, da madre, da cristiana, vorrebbe che il video del suo stupro o di quello di sua figlia (e sia chiaro, non stiamo augurando niente a nessuno, per quanto non condividiamo le sue idee, non auguriamo né a Giorgia Meloni né a nessuna donna di esser vittima di violenza) fosse pubblicato online per campagna elettorale?

«Un abbraccio a questa donna, alla quale la nostra società non ha saputo garantire la sicurezza di cui aveva diritto. A nome delle istituzioni italiane le chiedo scusa», scrive ancora. E sì, che le deve chiedere scusa, a nome delle persone che non hanno minimamente educato quest’uomo (Giorgia Meloni lo sa che l’educazione sessuale contro cui lei e i colleghi si scagliano, implica anche educare i ragazzi e le ragazze al consenso?), ma soprattutto adesso deve chiederle scusa da parte sua, e solo sua, per averla resa un’ulteriore vittima.

Conclude il post con la campagna elettorale razzista, gettando la maschera di donna ferita e indignata nei confronti di un’altra donna: «La lotta al degrado, all’illegalità diffusa, all’immigrazione illegale di massa non sono concetti astratti, riguardano la vita quotidiana di ognuno di noi e soprattutto dei più fragili. Farò tutto ciò che mi sarà possibile per ridare sicurezza alle nostre città», e per farlo dovrebbe cominciare a portare lei stesso rispetto verso le vittime.

Meloni e il video dello stupro: la reazione

Dalla politica

Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, ha definito il gesto di Giorgia Meloni «indecente e indecoroso». In diretta a Radio24 ha fatto un appello «a tutti perché tutti stiamo dentro i limiti della dignità e della decenza. Il video postato da Giorgia Meloni su uno stupro è un video indecente e indecoroso. C’è il rispetto delle persone che deve essere prima di tutto, quindi invito tutti a fare una campagna elettorale in cui si parli delle cose e ci si confronti anche animatamente. Ma non si può essere irrispettosi dei diritti delle persone».

Il collega Enzo Amendola è d’accordo: «Pubblicare il video di uno stupro per fare propaganda. Senza pietà per la vittima. L’ennesima firma di una destra cinica pronta a tutto. Restiamo umani, nessuna campagna elettorale vale questa barbarie». Carlo Calenda, leader di Azione, invece ritiene che «denunciare uno stupro è un atto dovuto. Mostrarlo per fini di campagna elettorale è un atto immorale e irrispettoso in primo luogo per la donna che lo ha subito, che certamente non vorrebbe essere esposta sui social in questo modo. Giorgia Meloni vergognati».

La risposta della leader di FdI

Giorgia Meloni, però, si difende, dicendo che quella di Enrico Letta è «bieca propaganda sul gravissimo stupro di Piacenza», in quanto il video che lei ha pubblicato è oscurato per non far riconoscere la vittima (ma la stessa vittima si riconoscerà) e che era stato pubblicato «dal sito di un importante quotidiano nazionale», che però nessuno aveva visto prima che lei lo pubblicasse. Dice anche di vergognarsi «francamente di leader politici che mentre usano uno stupro per attaccare me non spendono una parola di solidarietà per la vittima, evidentemente per paura di dover affrontare il tema dell’emergenza sicurezza aggravato».

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Giorgia Meloni

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