Giorgia Meloni, tra “devianze” e “stupro”

Condividi

Se l’intento di Giorgia Meloni era quello di far parlare di sé in vista delle elezioni, è decisamente riuscita nel suo intento. Da ieri ha ben due hashtag in tendenza su Twitter: uno riguardante il video di uno stupro che ha pubblicato senza avere il minimo rispetto per la vittima (e per cui la procura ha anche aperto un’inchiesta), il secondo concernente il post di Fratelli d’Italia, poi eliminato senza chiedere alcuna scusa o dare alcuna spiegazione, in cui si definiscono “devianze” delle patologie come l’anoressia, l’obesità e persino l’autolesionismo, messe alla pari di dipendenze come droga o alcolismo. Non devono essere belle giornate in casa Fratelli d’Italia.

Anni e anni di associazioni che cercano di sensibilizzare riguardo i disturbi del comportamento alimentare, le dipendenze, le patologie, milioni di persone in tutto il mondo che soffrono e vorrebbero cambiare la propria situazione,… Poi arriva Giorgia Meloni e con il suo partito propongono di risolvere tutto con lo sport. In che modo lo sport può aiutare una persona anoressica? In che modo può aiutare un’autolesionista? E in che modo definire “devianze” delle patologie per cui devi seguire dei percorsi psicologici o psicoterapeutici o per sui sono persino morte tante persone (nel post-Covid, purtroppo, i casi di anoressia sono aumentati fin troppo), sembra la scelta corretta?

giorgia-meloni-devianze

Quando ci siamo trovati davanti il video di uno stupro sul profilo Instagram di una candidata premier, ci siamo chiesti: ma cosa le è saltato in testa? Come ha potuto pensare che fosse corretto continuare l’umiliazione e la sofferenza di una donna solo perché lo stupratore è un richiedente d’asilo? Davvero la campagna elettorale vale più della dignità di una persona? E davvero come scusante ha detto che il video era censurato ed era già stato postato da delle testate? Quando eravamo piccoli e facevamo qualcosa di sbagliato, a volte ci giustificavamo dicendo “sì, ma l’ha fatto anche il mio amico”, e i nostri genitori ci rispondevano con: “e se lui si butta dal pozzo, lo fai anche tu?“.

La morale di questa storia è che se delle testate giornalistiche (e sappiamo quanto il giornalismo italiano sappia essere sciacallo e ignorante) si prendono il diritto di rendere pubblica una delle sofferenze peggiori che una donna può provare, tu, donna, madre, cristiana e candidata a premier, non puoi pensare che sia corretto. Sarebbe stato, anzi, più giusto denunciare proprio come quelle testate abbiano avuto l’audacia di mancare così tanto di rispetto a una donna. Tuttavia, lo stupratore era un richiedente d’asilo, non si poteva perdere un’occasione così succulenta per ricordare agli elettori di essere razzista (e questo lo dico perché alle due francesi stuprate da un barese, non è stato dedicato neanche un misero post).

Giorgia Meloni: a volte chiedere scusa è la scelta giusta

Dello stupro, comunque, abbiamo già ampliamente parlato nella giornata di ieri (Giorgia Meloni e il favore ai gruppi Telegram e al dark web con il video e l’audio di uno stupro pubblicato su Instagram), voglio giusto aggiungere che la procuratrice Grazia Pradella ha reso noto che «circa la diffusione sui media di video riproducenti l’episodio criminoso sono in corso approfonditi accertamenti, trattandosi di un fatto astrattamente riconducibile ad ipotesi di reato», per cui è stanno indagando sia la Procura che il Garante della Privacy.

giorgia-meloni-devianze

Quest’ultimo, ha spiegato in una nota: «Con riferimento alla diffusione del video relativo all’episodio di violenza sessuale di Piacenza, il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un’istruttoria per accertare eventuali responsabilità da parte dei soggetti che a vario titolo e per finalità diverse vi hanno proceduto e avverte tutti i titolari del trattamento a verificare la sussistenza di idonee basi giuridiche legittimanti tale diffusione». Aggiunge che «si riserva di adottare eventuali provvedimenti di sua competenza».

Quello di cui vogliamo però parlare oggi, è come Fratelli d’Italia abbia definito delle patologie come l’anoressia, l’autolesionismo o l’obesità delle “devianze”, e ritenga che per combatterli basta fare dello sport. Insomma, se Matteo Salvini propone di combattere le baby gang facendo prendere loro la patente in ritardo, Giorgia Meloni sceglie di puntare sullo sport. Per carità, lo sport ti aiuta a sfogarti, ti aiuta anche a tenerti in forma, ma non se hai delle patologie o delle dipendenze.

Ai giovani servirebbe parlare con dei professionisti, con qualcuno capace di comprendere i loro problemi e dare loro delle soluzioni per riprendere in mano la propria vita, ma in nessuno dei programmi della destra italiana esistono delle proposte sulla salute mentale, perché evidentemente per Giorgia Meloni la salute fisica è più importante di quella psicologica, e chi ha dei problemi psicologici è un deviato. Aggiungiamo anche che nella bozza del programma elettorale c’era l’obbligo per i giovani di dover lavorare (e accettare qualsiasi lavoro).

Quando la politica imparerà che noi non vogliamo essere costretti a fare niente, ma chiediamo solamente un salario minimo, tirocinio e stage pagati decentemente e, molto più in generale, un futuro su cui poter contare per poter essere più indipendenti ed eventualmente creare una nostra famiglia (visto che si lamentano tanto che non ci sposiamo e non facciamo figli, ma è facile lamentarsene quando hai uno stipendio a minimo cinque cifre). Non vogliamo essere costretti a fare sport, né ad accettare un lavoro sottopagato.

giorgia-meloni-devianze
Il post incriminato, poi cancellato

«Combattere le droghe, le devianze e crescere generazioni di nuovi italiani sani e determinati», ha detto nel video diffuso due giorni fa sui social per spiegare l’importanza degli stanziamenti per lo sport in un ipotetico governo Meloni. Ma cosa sono le devianze? È questo quello che si sono chiesti la gran parte delle persone. E la risposta arriva poco dopo: «droga, tabagismo, ludopatia, autolesionismo, obesità, anoressia, bullismo, baby gang, hikikomori». Inutile dire che quel post è sparito.

«Questa lista di ‘devianze giovanili’ non è solo schifosa. È un oltraggio a tutte quelle persone che soffrono, che combattono, che vivono la loro vita. L’obesità, una devianza? L’anoressia? L’autolesionismo? Venitelo a dire alle famiglie, alle persone. Oltre la vergogna più nera», ha scritto Filippo Sensi del PD. Purtroppo il segretario del partito ha fatto una figuraccia scrivendo #VivaLeDevianze, perché comunque non puoi definire delle devianze quelle patologie, ma non puoi neanche osannarle come se fossero una cosa positiva. Vanno combattute, non con lo sport, ma con dei professionisti.

E infatti Calenda attacca entrambi i protagonisti di questa disputa: «Definire deviante una persona con patologie dell’alimentazione è da ignoranti pericolosi. Enrico Letta che risponde viva le devianze è livello quarta elementare. Così questa campagna sta degenerando nel ridicolo». Roberto Rampi del PD invece: «Aver cancellato il tweet sulle devianze non è sufficiente a cancellare la colpa di Fdi e di Giorgia Meloni per aver offeso tante persone e tante famiglie che soffrono. Siamo ad un livello e a toni di campagna elettorale umilianti per un paese civile».

A volte chiedere scusa e ammettere di aver sbagliato sarebbe la miglior dimostrazione di rispetto. Certo, considerando il passato e le ideologie di Giorgia Meloni, e come negli ultimi giorni abbia solo commesso errori su errori, non in molti crederebbero sincere quelle scuse, ma almeno potrebbe essere un inizio.

L’opinione online

Non perderti le nostre news!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.