F1: che cos’è il programma Racing Pride?

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Racing Pride è un movimento attivo nel motorsport per promuovere un ambiente positivo per la comunità LGBTQ+ e tutti i suoi membri interessati al mondo dei motori e delle corse sportive, in particolare a livello professionale.

Che cos’è il programma Racing Pride?

Si tratta di un’organizzazione no-profit, che nasce allo scopo di permettere una maggiore inclusione delle persone appartenenti alla comunità arcobaleno, in modo da sensibilizzare anche i settori legati al motorsport ancora influenzati da una mentalità retrograda.

Il progetto viene avviato già nel 2019, in collaborazione con l’associazione benefica Stonewall, la più grande in Europa nella lotta per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. La sede principale si trova a Londra, ma si sta espandendo anche fuori dal continente europeo.

Quest’anno i piloti diventati ufficialmente ambasciatori dell’organizzazione sono aumentati, insieme ad alcuni dei team più noti della Formula 1, la categoria regina dell’automobilismo a ruote scoperte. Tra questi ritroviamo Red Bull, Aston Martin e Alpine.

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Fonte: Instagram @ racingpridehq

I piloti in questione rispondono al nome di:

  • Richard Morris, attivo nella Sports Prototype Cup;
  • Charlie Martin, pilota di Endurance e attivista per i diritti delle persone transgender, quale lei medesima;
  • Sarah Moore, la prima donna ad aver vinto la Britcar Endurance Championship;
  • Abbie Eaton, attiva nella British GT Championship;
  • Casey Price, la quale ha corso in competizioni di rally (MINI GP2).
  • Emilie Villa, pilota di Formula 4;
  • Zandara Kennedy, stunt driver e con licenza da drift driver;
  • Travis Shumake, pilota appartenente alla NHRA;
  • Tom O’Gorman, pilota di GT attivo nella Michelin Pilot Challenge.
  • Zach Herrin, pilota attivo nell’ARCA Menards Series, ritornato nel mondo delle corse dopo il suo coming out come uomo gay.

L’accordo con la scuderia Aston Martin risale già al 2021, quando ancora il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel si trovava alla guida della monoposto inglese. Infatti, la collaborazione era stata annunciata in occasione del Pride Month, con il sostegno di Sebastian, rivelatosi nei suoi ultimi anni di carriera uno dei più influenti attivisti per i diritti umani nel mondo del motorsport insieme all’amico e sette volte campione del mondo Lewis Hamilton.

Voglio aiutare a mettere in evidenza la positività del messaggio di inclusione e accettazione. Mi congratulo con le persone che hanno intavolato la discussione che ha portato ad una maggiore inclusione; ma, in egual modo, sono al corrente di quanto ancora ci sia da fare per cambiare i comportamenti e rimuovere la restante negatività. È fantastico vedere il team Aston Martin Cognizant Formula One offrire il suo supporto – c’è tanta strada ancora da fare, ma sono veramente felice di poter assumere assieme al team un ruolo positivo“, sono state le parole di Sebastian Vettel.

In merito, ricordiamo l’episodio che ha visto il sopracitato preso in causa, in occasione del Gran Premio d’Ungheria 2021: alla faccia del “We Race As One“, Vettel ha ricevuto una reprimenda (pena la squalifica) per essersi presentato con indosso una maglietta arcobaleno, con tanto di dicitura “Same Love“, mascherina e casco abbinati, in segno di protesta per la politica di discriminazione attuata dal Primo ministro ungherese Viktor Orbàn.

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Fonte: Pinterest

La collaborazione con la scuderia Red Bull risale a questa stagione, ed è stata promossa per celebrare il Pride Month, attraverso la visita di alcuni degli ambasciatori dell’organizzazione a Milton Keynes, sede del team, dove sono state discusse future iniziative per creare un ambiente realmente accogliente per le persone arcobaleno, non solo in F1, ma anche in altre categorie del motorsport.

La Red Bull, infatti, come già avevo avuto modo di illustrare, ha fondato un impero sportivo, che trova quindi molti collegamenti importanti per un progetto come quello avviato da Racing Pride.

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Fonte: Instagram @ racingpridehq

Racing Pride ospita tra i suoi collaboratori anche numerose organizzazioni legate allo stesso mondo del motorsport, come il British Automobile Racing Club, il British Racing and Sports Car Club, la Formula Student e il Team Parker Racing.

Si tratta di un ulteriore tassello a favore di quell’usurpato “We Race As One, nella speranza che non sia l’ennesimo intervento pro LGBTQ+ destinato ad un’escursione nella ghiaia, con tanto di muso contro al guard rail.

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