Questo mondo non mi renderà cattivo: Zerocalcare non sbaglia un colpo

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Come riesce Zerocalcare a farti ridere e a farti piangere nello stesso momento, non ci riesce nessuno. Questo mondo non mi renderà cattivo è uscita oggi su Netflix e vedere tutti l’episodi uno dopo l’altro, piangendo per ognuno di essi, è quasi d’obbligo. Dopo il successo di Strappare lungo i bordi, prima serie tv di Calcare, le aspettative erano tanto alte e dobbiamo dire che le ha persino superate. Così come la prima serie, anche Questo mondo non mi renderà cattivo è brutalmente reale, è uno schiaffo in faccia all’Italia e all’attualità. Come ci riesce Zerocalcare, nessuno.

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«Ciao, oggi su netflix esce Questo mondo non mi renderà cattivo, lo so che già v’hanno fatto una capoccia così, quindi aggiungo solo tre cose», ha scritto Zerocalcare nelle sue storie Instagram che penso sia corretto riportare per evitare drammi inutili (visto che di drammi in questi giorni ne abbiamo avuti fin troppi). «Come al solito c’è scritto “di zerocalcare” ma ci hanno lavorato 300 persone. Non le posso citare tutte, non le ho nemmeno conosciute tutte, ma il contributo che hanno dato, artistico, tecnico o creativo che sia, è stato semplicemente indispensabile e mi viene da dire che tutto quello che pare fatto bene l’hanno fatto loro. Tutto quello che ve farà rosicà me l’accollo io».

Continua poi parlando della musica, ringraziando anche Giancane «per la sigla e per il lavoro sulla colonna sonora che come al solito rende tutto riconoscibile e identitario senza manco bisogno di parlarci». Poi ringrazia Path, «per aver concesso l’utilizzo del pezzo “questo mondo non mi renderà cattivo”, che ha dato il titolo alla serie e che coi suoi testi ha dato forma a molti pensieri confusi durante la fase di scrittura». E, infine, i Bull Brigade, «per avermi lasciato mettere Sommersi, che fa sì che mi riguardo sta serie e mi sento a casa tra la gente mia».

Poi ovviamente, visto che sappiamo che data la presenza dei fascisti/nazisti e di tutta la linea sull’immigrazione, mette anche le mani avanti a riguardo, dicendo che Questo mondo non mi renderà cattivo «è stata scritta anni fa, qualsiasi assonanza trovate con episodi recente (nelle cronache o nel privato) è solo perché in questo cazzo di paese è tutto ciclico e sempre uguale. Il quartiere in cui si svolge è almeno 100 quartieri diversi, e di Cesari nella mia vita ce ne so stati a decine».

Conclude: «Non è strappare lungo i bordi 2, spero non vi faccia schifo al cazzo MA se vi fa schifo al cazzo pensate che almeno famo tutto a carte scoperte. Se provavo a rifare una cosa uguale alla prima solo perché così ripiaceva a tutto secondo me era peggio e paraculo. Ciao». E in effetti con Strappare lungo i bordi ha in comune solo il fatto che ci fa ridere e piangere allo stesso momento. Per il resto è del tutto diversa, e forse persino migliore.

Pensando a Questo mondo non mi renderà cattivo

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Non so neanche da dove cominciare. L’aria in Questo mondo non mi renderà cattivo è molto più politica di Strappare lungo i bordi. La storia inizia con dei manifesti fascisti contro l’immigrazione, con degli immigrati che prima di essere immigrati sono delle persone, con un ragazzo che ritorna dopo tanti anni da una dipendenza di droghe e trova un mondo molto diverso. Ma anche lui è cambiato e non poco. Si chiama Cesare, e ha una corazza che lo tortura, una corazza dietro cui è costretto a nascondersi.

La prima puntata si apre con una delle frasi più belle: “A noi ce capita di ride un sacco, però non sorridiamo quasi mai” (domani faremo un articolo con le frasi più belle, quindi stay tuned). È impossibile, e sarà che io studio Lettere e pianifico di essere insegnante, non empatizzare con Sarah e con il suo fare la gavetta. È una non poi così velata critica al sistema italiano che ci fa studiare per anni e anni per fare qualcosa e poi finiamo per fare altro, ovviamente sottopagati, perché non riusciamo a trovare un lavoro in linea con i nostri sogni.

Bellissime le citazioni di Zerocalcare, come quello su Orfeo ed Euridice, con lei che si deve in qualche modo salvare da sola e per farlo, indubbiamente, finisce per cambiare. «E tu te stupisci pure se non è più la stessa», dice Zero, dato che Cesare, dopo i problemi di droga, si è trovato da solo: nessuno lo ha aiutato, nessuno lo ha cercato, nessuno lo ha voluto. E quindi le uniche persone che lo hanno accettato sono le reti palamilitari fasciste che vogliono sfruttare qualsiasi persona per i propri osceni scopi.

Nel secondo episodio abbiamo anche la metafora della balena spiaggiata, che non fa altro che lavorare, che non fa altro che disegnare, che non ha hobby, tempo libero, nient’altro da fare se non lavorare. È la metafora della persona non sociale che fa qualcosa solo quando è spronato da altre persone, ma poi tutte cambiano, tutte crescono, tutte lavorano, hanno una propria famiglia… E noi restiamo semplicemente spiaggiati e, piano piano, ci decomponiamo finché non resta niente di noi.

Per Zero il faro è Sarah, che è sempre stata con lui, che lo ha sempre spronato, che è sempre stata lì per lui a guidarlo anche quando lui si sentiva perso e non credeva tropo in sé, ma che adesso deve pensare anche a se stessa e alla propria realizzazione personale. E questo la porta, in un certo modo, a schierarsi dalla parte di chi va contro li immigrati. In un certo senso però la sua spiegazione ci fa molto pensare: è facile giudicare una persona perché cambia, ma dobbiamo chiederci perché cambia, cosa l’ha portata a essere esattamente l’opposto di quel che era.

Sarah è la rappresentazione della nostra generazione, e di quella ancora prima. Di quella a cui nessuno, dai cittadini al governo, parla mai. La generazione a cui è stato detto di studiare per avere un futuro, di andare all’università per avere un buon lavoro, e poi di accettare il primo lavoro perché tutti fanno dei sacrifici per raggiungere ai propri obiettivi. E poi quando sta per raggiungere il suo sogno… Tutto sembra vacillare. Una generazione che non ha certezze se non l’insicurezza sul futuro. Perché, come dice Zerocalcare, sono pochi quelli che ce la fanno, e ti senti pure in colpa per avercela fatta.

Conosciamo anche un nuovo Secco, un Secco che non è solo quel Annamo a pija er gelato?, ma che ragiona e fa ragionare Zerocalcare sul fatto di come la vita ti cambia, ma allo stesso modo tu ti fai cambiare. Tutti abbiamo una vita difficile, tutti abbiamo i nostri impegni, le nostre difficoltà, la famiglia e il lavoro, ma siamo esseri arbitrari che scelgono se essere fascisti oppure no. Che scelgono se essere dalla parte di persone, oppure dalla parte di chi vuole cacciarle e spostarle come se fossero un pacco. Un discorso meraviglioso, che si contrappone a quello fatto da Sarah. E in un modo, riusciamo a empatizzare con entrambi.

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L’ultimo episodio è meraviglioso. È spettacolare. Ho pianto, ho riso, ho avuto i brividi. C’è lo scontro con i fascisti, c’è la polizia che non interviene, ci sono i media che manipolano la realtà, c’è la politica che interviene solamente quando uno dei loro è ferito, giustificando persino il fascismo. C’è lo stesso Cesare che si rende conto di esser stato una pedina. C’è la metafora sulla Fossa delle Marianne, sulla periferia romana dove ognuno deve cercare di stare a galla per non scomparire in quei 12 metri di profondità.

Questo mondo non mi renderà cattivo è una critica. Una critica alla società che si nasconde dietro la “paura” verso il politically correct, ma anche una critica a come in Italia sia ormai normale essere fascisti, come se Mussolini non abbia letteralmente portato alla morte tantissime persone. E soprattutto è una critica al giornalismo italiano, a come stia continuamente a cercare il fenomeno da baraccone senza dare più la notizia, senza fare più giornalismo ma semplicemente gossip. È anche una critica a come spesso le persone, quando diventano famose, cambiano per necessità spesso lavorative. Perché non tutti possono gradire la satira politica.

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