DDL Zan rimandato a dopo le elezioni

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A luglio ci siamo dati appuntamento a settembre per riprendere a seguire le dirette del DDL Zan, ma purtroppo ci vediamo costretti a dover rimandare a ottobre (se va bene), poiché le sedute sono state rimandate a dopo le elezioni amministrative. In fin dei conti meglio così, magari qualcuno smetterà di fare propaganda sulla vita delle persone. Peccato, però, che altri stiano comunque continuando con l’idea che non sia necessario e addirittura che sia “impopolare“, quando dai sondaggi si può notare benissimo come la maggioranza dell’Italia è pro alla legge contro l’omotransfobia. Forse è impopolare solo in Senato.

Proprio qualche giorno fa in molti hanno ripreso a parlare del DDL Zan, ma in un modo che non è piaciuto poi così tanto. Da una parte il presidente De Luca ha affermato che si è opposto alla giornata contro l’omotransfobia a scuola perché «un conto è se tu mi dici che alle ultime classi delle superiori facciamo una giornata di riflessione. Questo va bene. Ma dobbiamo sapere che, quando affrontiamo temi delicati come questo, occorre grande misura, grande senso di responsabilità.» I ragazzi vanno educati sin da bambini al rispetto, non funziona così?

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Fonte: Pinterest

Ovviamente la giornata contro l’omotransfobia può essere trattata in modi diversi in base alla scuola che si frequenta. Per i bambini alle elementari si può anche solo far presente che ci sono delle persone che amavano altre persone dello stesso sesso, e questo è più che naturale. Se un bambino cresce con questo pensiero, non si troverà mai a voler picchiare una coppia omosessuale solo perché si tiene per mano. Ma questa è solo la mia modesta opinione.

Ovviamente poi si è espresso anche il capitano Salvini, che ha continuato con la solita retorica del “i bambini non si toccano“, “l’educazione spetta ai genitori“, poi dei ragazzini picchiano una ragazzina solo perché ha una borsa arcobaleno e la colpa di chi è? Dei genitori, vero? Solo che nessuno ha il coraggio di dirglielo, anche perché, nel mondo attuale, gli adolescenti vengono influenzati anche su internet, da quel che leggono sulle pagine di politici e influencer. I genitori possono educarli solo da bambini, prima che imparino a leggere e navigar su internet.

Della stessa opinione è Fabrizio Sclavi: «Sono dell’idea che di questo ne debbano parlare le famiglie nei tempi e nei modi che più ritengono opportuni. Capisco che in Italia le famiglie peccano da questo lato, che certi temi non sono facili da affrontare. Bisogna quindi istruire le famiglie, prepararle, non i ragazzi. Così com’ è il ddl non funziona. I compromessi non mi sono mai piaciuti né le aggiustature, quindi lo leverei e basta. Non ce n’è bisogno».

Cosa non è il DDL Zan

Come sempre prima di iniziare, ricordiamo cosa non è il DDL Zan in base alle fake news che si racconta la destra italiana e chiunque non ha mai avuto almeno la decenza di leggerlo con i propri occhi senza affidarsi a un riassunto trovato su Facebook.

Non voglio far approvare il DDL Zan perché sono contro l’utero in affitto.Letteralmenteil DDL Zan è una legge che lotta contro la discriminazione e la violenza omotransfobica, quindi l’utero in affitto non c’entra nulla con questa proposta di legge. In più sottolineiamo anche che in Italia la «gestazione per altri», conosciuta in altri termine con «utero in affitto», è illegale. Quelle della destra che quindi usano l’utero in affittocome scusa per andare contro il DDL Zan, sono quindi delle fake news.

È liberticida: no. Il DDL Zan non èliberticida. L’articolo 4 dello stesso (ancora una volta, prima di criticare sarebbe utileinformarsi, anche per evitare di fare figuracce) recita:«Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime ri­conducibili al pluralismo delle idee o alla li­bertà delle scelte, purché non idonee a de­terminare il concreto pericolo del compi­ mento di atti discriminatori o violenti».Potete comunque trovare il testo completo e leggerlo con i vostri occhiqui.

Esiste già una legge: no,non esiste già una legge. L’articolo 61 del codice penale che in genere viene citato comelegge già esistenteprevede che un giudicepossaapplicare le aggravanti presenti nell’art. 61 del codice penale se una persona viene picchiata per il proprio orientamento sessuale o per la sua identità di genere o per la sua disabilità, tuttavia nonè obbligato a farlo. Quindi una personapotrebbeessere più tutelata. Non penso questo sia normale.

Fuori i bambini dalla politica. Il DDL Zan prevede la strategia Nazionale attivata dall’UNAR, l’Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali del dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, che è già presente con interventi anti-discriminatori nei campi dell’educazione e dell’istruzione, come anche in quelli del lavoro e delle carceri. Il loro nome ècorso di educazione al rispetto. Quindi, cara destra, non si tratta dieducazione gender, ma solo dieducazione a rispetto di chi ama una persona delle stesso sesso, di chi ha un colore di pelle diverso dal tuoo, ancora,di chi non si identifica nel sesso in cui nasce.

DDL Zan: dove eravamo rimasti

Prima di parlare delle ultime dichiarazioni sul DDL Zan da parte di sinistra e destra che spiegano o sminuiscono il rinvio della legge e la legge stessa, vediamo gli interventi più assurdi (i pochi della sinistra li trovate qui (prima seduta), qui (seconda seduta), qui (terza seduta) e infine qui (ultima seduta)), perché non trovo altro modo per descriverli, delle sedute che si sono tenute a luglio scorso.

  • Pillon, Lega: il sen. leghista, uno dei più grandi oppositori al DDL Zan, ha citato le femministe, che però sono lefemministe radicalicheescludono le persone transgender. Tra le altre cose, ha avuto il coraggio di dire che «il bambino ha diritto a una mamma e a un papà e a non essere acquistato su internet», come se un orfanotrofio fosse uno shopping per omosessuali (come se poi gli eterosessuali, si intende quelli che non abbandonano i figli, non adottassero dei bambini).
  • Balboni, FdI:il sen. di Fratelli d’Italia ha dimostrato in un’aula di Senato di non conoscere la differenza fra un’opinione e una discriminazione, alludendo alla solita storia della destra secondo cui, tramite l’art. 4, non sarà possibile più esprimere una propria opinione senza doverscomodareun giudice perché qualcuno potrebbe sentirsi ferito. «Un figlio ha diritto alla madre e al padre» non è una discriminazione. Dire che «se avessi un figlio gay lo brucerei», lo è, è una frase omofoba per cui politico della destra dovrebbe pagare. Non è difficile, vero?
  • Salvini, Lega: il sen. Salvini, dopo aver ovviamente citato i suoi figli, ha avuto il coraggio (lui che firma accordi con gli Stati più omofobi dell’Unione Europea) di ricordare che in alcuni Stati l’omofobia è un reato e si rischia persino la pena di morte o il carcere. «Di questi 10 articoli prendiamo la parte più importante, per cui ringrazio Zan, ma togliamo quello che divide non solo l’Aula ma anche il Paese e cioè la parte sui bambini e l’educazione sentimentale», perché insomma, si è visto come i genitori sanno educare i propri figli. Mica nel 2021 c’è un’aggressione omofoba un giorno sì e l’altro pure.
  • Malan, Forza Italia: il sen. Malan ha fatto una sorta di esame di Diritto Ecclesiastico, affermando che «proseguire su questo provvedimento» significa «ignorarequanto è stato fatto pervenire da due Chiese titolari delle imprese», quando, come ha ricordato anche il Presidente Draghi, l’Italia è uno stato laico. Ha anche sottolineato che l’Italia del dopoguerra si è preoccupata di rispettare la libertà religiosa, come nell’art. 3, 19 e 20 della Costituzione italiana. Tuttavia, in questo caso, cosa c’entra la religione?
  • La Russa, Fratelli d’Italia: sempre riguardo la registrazione, afferma «che la destra queste cose non le fa». Si limita a dire che brucerebbe i gay, che sono aberrazioni della natura o a paragonare le donne a bambole gonfiabili. E non dimentichiamo tutte le persone esposte da Salvini. Poi comincia ad attaccare il collega Faraone perché, anche a causa del suo partito, ieri non è passata la pregiudiziale, e subito dopo la sen. Cirinnà, «di cui l’Italia è piena». Confonde libertà di opinione e discriminazione e poi conclude.
  • Sen. Grassi, Lega: «Se c’è in Spagna va bene? No. Internet non è solo il posto dove ci insultiamo su Facebook, ma è anche un luogo dove possiamo informarci», citando, come Pillon ieri, alcuni articoli su come ci siano dei problemi con la norma che è stata approvata in Spagna. Intanto, Simone Alliva, fa sapere che «Per fake-news questa discussione generale se la gioca benissimo con quella sulle unioni civili. I primi a veicolare bufale sono i leghisti seguiti da Fdi».
  • Sen. Maffoni, Fratelli d’Italia: «Se non ci sono differenze significa che tirare un pugno in faccia a una donna o a un uomo, avranno lo stesso valore?», perché non iniziamo con abolire la violenza? Continua con le solite storie della destra, che ci siamo anche stancati di ripetere. Ha citato persino genitore 1 e genitore 2, ma noivi ricordiamo che non sono mai esistiti ufficialmente.
  • Sen. Vescovi, Lega: Genitore 1, Genitore 2, ci sono altri problemi, «noi siamo qui a parlare del DDL Zan», immigrati, sbarchi, «noi siamo qui a parlare del DDL Zan», insomma la solita destra. Conclude dicendo che «io preferisco mamma e papà rispetto a genitore 1 e genitore 2».
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Fonte: Twitter

DDL Zan: ultime news

Partiamo dal presupposto che no, cari giornali di destra, per il DDL Zan non è finita. È solo rimandato a dopo le elezioni perché sappiamo benissimo quanto i nostri politici cambiano opinioni e dicono quel che i loro elettori vogliono sentirsi dire in vista delle elezioni. Insomma, abbiamo visto il leader della Lega passare da «meridionali fannulloni» con cori anti-napoletani a fare il tour del Sud, l’unica cosa che ci stupisce è che ci sia qualche meridionale con la memoria corta che lo vota.

Tuttavia, il DDL Zan non è morto e sepolto, e il rinvio non significa che non è una priorità. La vita delle persone, dovreste saperlo benissimo voi che prendete le decisioni, è importante. È importante qualsiasi sia l’orientamento sessuale, solo che a voi importa solo di quello degli eterosessuali. In quest’ultimo mese ci sono state tantissime aggressioni omofobe, una addirittura in un locale da parte di tre uomini, di cui una forza dell’ordine, che si definivano fascisti. Però combattere l’omofobia non è una priorità per chi non è mai stato discriminato per amore.

Ignazio LaRussa, vicepresidente del Senato in quota Fratelli d’Italia, ha colto la palla al balzo per sminuire il disegno di legge, chiedendosi dove sia «finita l’urgenza». Forse questa domanda andrebbe posta solamente a Matteo Renzi, l’unico responsabile di quest’infinita attesa, l’unico colpevole, insieme al suo partito voltafaccia che ha deciso di corteggiare in più occasioni il leader della Lega, per cui il DDL Zan non è ancora legge.

Anche il collega Jacopo Coghe, Portavoce di Pro Vita & Famiglia: «Ma il ddl Zan non era una priorità per il Paese? Cosa è successo? Forse che lo Zan sia troppo ingombrante e rischi di inquinare le acque in vista delle delicate elezioni amministrative? L’apertura delle scuole in sicurezza, i tamponi salivari, le famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, le aziende sul lastrico, queste sono le vere emergenze per il Paese non i capricci della lobby LGBTQ».

Li chiama capricci. Oggi a quanto pare essere picchiati, uccisi, insultati, mandati in ospedale, minacciati di morte, discriminati per strada, si chiama essere capricciosi. Beh, non c’è che dire. Impariamo sempre cose nuove dagli eterosessuali che non sono mai stati discriminati per il loro orientamento sessuale. Menomale che ci sono loro, menomale che c’è il sign. Coghe, a insegnare alla comunità LGBT a non piagnucolare più solo perché vengono picchiati per strada se tengono per mano il proprio partner.

A rispondere a questi soggetti ci pensano il padre del DDL Zan, Alessandro Zan e la senatrice Simona Malpezzi, che ci fanno tornare la speranza nella politica. «I decreti hanno la precedenza, perché scadono. Hanno 60 giorni di vita ed entro questi 60 giorni il Parlamento deve convertirli in legge. Il DDL Zan non è morto, sono fake news, è nel pieno dell’iter legislativo», ha detto Zan. «I decreti hanno precedenza nel calendario dei lavori rispetto a tutte le leggi di iniziativa parlamentare», aggiunge.

Continua poi: «Noi del Pd non molliamo di un millimetro. Anche alla Camera arrivavano i decreti e il DDL slittava. Ma appena si è palesata una finestra temporale dove calendarizzare la legge noi l’abbiamo fatto. Tutti quelli che cercano di far passare l’idea che i partiti di maggioranza hanno mollato la legge sono quelli che in realtà la legge non la vogliono. Utilizzano questa scusa per far passare un messaggio sbagliato. Sono stupidaggini».

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Fonte: Twitter

Malpezzi invece giudica proprio chi ha fatto polemica sul “rinvio” per far credere che il DDL Zan non è necessario: «Chi polemizza oggi ha proposto il non passaggio agli articoli, con voto segreto, vedi Forza Italia. Tutti i partiti di governo non hanno toccato il tema DDL Zan perché c’è stato richiesto in conferenza dei capigruppo una settimana di lavori in commissione giustizia solo per la riforma del processo civile, il disegno di legge delega sul penale a cui si è aggiunto il decreto crisi di impresa», ha detto.

«Quando la commissione ti chiede di poter lavorare ulteriormente per poter rispettare i tempi di approvazione, è chiaro che tu debba darli. Senza polemiche. Questo non significa che il DDL Zan non sia più una priorità, ma è un disegno di legge e come tale arriva dopo i decreti e i pnrr. Oggi non abbiamo la mappatura dei lavori», ha detto, per poi ritenere «necessario aggiornarsi strada facendo, raccontando quali possano essere le difficoltà di calendario» e sottolineando come quest’ultimo non fosse neanche fissato per cui «non c’è stato nessun rinvio».

«Capisco la preoccupazione, perché sembra sempre che ci sia altro. Ma noi ci siamo. Non abbiamo cambiato opinione e posizioni su questa legge, da votare così com’è. Ma non dimentichiamoci che quando terminerà la discussione generale, arriverà la richiesta di non passaggio agli articoli, a voto segreto. Bisognerà votare per evitare che la legge torni in discussione.

Alla prima finestra utile troveremo una data, possibilmente condivisa. Magari la prima settimana di ottobre, quella che parte il 4. Ma non abbiamo ancora parlato di date. Sarebbe anche bello che quella proposta di non passaggio agli articoli venisse ritirata».

Senatrice Malpezzi

Anche Monica Cirinnà ha detto che il “rinvio” è una «decisione saggia ma non legata al merito della questione dei contenuti del ddl. Ed è una scelta saggia per due ragioni. La prima è che il Senato in questo momento è ingolfato. Io sono in commissione Giustizia e siamo al lavoro sulle due riforme della giustizia legate ai fondi del Pnrr che vanno inseriti nella legge di bilancio e la sessione di bilancio inizia al Senato il 15 ottobre quindi dobbiamo chiudere rapidamente le due riforme.»

Continua sottolineando qualcosa che in realtà dovrebbe essere scontato, ma evidentemente, viste le precedenti dichiarazioni della destra, è necessario evidenziarlo: «Questo è un governo di emergenza, sostenuto da motivi economici e sanitari, quindi credo che sia un atto di responsabilità di tutti lavorare per ottenere i fondi del Pnrr. Credo sia giusto in questo caso fare un passo di lato anche da parte di senatori, come me, che sono impegnati a tempo pieno sullo Zan», conclude.

Maurizio Gasparri, intanto, fa sapere tramite AdnKronos che il rinvio del DDL Zan è dovuto al fatto che «sanno che è una norma impopolare, perché altrimenti non l’avrebbero accantonata. Avevano detto che era urgente urgentissimo, ora hanno capito che è un argomento, per come è posto il testo, controproducente anche per i suoi armigeri e sostenitori». Forse il senatore di Forza Italia dovrebbe rivedere i sondaggi, perché la maggioranza degli italiani è pro al DDL Zan. Il problema è solo fra i politici. A noi non resta che attendere e sperare nel mese di ottobre.

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