Caro 2023, patti chiari e amicizia lunga

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Il 2022 si è concluso, e non possiamo di certo dire di essere… soddisfatti. Abbiamo perso Piero Angela, abbiamo il governo più a destra della storia post fascista e dei ministri su cui non è neanche possibile memare perché fanno tutto da soli (per carità, non è che Di Maio fosse meglio). E parlo solo delle cose successe in Italia, perché se dovessi anche aggiungere quello che sta succedendo in Iran, in Palestina e in Afghanistan sotto gli occhi di un’Unione Europea che non fa veramente niente, finirei l’articolo dopodomani. Ma adesso si apre un nuovo anno, certo con lo stesso governo ma con altri 365 giorni in cui poter provare a cambiare il nostro futuro.

Sia chiaro che sebbene abbia cercato di eliminare il Pos, sebbene abbia modificato il bonus cultura inserendone uno di merito, sebbene il ministro dell’Istruzione sembri aver dimenticato cosa significhi essere un adolescente e di sicuro non sa come rapportarsi con gli adolescenti del 2022 (e del 2023, ma ha sempre tempo per migliorare), sebbene Matteo Salvini sembra volersi occupare di tutto tranne che del suo ministero, nonostante tutto… Giorgia Meloni è riuscita a far abbassare l’IVA sugli assorbenti. È quel “ha fatto anche cose buone” che ricorderemo nonostante tutto.

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Ma dai, siamo positivi e speriamo che il solo aver bocciato una legge sul salario minimo o ancora aver praticamente detto ai giovani laureati che dopo aver studiato per anni e anni devono accettare la prima offerta che capita, anche se sottopagata e anche se non c’entra nulla con il proprio ambito di studi (abbiamo parafrasato), non condanni definitivamente il governo Meloni. Magari Giorgia ha altri piani per noi, d’altronde anche se il suo governo è composto da antiabortisti omofobi, non è detto che anche lei… No, scusate, questo no. Abbiamo visto fin troppe volte l’omofobia di Giorgia Meloni, non posso provare a giustificarla.

Passiamo alla mia letterina al 2023, con tutti i buoni propositi e quello che ci auguriamo avvenga nel corso dell’anno. In ogni caso, vi ricordo che nel nostro blog trovate (anche) positività, come l’articolo su tutte le cose belle che sono avvenute negli ultimi dodici mesi nella nostra bella Italia. E poi anche le persone più omotransfobiche del 2022, ma questa è un’altra storia.

Caro 2023, parliamo chiaro

Che poi più che “caro 2023”, dovrebbe essere “cara Giorgia Meloni“.

Salario minimo

Iniziamo da quello che è stato bocciato proprio nelle ultime settimane: il salario minimo dovrebbe essere un diritto per tutti i cittadini in modo da avere la possibilità di non solo vivere dignitosamente ma anche di ricevere uno stipendio adeguato per quanto si lavora. Eppure in Italia non va bene. Se ne discute non in modo ufficiale da quando la Germania ha deciso di fare il salto di qualità, ma quando se n’è parlato seriamente, la procedura è stata bocciata e quindi addio alla dignità dei lavoratori italiani. Un altro favore agli altri lavoratori che vogliono sfruttare persone disperate.

Fa anche riflettere come sia stato tolto il Reddito di Cittadinanza alle persone più povere e non, in quanto il lavoro c’è (e te lo dice chi ha uno stipendio con tre zeri) e va accettato a prescindere. L’allora ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, al Festival dell’Economia di Trento organizzato dalla Provincia Autonoma e dal Gruppo 24 Ore, disse che «il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali e non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività». Ma allora perché negli altri Paesi funziona e tutti son felici?

Perché a discutere di queste cose sono delle persone che da anni sono pagati dagli italiani per non fare letteralmente niente? Fa arrabbiare, e fa anche pensare, soprattutto considerando che l’Italia è l’unico paese dell’Unione Europea in cui gli stipendio non sono aumentati, anzi, sono diminuiti. Secondo un report dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), in Italia i salari sarebbero più bassi del 12% rispetto al 2008. Il 12%. E hanno bocciato la legge sul salario minimo.

Un futuro possibile in Italia

E visto che abbiamo parlato di salario minimo e di lavoro, allacciamoci al prossimo punto: i giovani laureati che vogliono rimanere in Italia anche dopo la laurea, devono avere la possibilità di farlo, lavorando nell’ambito in cui hanno studiato e non accettando il primo lavoretto qualsiasi. Un laureato in Lettere o in Beni Culturali non dovrebbe fare il cassiere al McDonald’s, e sottolineiamo che non c’è niente di male nel lavorare al McDonald’s, semplicemente uno studente di lettere non ha quello come obiettivo della propria vita, soprattutto nel post laurea.

L’Italia è colma di cultura, ci vantiamo sempre della scuola e dell’istruzione, ma poi si va di tutto per rendere più possibile la vita a chi si vuole affacciare a questi ambiti. Cosa diavolo sono i 60 CFU? Siamo arrivati al primo gennaio e ancora nessuno ci ha spiegato che esami dobbiamo tenere per diventare insegnante. Prima, bastava una laurea di primo grado (ai tempi di quattro anni), poi una laurea magistrale, poi una triennale, una magistrale e i 24 CFU, ora una triennale, una magistrale e 60 CFU che possiamo paragonare a un master. Ma quando volete farci lavorare? Ma volete farci lavorare?

Davanti a un leghista Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, che afferma che «l’offerta congrua che abbiamo in mente prevede che qualsiasi persona, anche laureata, se gli offrono un posto anche di cameriere casomai vicino casa è giusto che la accetti, perché se uno prende dei soldi pubblici non credo che possa essere schizzinoso», fa venire il voltastomaco. E non perché il cameriere non sia un lavoro nobile, ma perché se io studio minimo 5 anni per diventare insegnante, buttando sangue e soldi, tu, che una laurea neanche ce l’hai, non ti permetti di dirmi cosa devo accettare e cosa no.

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Perché in un paese con un elevatissimo tasso di abbandono scolastico e universitario, tu devi far sì che le persone siano spronate a studiare e a concludere i propri studi, incentivandoli anche con il lavoro. Perché, altrimenti, la fuga di cervelli non finirà mai. Ma mi rendo conto che per uno che è letteralmente famoso per il caso Latina e che ha alle spalle l’inchiesta Follow the Money con tanto di oscuramento, comprendere cosa significa sputare sangue e soldi per avere un’istruzione e un lavoro, sia troppo complesso.

Stop alla spettacolarizzazione

Parlando di universitari e di abbandono universitario, arriviamo a un altro tasto dolente: basta spettacolarizzare qualsiasi cosa, che i giornali tornino a essere dei giornali e non dei magazine stile Cioè. Non è accettabile che una testata nazionale pubblichi ogni giorno o quasi articoli su Chiara Ferragni, e non articoli sulle sue storie o se dice qualcosa di sensato, ma semplicemente articoli sul costume che ha indossato o su quanto nuda fosse sulla neve, con titoli del peggiore clickbait e che fanno engagement solamente per i commenti indignati.

E basta spettacolarizzare ogni / singolo / studente / da / record. Non è più un record, se ogni mese ne esce uno nuovo. Studente laureato in tempi record, laureato più giovane d’Italia, tre lauree insieme, partorisce mentre si laurea, diplomato con 100 e lode. Basta, per l’amor del cielo. Basta. Non possiamo più leggere articoli del genere, per poi scrivere, due giorni dopo, la morte romanticizzata di uno studente, ucciso dalle pressioni universitarie, ucciso dal voler fare e dal non riuscirci, ucciso perché ha preferito la morte a quel “fallimento“.

Siamo esausti del giornalismo che cerca solo i click e le visualizzazioni, al limite dell’incoerenza. Perché non puoi parlare di un ragazzo che si suicida a causa delle pressioni universitarie e poi, due giorni dopo, raccontare dell’ennesimo record universitario. Denunciate le situazioni al limite della decenza dell’università: ma quante testate nazionali hanno parlato della studentessa dell’Università di Perugia che dormiva letteralmente in macchina perché a Perugia c’è la crisi abitativa e letteralmente non si trovano case, con l’Adisu che aveva persino tagliato i posti letto nei dormitori? Giornali schiavi dei soldi.

Rispetto per la salute mentale

Altro tasto dolente: la salute mentale. Per quanto nel programma della destra non fosse presente neanche una parentesi riguardante la salute mentale, hanno confermato e anche dato più fondi al bonus psicologo, e questo è un pro. Ma non possiamo accontentarci. È necessario che di salute mentale si parli, che si normalizzi il fatto di aver bisogno di uno psicologo dopo una pandemia, perché non è una vergogna, non si è pazzi perché si ha bisogno d’aiuto, non si è meno virili o meno attraenti.

C’è bisogno di andare dagli adolescenti e anche dagli adulti e far comprendere loro che va bene chiedere aiuto, che c’è bisogno di uno psicologo in ogni scuola e in ogni università, e anche sul posto di lavoro, in modo che chiunque voglia possa usufruire del servizio e non arrivare a drastiche scelte. Bisogna rendere tutti consapevoli di come la salute mentale sia importante tanto quella fisica, e questo vale anche per chi non ne soffre, perché leggere determinati commenti quando gli studenti cercano di rivendicare dei diritti, è veramente demoralizzante.

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Educazione sessuale

Infine, vorrei chiedere l’educazione sessuale nelle scuole. Molto pretensioso considerando che diversi politici sono convinti che i bambini a cui i genitori danno i cellulari sin da quando sono nati non abbiano le capacità o la possibilità di incappare su contenuti erotici su internet, ma sarebbe un’utopia. È importante educare i ragazzini a conoscere il proprio corpo dal momento in cui hanno un cellulare, in quanto su internet c’è tutto e spesso è tutto sbagliato.

Oggi i bambini si approcciano al mondo erotico molto prima di cinquant’anni fa, e lo fanno non con delle foto sulle riviste ma con dei veri e propri filmati, e pensano che quello che vedono sia reale. Ma non è così. Vedere quelle cose li fa crescere non deviati, quanto più con un’idea sbagliata del proprio corpo, in quanto penseranno che il proprio pene è sbagliato, che depilarsi è obbligatorio per essere sexy e anche che il partner deve essere esattamente come quello che vedono nel video. Ma non è così.

La realtà è un’altra e qualcuno dovrebbe loro spiegare che i peli servono per proteggere la vulva, che non serve avere un pene enorme per piacere a una donna, che il profilattico è importante non solo per evitare una gravidanza indesiderata, ma anche e soprattutto per proteggersi da malattie sessualmente trasmissibile, e tutti quei luoghi comuni che il mondo della pornografia ha reso normali. Chi spiega ai ragazzini queste cose?

Nel 2023, vorrei un passo avanti. Anzi, tanti passi avanti. Vorrei vivere in un’Italia sintonizzata al 2023 e non al secolo scorso, vorrei un’Italia al passo con altri paesi europei (non la Polonia o l’Ungheria, per favore).

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