Yara Gambirasio: indagata la pm per frode processuale o depistaggio

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La storia di Yara Gambirasio è una di quelle che sembra non finire mai. Una giovanissima ragazzina, di soli 13 anni, scompare nel nulla il 26 novembre del 2010: tre mesi dopo viene misteriosamente trovata morta. Tuttavia, intorno al suo caso c’è qualcosa che non convince i più: a essere ritenuto colpevole, infatti, è stato Massimo Bossetti, 45enne incensurato di Mapello, non perché è stato visto, non perché ha confessato (ancora oggi lui si ritiene innocente), ma semplicemente perché il suo DNA nucleare è stato trovato sugli indumenti intimi di Yara. E adesso, a distanza di anni e anni, la pm che si è occupata del caso è indagata per frode processuale o depistaggio.

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Massimo Bossetti è colpevole? È innocente? E se sì, chi ha ucciso Yara Gambirasio? Se lui è davvero innocente come in molti sostengono, significa che un assassino è in giro da quasi 11 anni. I suoi avvocati ormai da anni cercano di dimostrare la sua innocenza, persino la sorella gemella ha deciso di cambiare cognome e ha affermato che i genitori sono morti dal dispiacere, l’unica rimasto accanto all’uomo sembra essere stata sua moglie, che afferma di aver passato la sera in cui Yara Gambirasio è morta in compagnia del marito e che, quindi, non poteva aver ucciso lui la 13enne.

Tuttavia, non spetta a noi dire chi è o non è colpevole, e per questo motivo ci esimeremo dal dare delle opinioni a riguardo. Diremo comunque che dietro a questo caso ci sono davvero tante incertezze e tanti dubbi. In primis c’è tutta la storia del DNA, del cosiddetto ignoto 1 che poi sembra coincidere proprio con quello del 44enne. La difesa ha provato a contesta la prova genetica per mancanza di DNA mitocondriale di Massimo Bossetti nella traccia genetica trovata sul corpo di Yara. Il DNA mitocondriale del campione 31-G20 non sarebbe né di Yara né di Bossetti, per cui ipotizzano che appartenesse a un altro individuo.

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Una delle strade percorse è quella di collegare l’omicidio di Yara Gambirasio con quello di Sarbjit Kaur, 21 anni, trovata morta nel Serio. La ragazza fu trovata morta il 30 dicembre 2010 dopo essere scomparsa per una settimana. Pensate che inizialmente si ipotizzava che quello fosse il corpo di Yara, ma poi si scoprì che era quello di un’altra ragazza. Il pm Letizia Ruggeri, stesso pm di Yara, fece archiviare il caso poiché la ragazza morì per annegamento e il medico legale parlò di suicidio. Sarbjit fu trovava in slip, con i calzini e i jeans a 50 metri dal cadavere.

Un’altra pista era quella condivisa da Il fatto quotidiano, in cui si vedrebbe tramite «una fotografia satellitare scattata il 24 gennaio 2011 che ritrae la zona del campo di Chignolo d’Isola dove successivamente, il 26 febbraio, è stato trovato il corpo di Yara Gambirasio» che «il cadavere quel giorno di fine gennaio non era là» e questo significherebbe che, quindi, il corpo è stato spostato in un secondo momento. Roberto Saviano invece ipotizza su una pista che vede coinvolta la mafia. Ma la verità, al momento, non è lecito conoscerla. Yara Gambirasio è diventata uno di quei casi all’italiana, dove la giustizia sembra non esistere. Massimo Bossetti è innocente? Se sì, perché è in carcere da 11 anni?

Yara Gambirasio: la pm è indagata per presunto depistaggio

Il giudice per le indagini preliminari (gip) di Venezia ha disposto l’iscrizione nel registro degli indagati di Letizia Ruggeri, pubblico ministero del tribunale di Bergamo che si era occupata del caso di Yara Gambirasio. Sia chiaro che indagata non significa colpevole, ma potrebbe comunque diventarlo. La donna è indagata per un presunto depistaggio riguardo al caso citato, e il tribunale ha deciso di indagare dopo una denuncia presentata dai legali di Bossetti e dopo che questi si erano opposti alla richiesta di archiviazione della procura.

«Posto che, a fronte di una denunzia-querela e di un atto di opposizione di parte offesa, in buona parte indirizzati nei riguardi proprio di comportamenti del pm Ruggeri Letizia, si impone la necessità di un’estensione soggettiva dell’iscrizione nei suoi confronti», «al fine di permettere al pm una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell’opponente, che, per come sopra elencate e precisate richiedono un necessario approfondimento, sia al fine di permettere alla stessa un’adeguata difesa», leggiamo nel provvedimento.

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Secondo i legali di Bossetti, con le nuove tecniche che abbiamo oggi, sarebbe possibile analizzare le 54 provette contenenti le tracce biologiche di Bossetti e di Yara Gambirasio, per dimostrare l’innocenza del loro assistito. Tuttavia, in seguito alla condanna definitiva di Bossetti, avvenuta nel 2018, le provette erano state spostate dal frigorifero dell’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio corpi di reato del tribunale di Bergamo, su decisione di Ruggeri. E non finisce qui!

Secondo le ricostruzioni giornalistiche ci misero 12 giorni ad arrivare, e non si sa come furono conservati nel frattempo, quindi si ritiene che potrebbero essere state compromesse in quanto il cambio di destinazione avrebbe interrotto la catena del freddo e deteriorato il materiale biologico contenuto, rendendo impossibili nuove analisi. E, per questo motivo, la pm Letizia Ruggeri oggi è indagata. Per Claudio Salvagni, legale di Bossetti, «la decisione del gip è importante perché significa riconoscere che i campioni di Dna sono buoni e non si possono distruggere».

Il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani invece si dice sorpreso, in quanto i campioni erano «rimasti regolarmente crio conservati in una cella frigorifera dell’Istituto San Raffaele fino a novembre 2019, quindi oltre un anno dopo il passaggio in giudicato della condanna, e solo successivamente confiscati come prevede il codice di procedura». Aggiunge che c’è ancora una partita aperta «dopo che la Corte d’Assise di Bergamo aveva disposto la trasmissione degli atti a Venezia per la valutazione delle accuse di illegalità che la difesa di Bossetti aveva avanzato nei confronti della Procura di Bergamo. Sono fiducioso che in sede di indagini emergerà la correttezza dei comportamenti tenuti dalla collega».

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