Oggi tutti i politici, come d’altronde ogni anno, si riempiranno di parole ipocrite sul Natale, sulla nascita di Gesù, il primo tra gli immigrati nato da una gestazione per altri, ma soprattutto nato in un territorio che oggi più degli altri anni vive sotto il fuoco, le bombe e le barbarie israeliane, mentre in Occidente nessuno fa niente. Quando leggerete i post dei nostri cari politici sull’importanza e la bellezza del Natale, ricordate che sostengono un uomo che non risparmia neanche i bambini, che parla di safe zone per poi bombardarle senza alcun ritegno per la vita umana. E tutto ciò va contro lo spirito natalizio che vogliono imporvi pur di non farvi pensare a quello che stanno facendo.
Israele sta cercando di cancellare la Palestina, e non lo sta facendo da qualche mese o da poco più di un anno: ci sta provando da decenni, sotto gli occhi dell’Occidenti che decide di chiuderli e continuare a festeggiare il Natale, che sceglie di non cambiare le proprie abitudini e non boicottare, che reposta una storia trend su Instagram ma si limita a quello, senza neanche provare a informarsi su quello che sta effettivamente succedendo, o che semplicemente è schiavo degli Stati Uniti e non alza la voce davanti a dei cadaveri di bambini, donne e uomini che vogliono solo il diritto di esistere.
E se provi a dire che lo stato Israele sta mettendo in atto un genocidio nei confronti dei palestinesi, ti chiamano antisemita, come se non ci fossero degli stessi ebrei che denunciano questa situazione. Era il 2022, e Israele terrorizzava gli studenti in possesso di libri di storia palestinese, come denunciato da diverse testate ma anche dal Comitato di Gerusalemme della Conferenza popolare per i palestinesi all’estero, che ha condannato tramite ilQuds Press il curriculum israeliano distorto imposto agli studenti palestinesi nella Gerusalemme occupata, in seguito alla distribuzione di libri che includono false informazioni sulla Palestina e Israele presso le scuole Al Eman. Ma non solo questo!
Lo scorso anno Ben-Gvir annunciò su Twitter di aver «chiesto alla polizia israeliana di far rispettare il divieto di esporre bandiere dell’OLP che mostrino un’associazione con un’organizzazione terroristica nello spazio pubblico e di fermare qualsiasi incitamento contro lo Stato di Israele». E non era anche la prima volta: la polizia antisommossa israeliana nel 2022 ha picchiato delle persone al funerale della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, che era stata colpita mentre copriva un raid militare nel campo profughi di Jenin. La polizia ha strappato le bandiere palestinesi dalle mani della gente e ha sparato granate assordanti per disperdere la folla.
E visto che abbiamo citato Shireen Abu Akleh, ricordiamo chi è stata e come è stata uccisa dall’IDF: la giornalista palestinese è stata colpita alla testa, come ha confermato il capo del dipartimento di medicina dell’Università al-Najah di Nablus.«Stavamo per filmare l’operazione dell’esercito israeliano e all’improvviso ci hanno sparato senza chiederci di andarcene o interrompere le riprese», disse al-Samoudi, un giornalista presente sulla scena, aggiungendo che in quel momento non c’erano neanche dei combattenti palestinesi sulla scena, al contrario di quello che avevano fatto sapere gli israeliani. Per mesi Il premier d’Israele Naftali Bennett ha negato sin da subito qualsiasi responsabilità di Israele, accusando i «palestinesi armati che stavano sparando indiscriminatamente in quel momento».
Dopo mesi, poi, con un’indagine aperta dall’FBI, l’IDF ha lasciato una dichiarazione: «sembra che non sia possibile determinare inequivocabilmente la fonte del fuoco che ha colpito e ucciso Ms. Abu Aqleh. Tuttavia, c’è un’alta possibilità che la sig.ra Abu Aqleh sia stata accidentalmente colpita da colpi di arma da fuoco dell’IDF sparati contro sospetti identificati come uomini armati palestinesi durante uno scambio di fuoco». Peccato che, come detto dai giornalisti presenti in scena, questi “sospetti identificati come uomini armati palestinesi durante uno scambio di fuoco” non esistevano. E quindi, Buon Natale un ca**o, perché la situazione non è ancora cambiata ma è solo peggiorata.
Non è Natale se la Palestina non è libera
Come possiamo goderci tutto il cibo messo in tavola dai nostri parenti se dall’altra parte del mondo, proprio nelle terre dove si ritiene che il personaggio storico di Gesù sia nato, sono bombardate da uno stato che sta cercando di eliminarne un altro con il consenso di quasi l’intero Occidente? Come possiamo ridere e festeggiare, mentre delle persone stanno lottando per la propria vita con il silenzio mediatico e con una classe politica che sostiene un genocidio? La scorsa settimana il Presidente (l’errore grammaticale è dovuto al fatto che la premier ha chiesto che le venga rivolto il maschile e non il femminile) Meloni ha incontrato il Presidente della Palestina, ma sul sito del governo leggiamo:
Nel ribadire il pieno sostegno all’azione dei mediatori per la cessazione delle ostilità a Gaza e il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, il Presidente Meloni ha valorizzato il forte impegno del Governo italiano in tutti i settori, incluso quello dell’assistenza fornita alla popolazione civile della Striscia, con particolare riferimento all’iniziativa “Food for Gaza”.
In tale quadro, il Presidente Meloni ha ribadito l’impegno dell’Italia a lavorare ad una soluzione politica duratura, basata sulla prospettiva dei due Stati, in cui Israele e Palestina co-esistano fianco a fianco in pace, con sicurezza per entrambi. Ha, inoltre, reiterato la volontà del Governo di svolgere un ruolo di primo piano nella stabilizzazione e nella ricostruzione della Striscia e di sostenere il processo di riforma e rafforzamento delle Istituzioni palestinesi.
Wow, complimenti Presidente, peccato che qualche mese fa disse: «un punto resta fermo per questo governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l’organizzazione terroristica Hamas». In effetti Hamas ha causato meno morti dello Stato di Israele, ed Hamas è una conseguenza dello Stato di Israele e ti tutti i soprusi che i palestinesi hanno subito per anni. Come si può pretendere due Stati se uno dei due ha cercato di sterminare l’altro? Come devono crescere i bambini (sempre che quando l’Occidente interverrà in modo concreto e non solo a parole esistano ancora dei bambini) che hanno perso entrambi i genitori e tutta la famiglia a causa dello Stato d’Israele?
«Fin dall’inizio della guerra, i funzionari israeliani hanno pubblicamente sostenuto politiche che privano i palestinesi dei beni di prima necessità – cibo, acqua e carburante», ha dichiarato il Comitato speciale delle Nazioni Unite per indagare sulle pratiche israeliane lo scorso novembre. «Queste dichiarazioni, insieme all’interferenza sistematica e illegale degli aiuti umanitari, rendono chiaro l’intento di Israele di strumentalizzare le forniture salvavita per ottenere vantaggi politici e militari». Però l’organizzazione terroristica è solo quella di Hamas e la responsabilità di Israele non è la stessa.
«Attraverso l’assedio su Gaza, l’ostruzione degli aiuti umanitari, gli attacchi mirati e l’uccisione di civili e operatori umanitari, nonostante i ripetuti appelli delle Nazioni Unite, gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza, Israele sta intenzionalmente causando morte, fame e gravi lesioni, usando la fame come metodo di guerra e infliggendo punizioni collettive alla popolazione palestinese», scrivono ancora nel report. Però l’organizzazione terroristica è solo quella di Hamas e la responsabilità di Israele non è la stessa.
Finché non si riconoscerà l’immensa responsabilità di Israele in questa guerra che però è una guerra solo da una parte, e soprattutto finché non si farà qualcosa per salvare i palestinesi ancora vivi, Buon Natale un ca**o.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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