Israele ammette di aver ucciso la giornalista Shireen Abu Aqleh

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Le forze di difesa israeliane hanno ammesso per la prima volta che c’è una «alta possibilità» che la giornalista palestinese-americana di Al Jazeera Shireen Abu Aqleh sia stata uccisa dai soldati israeliani mentre coprivano un’operazione militare a Jenin a maggio, hanno detto lunedì scorso le forze di difesa. Questa è la prima volta che il regime d’Israele ammette di aver ucciso una civile, una donna che, ricordiamolo, si trovava insieme ad altri giornalisti e indossava un giubbotto da stampa.

Shireen Abu Aqleh

Torniamo a quell’11 maggio, quando Shireen Abu Aqleh è stata brutalmente uccisa dal fuoco israeliano. La giornalista è stata colpita alla testa, ha confermato il capo del dipartimento di medicina dell’Università al-Najah di Nablus. «Stavamo per filmare l’operazione dell’esercito israeliano e all’improvviso ci hanno sparato senza chiederci di andarcene o interrompere le riprese», disse al-Samoudi, un giornalista presente sulla scena, aggiungendo che in quel momento non c’erano neanche dei combattenti palestinesi sulla scena, al contrario di quello che avevano fatto sapere gli israeliani.

«Il primo proiettile ha colpito me e il secondo proiettile ha colpito Shireen… non c’era alcuna resistenza militare palestinese sulla scena», ha raccontato ancora. Una giornalista locale, che si trovava in piedi accanto a Shireen Abu Aqleh, Shatha Hanaysha, ha confermato che quando la donna è stata sparata non c’erano dei militari palestinesi, né c’erano stati degli scontri. Semplicemente Israele ha preso di mira i giornalisti, e perché non siamo per niente sorpresi? D’altronde parliamo di uno stato incoerente che si schiera contro la guerra in Ucraina ma che, allo stesso tempo, uccide i palestinesi.

Abu Aqleh aveva la doppia cittadinanza palestinese-americana ed è stata uno dei primi corrispondenti sul campo di Al Jazeera, entrando a far parte della rete nel 1997. «Shireen è sempre stata la mia voce dalle celle della prigione», disse Jarrar ad Al Jazeera. «Shireen era la nostra voce. È incredibile. È un reato, è tutto chiaro, mirato intenzionale e diretto. È stata presa di mira. È chiaro», tuonò contro Israele. E sembra che queste accuse non fossero poi così infondate.

Qual è lo scandalo, oltre al fatto che una giornalista è stata uccisa in Israele da dei soldati israeliani? Che prima di qualche giorno fa, il regime non riconosceva di aver ucciso la donna. Il premier d’Israele Naftali Bennett ha negato sin da subito qualsiasi responsabilità di Israele, accusando i «palestinesi armati che stavano sparando indiscriminatamente in quel momento». Tuttavia, come hanno già detto altri giornalisti, sul campo, in quel momento, non c’erano altri soldati se non quelli israeliani. E finalmente, dopo quattro mesi, Israele ammette di aver ucciso, seppur per “errore” (anche se…), Shireen Abu Aqleh.

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Shireen Abu Aqleh è stata uccisa da Israele

«Sembra che non sia possibile determinare inequivocabilmente la fonte del fuoco che ha colpito e ucciso Ms. Abu Aqleh. Tuttavia, c’è un’alta possibilità che la sig.ra Abu Aqleh sia stata accidentalmente colpita da colpi di arma da fuoco dell’IDF sparati contro sospetti identificati come uomini armati palestinesi durante uno scambio di fuoco», ha detto l’IDF in una dichiarazione. Ricordiamo, però, che i giornalisti presenti sulla scena hanno detto che non c’era alcun soldato palestinese sul campo.

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Shireen Abu Aqleh

In ogni caso, anche se ammettono di aver ucciso la giornalista, l’esercito israeliano non ha intenzione di perseguire le accuse e le azioni penali di uno qualsiasi dei soldati coinvolti. D’altronde è morta solo un’altra palestinese, giusto? Cosa importa a Israele? «Dopo un esame completo dell’incidente, e sulla base di tutti i risultati presentati, l’avvocato generale militare ha determinato che nelle circostanze dell’incidente, nonostante il risultato disastroso (la morte di Ms. Abu Aqleh e lesioni del sig. Samudi), non c’è alcun sospetto di un reato penale che giustifica l’apertura di un’indagine MPCID», hanno aggiunto.

Nella nota leggiamo anche che «la decisione si basa sui risultati della revisione, che determinava che i soldati delle IDF miravano solo al fuoco contro coloro che erano stati identificati come terroristi armati durante l’incidente. Come tale, non c’era alcun sospetto che un proiettile è stato sparato deliberatamente a qualcuno identificato come un civile e in particolare a qualcuno identificato come un giornalista».

In più, un alto funzionario dell’IDF ha fatto sapere ai giornalisti che i soldati non sapevano di star sparando alla stampa e che la schiena di Shireen Abu Aqleh rivolta verso di loro è stato un fattore che ha contribuito alla sua uccisione. Tuttavia… Nelle immagini della scena della sparatoria, Abu Aqleh indossa un giubbotto protettivo che è etichettato “STAMPA” sia sulla parte anteriore che posteriore. Forse i soldati israeliani soffrono di miopia? Non ci vedono bene? Non sanno leggere? Chiedo.

Aggiungono e sottolineano ancora, come se stessero cercando di convincere se stessi, che «quando sparavano in quella direzione, i soldati non sapevano che stavano sparando ai giornalisti. Pensavano di sparare ai militanti che sparavano contro di loro». Tuttavia, secondo un’indagine di CNN (e anche secondo le parole dette dai giornalisti in campo), non c’era, al momento della sparatoria, un combattimento attivo, né alcun militare palestinese presente in scena. Anzi, secondo le riprese ottenute dalla CNN, i soldati israeliano avrebbero preso di mira proprio Shireen Abu Aqleh.

Al Jazeera, che da quando la giornalista è stata uccisa ha incolpato l’esercito israeliano, ha denunciato «la mancanza di riconoscimento franco da parte dell’esercito di occupazione israeliano del suo crimine. La rete chiede un partito internazionale indipendente per indagare sul crimine dell’assassinio di Shireen Abu Aqleh, al fine di realizzare la giustizia per Shireen, la sua famiglia e colleghi giornalisti in tutto il mondo». Ma Israele continua a sostenere che i soldati sparassero ai soldati nemici, che non «erano vicino a lei, ma in quella zona».

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Shireen Abu Aqleh

«Il soldato è dispiaciuto, e io sono dispiaciuto. Questo non doveva accadere e non dovrebbe accadere. Non l’ha fatto apposta», ha detto un ufficiale, senza però dire il nome del soldato che ha ucciso Shireen Abu Aqleh. La famiglia di Shireen, intanto, ha criticato l’indagine dell’esercito israeliano, affermando che Israele «si è rifiutato di assumersi la responsabilità dell’omicidio di Shireen», e ha chiesto un’indagine indipendente degli Stati Uniti.

Secondo loro, il report «ha cercato di oscurare la verità ed evitare la responsabilità per l’uccisione di Shireen Abu Akleh, nostra zia, sorella, migliore amica, giornalista, e una palestinese americana». «Sappiamo da oltre 4 mesi che un soldato israeliano ha sparato e ucciso Shireen come dimostrano le innumerevoli indagini condotte dalla CNN, l’Associated Press, il New York Times, Al Jazeera, Al-Haq, B’Tselem, le Nazioni Unite, e altre. Eppure, come previsto, Israele ha rifiutato di assumersi la responsabilità dell’omicidio di Shireen. La nostra famiglia non è sorpresa da questo risultato, poiché è ovvio a tutti che i criminali di guerra israeliani non possono indagare sui propri crimini. Tuttavia, rimaniamo profondamente feriti, frustrati e delusi».

Nessuno porterà indietro la giornalista, nessuno le sta dando giustizia e, considerando il regime che abbiamo di fronte, ci potrebbero volere anni prima che Shireen possa riposare in pace.

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