Il 27 gennaio 2025, la Polonia ospiterà la commemorazione dell’80º anniversario della liberazione di Auschwitz, un evento che porta con sé un profondo significato storico e simbolico. Tuttavia, in vista di questa importante occasione, un caso diplomatico e legale ha preso il centro della scena: la partecipazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che si trova attualmente sotto un mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale (ICC in inglese) a causa del genocidio che sta perpetuando in Palestina.
Ho usato il termine genocidio sia nel titolo che nel primo paragrafo di quest’articolo, ma non sono stata la prima, né l’ultima, che lo utilizzerà. Soprattutto, non l’ha utilizzato solo Cup of Green Tea, un anonimo blog di quartiere che leggono relativamente in pochi. Hanno parlato di genocidio in relazione a quello che Israele sta commettendo in Palestina (e non “guerra” o “caccia al terrorismo” come scrivono i media occidentali) le più grandi ONG al mondo: Amnesty International, Human Rights Watch, Medici Senza Frontiere, le agenzie delle Nazioni Unite. Nello specifico, Medici Senza Frontiere parla di “pulizia etnica”.
Alla luce di ciò, quindi, chiedo: è corretto che chi è a capo dello Stato che questo genocidio lo sta perpetuando, non venga arrestato ma addirittura vada a commemorare le vittime di un altro genocidio – che non neghiamo e di cui riconosciamo l’importanza storica e umana. Se si commemorano delle vittime, non si può chiudere gli occhi davanti ad altre. Come al solito, ci sono vittime di serie A e vittime di serie B e l’occidente si dimostra razzista, ipocrita e incoerente.
Cup of Green Tea non è antisemita. Cup of Green Tea, però, riconosce il sionismo nello Stato di Israele. Se gli stessi israeliani non si oppongono, se pubblicano video in cui si vantano di uccidere dei civili, se ci sono delle ricerche da parte di psicologi che hanno analizzato la mente dei soldati dell’IDF che parlano di sadismo, se ci sono delle band israeliane che per “caricare” il pubblico fanno vedere i video dei bombardamenti, il problema è l’intero Stato di Israele che è sionista.
An Israeli band broadcast footage of Gaza being bombed by Israeli warplanes during a concert to elicit cheers from the crowd. pic.twitter.com/OdkeXJqSMp
— Quds News Network (@QudsNen) January 8, 2025
Il mandato di arresto della ICC
Nel 2024, la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto contro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Entrambi sono accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità legati al genocidio a Gaza. Le accuse comprendono l’uso sproporzionato della forza militare e l’impatto devastante sulle popolazioni civili, portando il caso a una rilevanza internazionale. Nonostante Netanyahu respinga le accuse come politicamente motivate, il mandato di arresto rappresenta una sfida per tutti gli Stati membri della ICC, che hanno l’obbligo legale di collaborare con la corte e di eseguire eventuali arresti.
Mentre Netanyahu si prepara a commemorare le vittime di uno dei genocidi più atroci della storia, la sua politica nei confronti della Palestina solleva inquietanti parallelismi. La brutalità delle azioni israeliane nei territori occupati, considerate da molti osservatori come crimini contro l’umanità, rende la sua partecipazione ad Auschwitz profondamente controversa, incoerente e fuori luogo.
La richiesta del presidente polacco
Alla luce di questi sviluppi, il presidente polacco Andrzej Duda ha deciso di intervenire direttamente. Il 9 gennaio 2025, ha formalmente chiesto al governo polacco di garantire che Netanyahu possa partecipare all’evento commemorativo senza rischiare l’arresto. Questa richiesta è stata accompagnata da un discorso in cui Duda ha sottolineato l’importanza della presenza di rappresentanti israeliani per rendere omaggio alle vittime dell’Olocausto e riaffermare l’impegno comune contro l’antisemitismo.
«L’evento del 27 gennaio non riguarda la politica internazionale o le dispute legali. Riguarda la memoria delle vittime e l’unità contro l’odio», ha dichiarato Duda in un comunicato ufficiale. Tuttavia, questa dichiarazione ignora il fatto che le vittime di oggi, tra cui fin troppi bambini, stanno venendo uccide dallo stesso governo d’Israele. Non si può dire che la commemorazione delle vittime non sia politica internazionale, se si accetta di ospitare e non arrestare chi quelle azioni atroci le sta compiendo davanti ai nostri occhi, e noi non facciamo niente. Fra ottant’anni ci sarà un’altra commemorazione, ma le vittime non saranno solo quelle dello scorso secolo, ma anche quelle di oggi.
La risposta del governo polacco
In risposta alla richiesta di Duda, il governo polacco ha adottato una risoluzione che garantisce la partecipazione sicura di Netanyahu alla commemorazione. Il primo ministro Donald Tusk ha spiegato che la misura è specifica per l’evento di Auschwitz e non rappresenta un’opposizione formale alla ICC. «Non stiamo ignorando le nostre responsabilità internazionali», ha dichiarato Tusk, «ma crediamo che in questa occasione unica la diplomazia debba prevalere». Lo vogliamo dire a tutte le vittime palestinesi? A tutte le persone morte? A tutti i bambini senza genitori o ai figli che non hanno più nessuno? La Polonia si sta rendendo complice.
La decisione del governo polacco, in ogni caso, ha suscitato dibattiti sia a livello nazionale che internazionale. Da una parte, molti sostengono che sia fondamentale onorare le vittime dell’Olocausto senza distrazioni legali o politiche. Dall’altra, la Polonia è accusata di compromettere il sistema della giustizia internazionale, mettendo in discussione la credibilità dell’ICC. Altri ancora sottolineano l’ironia di permettere a Netanyahu di partecipare a un evento che commemora le vittime del genocidio, mentre è accusato di perpetuare violenze sistematiche contro i palestinesi.
La cerimonia di Auschwitz è sempre stata un momento cruciale per riflettere sulle atrocità del passato e riaffermare l’impegno globale contro il razzismo e l’intolleranza. Quest’anno, con la presenza prevista di numerosi leader internazionali, sopravvissuti e rappresentanti delle comunità ebraiche, l’evento acquisisce un peso ancora maggiore. La partecipazione di Netanyahu, in qualità di primo ministro di Israele, è vista come particolarmente significativa per rafforzare il legame tra la memoria dell’Olocausto e l’impegno contemporaneo contro l’antisemitismo. Tuttavia, questo impegno appare svuotato di significato quando si considera l’oppressione dei palestinesi sotto il governo israeliano, apertamente sionista.
L’80º anniversario della liberazione di Auschwitz è un momento per riflettere sulla memoria storica e sull’unità contro l’odio, ma forse dovrebbe anche farci pensare ai genocidi in atto oggi stesso, per mano di chi viene visto come la vittima e da un popolo che un tempo è stato davvero la vittima. Davvero la memoria delle vittime del passato può convivere con il silenzio e il sopruso sulle vittime del presente?
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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