Italia vota contro la mozione anti-Israele dell’Onu: perché se le vittime non sono bianche, bionde e con gli occhi azzurri, possono continuare a morire

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Scandalosi. Disumani. Ipocriti. Mesi e mesi passati a fare campagne di sensibilizzazione nei confronti delle vittime ucraine, di quei bambini che hanno perso tutto, delle famiglie che si sono dovute separare, delle vittime della guerra… E poi l’Italia, insieme agli Stati Uniti e altri quindici Paesi, hanno deciso di votare contro la mozione che chiede alla Corte internazionale di giustizia di occuparsi “urgentemente” del conflitto palestinese e della “annessione” di Territori della Palestina da parte di Gerusalemme. Insomma, di poter mettere fine a un conflitto che dura da fin troppi decenni.

Proprio ieri ne abbiamo parlato: Israele ha terrorizzato gli studenti in possesso di libri di storia palestinese, come denunciato da diverse testate ma anche dal Comitato di Gerusalemme della Conferenza popolare per i palestinesi all’estero, che ha condannato tramite il Quds Press il curriculum israeliano distorto imposto agli studenti palestinesi nella Gerusalemme occupata, in seguito alla distribuzione di libri che includono false informazioni sulla Palestina e Israele presso le scuole Al Eman. Ma non solo questo!

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Per conoscere le origini del conflitto Israelo-Palestinese, vi riporto a un nostro vecchio articolo, in cui, con l’aiuto di alcuni esperti di storia e geopolitica, e insieme ai video e alle immagini dei giorni contemporanei, cerchiamo di raccontare quello che una popolazione sta passando da tanto, troppo, tempo. Per la Palestina ci sono state delle persone che si sono schierate. C’è stata Bella Hadid, che è lei stessa palestinese, ma anche Emma Watson, che è persino stata attaccata e accusata di antisemitismo per la sua presa di posizione dall’ex ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Danny Danon. Tuttavia, sono sempre pochi.

Tempo fa abbiamo acceso anche le luci sul razzismo da parte dei media, di come le guerre in paesi che non siano in Europa sia normale, di come esistano dei profughi di serie A e di serie B. Di come ogni giorno delle persone scappino dalla guerra, ma non facciano tanto scalpore mediatico o breccia nel cuore delle persone in quanto non sono, per citare il Vice Procuratore Capo dell’Ucraina, David Sakvarelidze, «persone europee con occhi blu e capelli biondi». E la presa di posizione (tra l’altro l’Ucraina ha votato a favore) di Italia e Usa ne è la testimonianza.

«L’attacco russo all’Ucraina è una violazione dell’ordine mondiale e Israele lo condannaIsraele ha conosciuto molte guerre. La guerra non è lo strumento per risolvere i conflitti», ha detto mesi fa il Ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid. Ha anche espresso il sostegno del governo «per l’integrità territoriale e la sovranità ucraina». Il premier invece: «Come tutti, preghiamo per la pace e la calma in Ucraina e speriamo ancora che il dialogo porti a una risoluzione. Questi sono momenti difficili e tragici, i nostri cuori sono con i civili che, senza colpa, si ritrovano in questa situazione». Ma in Palestina?

La mozione dell’Onu anti-Israele per la pace in Palestina

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A votare contro sono stati diciassette paesi: Australia, Austria, Canada, Repubblica Ceca, Estonia, Germania, Guatemala, Ungaria, Israele, Italia, Liberia, Lituania, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Palau e Stati Uniti d’America. Astenuti, invece, cinquantadue: Albania, Andorra, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Burundi, Cameroon, Colombia, Costa Rica, Cote D’Ivoire, Croazia, Cipro, Danimarca, Ecuador, Eritrea, Etiopia, Finlandia, Francia, Georgia, Ghana, Grecia, Haiti, Honduras, Islanda, India, Giappone, Lettonia, Liechtenstein, Monaco, Montenegro, Myanmar, Netherlands, Nuova Zelanda, Macedonia del Nord, Norvegia, Repubblica della Corea, Moldavia, Romania, Rwanda, San Marino, Serbia, Slovacchia, Isole Solomon, Sudan del Sud, Spagna, Svezia, Svizzera, Thailandia, Togo, Regno Unito e Uruguay.

Il resto dei paesi, una maggioranza di 98 paesi, ha invece votato a favore. Fra loro, l’Afghanistan, Brasile, Cina, Iran, Iraq, Irlanda, Lussemburgo, Messico, Marocco, Polonia, Portogallo, Qatar, Slovenia, Turchia e Ucraina. Nell’Unione Europea, quindi, abbiamo sette no, sette sì e tredici astensioni. Insomma, davvero scandalosi. La Polonia, forse per la prima volta, si differenzia dall’Unione Europea e non per l’omofobia e il bigottismo, bensì perché hanno deciso di essere umani. Ricordiamo, comunque, la brevissima disputa con Israele avuta lo scorso anno: Polonia e Israele in crisi politica per una legge sui discendenti degli ebrei.

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Ma passiamo all’Italia. Perché l’Italia, che chiede la pace per l’Ucraina, che va contro la Russia, ha votato contro una mozione che potrebbe, chissà, portare alla fine di un lunghissimo conflitto? No, no, ovviamente non hanno detto perché i palestinesi non sono biondi, bianchi e con gli occhi azzurri. La scusa fornita a La Repubblica è che «il nostro voto contrario è stato determinato in particolare da un elemento: nella risoluzione si fa riferimento all’area religiosa del Monte del Tempio in una modalità che non abbiamo apprezzato».

Nel testo si parla del luogo sacro alla religione ebraica come «territorio palestinese occupato», citando il nome arabo di “Haram al-Sharif”. Quello stesso luogo è sacro anche per gli islamici, è infatti la Moschea di Al Aqsa. Ma è comunque un luogo occupato… Non è così? Davvero per una religione hanno avuto il coraggio di sacrificare delle vite umane? Dei bambini? Delle donne? Degli uomini? Dei ragazzi? Dei giornalisti? Vi ricordo la storia di Shireen Abu Aqleh, giusto in caso qualcuno avesse dimenticato che Israele ha ammesso di averla uccisa.

Intanto dall’ambasciata israeliana di Roma arrivano i ringraziamenti: «Grazie Italia per il tuo voto, assieme ad altri 16 Paesi, contro la risoluzione unilaterale dell’Onu. Questa è un’importante presa di posizione morale contro la negazione dei legami ebraico-cristiani con il Monte del Tempio». L’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan (un ex uomo politico, rivale di Netanyahu nel Likud), ha attaccato duramente la mozione, domandando ai membri del Comitato se fossero «favorevoli a un percorso di trattative e riconciliazione, oppure no». Ma vedremo come andrà a finire: la risoluzione adesso dovrà passare adesso al voto dell’Assemblea generale, ed è molto articolata e complessa.

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