Il liceo del Made in Italy del Governo Meloni

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Prima dicono di voler eliminare i forestierismi… E poi pensano a un liceo Made in Italy. Non è una fake news, non è una frase estrapolata. Vogliono proprio creare un liceo del Made in Italy. È stata proprio la premier Giorgia Meloni, quella diplomata a un liceo linguistico (indirizzo alberghiero), a lanciare quest’idea in occasione del Vinitaly di Verona, tuttavia già ne aveva parlato in campagna elettorale. L’obiettivo di questo progetto sarebbe quello di creare delle professionalità che promuovano e difendano le eccellenze italiane a livello globale. Il disegno di legge è stato già depositato lo scorso 25 gennaio.

Almeno questa volta non è un divieto, ma una proposta. Peccato che, al momento, le priorità della scuola e dell’Italia non siano quelle di creare un nuovo indirizzo, quanto più evitare che gli studenti muoiano di freddo, o sotterrati sotto agli edifici crollati, o ancora che si suicidino a causa delle troppe pressioni a cui vengono sottoposti sin da tenera età. E dobbiamo parlare dei 24 CFU divenuti 60 CFU e poi completamente dimenticati dai ministeri e dal governo? Va bene, parliamone perché evidentemente il governo vuole istituire un nuovo liceo, ma non vuole far diventare degli studenti dei docenti.

Come si diventa oggi docenti? Ne abbiamo parlato lo scorso giugno, ma proviamo a fare un riassunto. «Approvata questa notte dal Senato la modifica al DL 36, nell’ambito della formazione docenti, con cui abbiamo stabilito che il tirocinio rappresenterà il 30% dei 60 crediti complessivi, quindi 20 crediti (12 ore per ogni credito)», disse l’ex ministro dell’istruzione Bianchi alla Camera. Il decreto fu approvato con 179 voti a favore, 22 contrari e nessuna astensione e sarà (perché ancora dopo mesi non è avvenuto nulla) gestito dalle singole università e si concluderà con una prova scritta e una lezione simulata. Il concorso poi sarà così composto:

  • una prova scritta con più quesiti a risposta aperta volta all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato sulla disciplina della classe di concorso o tipologia di posto per la quale partecipa, nonché sulle metodologie e le tecniche della didattica generale e disciplinare, sull’informatica e sulla lingua inglese;
  • prova orale: nella quale si accertano, oltre alle conoscenze disciplinari, le competenze didattiche e le capacità e l’attitudine all’insegnamento anche attraverso un test specifico;
  • valutazione dei titoli;
  • graduatoria di merito, in base ai punteggi ottenuti nella prova scritta, nella prova orale e nella valutazione dei titoli, nel limite dei posti messi a bando (quindi la GM comprende i soli vincitori).
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A ciò si aggiunge anche l’anno in prova: per superare questo periodo, bisognerà svolgere servizio almeno per 180 giorni, di cui 120 in attività didattiche, e in più ci sarà un test finale e una valutazione del dirigente scolastico che sarà ascoltato dal comitato per la valutazione dei docenti, sulla base dell’istruttoria di un docente tutor. Se non lo si supera, può essere ripetuto una sola volta. Se lo si supera, il docente lavorerà nella stessa scuola. O almeno, così dovrebbe essere. Perché ancora non abbiamo alcuna certezza. Perché il governo non ne parla. Pensa sempre ad altro. A delle priorità, come togliere diritti, vietare forestierismi e creare nuovi licei.

Il nuovo liceo del Made in Italy presentato da Giorgia Meloni

Un mix di italiano, matematica, diritto, economia e lingue, insomma delle materie che già si studiano in diversi corsi di studio tradizionali. «Stiamo pensando a un liceo del Made in Italy per valorizzare percorsi che spieghino il legame che esiste tra nostra cultura, i territori e la nostra identità», ha detto la premier Giorgia Meloni al Vinitaly. Il piano è quindi fare un biennio con materie tipiche come le già citate italiano, matematica e lingue, insieme a scienze, chimica, filosofia, storia, e ancora materie di diritto, economia, marketing e tutela del made in Italy oltre a studi sul mercato internazionale «per tutelare il brand italiano».

Ovviamente, ci sarà anche religione cattolica o attività alternative, non poteva di certo mancare. La premier, sempre al Vinitaly, ha anche sottolineato che è «un dovere sostenere questo settore perché funziona anche grazie alla capacità di mettere insieme tradizione e modernità. L’impegno del governo è anche con i provvedimenti che abbiamo immaginato non solo per le imprese, ma anche per i giovani per un ricambio generazionale». «Noi siamo primi produttori al mondo, secondi consumatori al mondo, terzi esportatori al mondo. E questo settore funziona soprattutto anche grazie alla capacità di mettere insieme tradizione e modernità», ha aggiunto.

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Il disegno di legge si chiama “Delega al Governo per l’istituzione del liceo del Made in Italy” ed è stato depositato il 25 gennaio scorso, firmato dalla senatrice di Fratelli d’Italia Carmela Bucalo. All’Ansa ha spiegato la senatrice: «L’obiettivo è creare figure specialistiche che permettano di avere un patrimonio culturale sia in campo giuridico che tecnico per avere professionisti altamente specializzati. Quello attuale è un mercato sempre più in evoluzione, risentiamo dell’agguerrita concorrenza della Cina e dobbiamo salvaguardare le piccole imprese e tutelare i prodotti del Made in Italy». Il piano è avere le prime classi già dall’anno scolastico 2024-2025.

Lo studente, poi, finito il liceo, potrà anche iscriversi all’università, e le facoltà più indicate sarebbero Economia, Marketing e Legge, oppure potrà continuare con un Istituto Tecnico Superiore. «Abbiamo percorsi di studio molto lunghi e il mondo del lavoro richiede invece una formazione che si adatti velocemente ai cambiamenti che richiede il mercato». Eh sì, percorsi di studio molto lunghi. Come quello per diventare insegnante, con laurea triennale, specialistica, tirocinio, uno pseudo master e anche un anno in prova. Invece, pensa te, per diventare Presidente del Consiglio basta un diploma di scuola superiore. Davvero divertente l’Italia. Chissà perché i cervelli scappano.

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