Liceo Cavour e la decisione di mettere l’asterisco nelle comunicazioni

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La lingua cambia, non dovrebbe essere una novità per nessuno. Basti pensare come dal latino e dal greco antico, siamo arrivati all’italiano. In effetti, se ci pensate bene, in latino esisteva il genere neutro, tuttavia in italiano non l’abbiamo ereditato, così come non esiste anche in altre lingue. Per questo motivo, il liceo Cavour, un classico, ha deciso di essere più inclusivo e introdurre l’asterisco alla fine delle parole di genere maschile o femminile, come “alunna” o “alunno” e “ragazzi” e “ragazze”. Tuttavia, non a molti è piaciuto questo passo in avanti.

Il discorso sul linguaggio inclusivo è abbastanza complesso, soprattutto se parliamo della lingua parlata. L’Accademia della Crusca ha rifiutato la schwa, che era stata proposta insieme all’asterisco per avere un modo per includere anche le persone non binarie. Tuttavia, secondo i linguisti italiani il sesso biologico e l’identità di genere devono essere trattate come questioni differenti dal genere grammaticale. Tale scelta è stata giustificata ricordando che l’italiano ha due generi grammaticali, il maschile e il femminile.

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Sul caso è intervenuto anche il linguista accademico Paolo D’Achille: «È senz’altro giusto, e anzi lodevole, quando parliamo o scriviamo, prestare attenzione alle scelte linguistiche relative al genere, evitando ogni forma di sessismo linguistico. Ma non dobbiamo cercare o pretendere di forzare la lingua – almeno nei suoi usi istituzionali, quelli propri dello standard che si insegna e si apprende a scuola. “Niente schwa e asterischi. Non forziamo la lingua al servizio dell’ideologia per quanto buona questa ci possa apparire».

Tuttavia, il liceo classico Cavour di Torino ha deciso di essere inclusivo, di far stare a proprio agio i suoi studenti, non solo quellǝ non binarǝ ma anche le persone transgender, che potranno utilizzare un nome diverso da quello della propria nascita. Questo ovviamente ha scatenato Matteo Salvini e fan vari, insieme ai Pro Vita, che si vedono privati di una lettera, ma ha anche portato molte persone a difendere il liceo. Purtroppo questa è una situazione abbastanza delicata, ma il rispetto va portato sempre.

È una situazione delicata non perché l’italiano non possa cambiare. D’altronde la lingua e il lessico sono soggetti a continue modifiche, così come cambiano le generazioni. Avreste mai pensato che “petaloso” potesse essere inserito nel dizionario italiano (a quanto pare la Crusca accetta un termine inventato da un bambino, ma non delle modifiche per essere più inclusivi)? È delicato perché non è facile pronunciare l’asterisco e la schwa. Anche quest’ultima che ha un suono già utilizzato in altre lingue o persino nel dialetto napoletano, può essere complessa.

I cambiamenti, comunque, avvengono con il tempo. Chissà che fra qualche anno non diverrà realtà? Chissà che fra qualche anno, oltre a utilizzarla nello scritto, non la utilizzeremo anche nel parlato? Ovviamente sarà una scelta. Non è detto che se la schwa o l’asterisco vengano accettati dalla Crusca, poi debbano essere utilizzati da tutti. Semplicemente, ci sarà più motivazione e soprattutto non sarà un errore grammaticale. Vediamo, comunque, la scelta del liceo Cavour.

L’asterisco nelle comunicazioni del liceo Cavour di Torino

Il Consiglio d’Istituto del liceo Cavour ha preso questa decisione a maggio scorso, proposta da un docente che aveva nella propria classe una persona in transizione di genere. Per questo motivo, una delle scuole più antiche di Torino di cui sono stati allievi personalità che vanno da Luigi Einaudi a Cesare Pavese ha deciso di essere la più moderna e di utilizzare per le comunicazioni (collettive o individuali, esterne o interne, dalle circolari agli eventi) l’asterisco alla fine delle parole al posto del maschile o femminile.

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Il liceo Cavour di Torino

Il preside, Vincenzo Salcone, ha affermato: «Le generazioni che frequentano adesso le superiori sono molto avanti. C’è una grande sensibilità verso questi temi e la risposta è stata estremamente positiva. Abbiamo formalizzato all’interno di un regolamento quello che loro vivono nella quotidianità. Questioni come queste sono vissute in modo problematico dagli adulti, non dai giovani. La nostra Costituzione vieta le discriminazioni, incluse quelle sul sesso. Non abbiamo fatto niente di rivoluzionario, se non dare attuazione al trattato costituzionale nelle nostre normative interne».

«Siamo un liceo classico rigoroso, dove ci si impegna parecchio e si studia tanto. Il liceo classico non è un percorso qualunque e noi siamo uno tra i più impegnativi e duri. Ma se il rigore metodologico e didattico ci consente di mantenere le radici ben salde, un’altra questione è l’attenzione verso le persone. La nostra stessa Costituzione vieta le discriminazioni.

Non abbiamo fatto niente di rivoluzionario, se non dare attuazione al dettato costituzionale. Siamo una scuola impegnativa dove c’è grande attenzione alle persone. Poi rimaniamo sabaudi, quindi quando facciamo una cosa non abbiamo mai bisogno di mettere i cartelli in giro per dire che l’abbiamo fatta».

Una decisione che riguarda solo un istituto e che non annulla in alcun modo le persone di genere maschile e femminile. Una decisione che non fa del male a nessuno. Una decisione presa da persone istruite, ma che Matteo Salvini ovviamente deve giudicare perché, altrimenti, non sarebbe il leader della Lega: «Un conto è il rispetto, altro conto è una folle corsa verso il niente. Basta», scrive su Twitter. Ma sapete qual è la cosa che fa più ridere?

Lega e Fratelli d’Italia non hanno voluto approvare il DDL Zan perché pretendevano l’autonomia scolastica e non è giusto che le scuole debbano fare delle riflessioni per la giornata contro l’omofobia. Però se una scuola decide di propria autonomia, parlando fra docenti, con studenti e per gli studenti, di inserire l’asterisco al posto del genere maschile o femminile, allora l’autonomia scolastica non va più rispettata. “Un conto è il rispetto“, ha scritto Salvini. E allora che si decida a rispettare.

In ogni caso, il problema più grave, sono i commenti che la notizia ha scatenato. La cosa più assurda che ho letto è «se io fossi studente del Liceo, mi sentirei discriminato, vorrei essere chiamato Studente». Il genere fluido è inclusivo, include sia studente che studentessa che studentǝ, per una persona che non si identifica nei due generi. Un’altra invece (che parla da “madre”, come se essere madre significhi essere un professore) descrive il liceo Cavour «semplicemente ridicoli,ipocriti e vergognosi», ma forse alla signora serve proprio tornare a scuola.

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Altri ancora, degni del peggior partito d’Italia, scrivono che a breve gli studenti della scuola utilizzeranno «Disoccupat*, Sfruttat*, Sottopagat*, Emigrat*, Schiav*», come se il problema del precariato e dello sfruttamento dei giovani sia nell’utilizzare o no un asterisco. Poi, ovviamente, ci sono i drammatici: «Sta avvenendo uno smantellamento scuola italiana. Prima didattica a distanza, poi proposta riforma maturità senza prove scritte, infine iniziative come quella Liceo Cavour di Torino di scrivere nelle comunicazioni student* al posto di studenti e studentesse. Salviamo la scuola». Ma per l’amor di Dio.

Maurizio Gasparri di Forza Italia invece dà la colpa al politicamente corretto, e infatti siamo quasi stupiti da quanto tempo ci abbiano messo a mettere in campo la carta politically correct: «Un’altra assurdità del “politicamente corretto” che sta sterminando la lingua italiana. Al Liceo Cavour di Torino non ci saranno più studenti e studentesse, ma solo STUDENT*. Una spersonalizzazione che non ha nulla di educativo. A cosa arriveremo?».

C’è comunque qualcuno che comprende che non c’è niente di male nell’utilizzo dell’asterisco in una sola scuola: «Il liceo Cavour di Torino che scrive «student*» nelle comunicazioni ufficiali sperimenta e non fa un torto a nessuno: se la scelta si rivelerà utile e condivisa sarà il primo di tanti, altrimenti tornerà presto a «studenti». Non vedo il motivo della polemica, francamente», scrive Davide Piacenza su Twitter.

Jacopo Rosatelli, assessore alle Pari Opportunità del Comune di Torino e anche ex allievo, esprime «la più viva soddisfazione e un incoraggiamento a procedere in questa direzione, nell’esclusivo interesse delle giovani generazioni che vivono ogni giorno nelle nostre scuole». Chiede in più un incontro con i vertici dell’istituto e ribadisce ancora «apprezzamento e sincera emozione per la vostra decisione in merito al linguaggio inclusivo». A chi critica invece, dice che «non capisce che queste iniziative sono nell’interesse delle persone che frequentano la scuola».

Anche il segretario regionale del Pd, Paolo Furia, risponde a Salvini: «È grave che una persona delle istituzioni utilizzi la macchina del fango social per attaccare un liceo e racimolare qualche consenso facile sulle questioni di genere». Tutto quel che c’è da dire è amen. Perché Matteo Salvini, che tra l’altro esce da un liceo classico ma ha dimenticato fin troppe nozioni fondamentali che vengono insegnate a scuola (incluso il termine casus belli, proprio alla base del latino), lo fa solo per ottenere quei consensi che sta perdendo.

Anche Zerocalcare, fumettista e da poco sceneggiatore della serie Netflix Strappare lungo i bordi, si è espresso sul caso del liceo Cavour: «La famosa schwa non è una soluzione ottimale per tanti motivi: perché ci sono difficoltà di pronuncia, perché quando scrivi a mano non si riesce a capire bene che cos’è e via dicendo. Però penso che il suo valore sia quello di imporre una riflessione attorno alla lingua». E noi, ancora una volta, diciamo bravo Calcare, perché ancora una volta colpisce nel segno. Il problema della schwa e dell’asterisco sta che fa riflettere, e a molte persone questo non piace.

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