Forestierismi: FdI propone sanzione fino a 100.000 euro per chi utilizzerà parole non italiane in pubblica amministrazione

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C’era un tale, tanti ma non troppi anni fa, che voleva abolire qualsiasi forestierismo dalla lingua italiana, che ha attuato una vera e propria de-anglicizzazione della nostra lingua. Ma non mi viene proprio in mente il suo nome. Oggi abbiamo Fratelli d’Italia, più nello specifico Fabio Rampelli, che propone una «sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro» per chiunque continui a utilizzare dei forestierismi a partire dalla pubblica amministrazione. Sarà forse perché molti politici non conoscono l’italiano, quindi figuriamoci l’inglese?

Cos’ha fatto di male l’inglese? È la lingua internazionale, quella che dovrebbe essere studiata come si deve per assicurarci un futuro che in Italia, è evidente, non possiamo avere, eppure in molte scuole viene insegnata veramente male, con metodi antichi e soprattutto senza far fare conversazione, che forse è la cosa più importante quando stai imparando una lingua. Ci mettono davanti un libro con la grammatica e ci dicono di impararla a memoria, poi ci interrogano senza però farcela mettere in pratica. Ed è così che un’intera generazione, forse anche di più, ha imparato l’inglese su internet, oppure non l’ha imparato affatto.

Tuttavia, altre generazioni ancora dimostrano di non conoscere neanche le basi della nostra splendida quanto complicata lingua, in che modo potrebbero conoscere l’inglese? E non parliamo solo di commentatori seriali sui social e principali elettori della destra che non sono realmente capaci di scrivere commenti con una punteggiatura corretta oppure con un congiuntivo al posto giusto, ma spesso sono anche gli stessi politici a fare seri errori (posso dire “orrori“?) grammaticali. Come non dimenticare “il migrante è un gerundio” pronunciato da Matteo Salvini?

Eppure, eppure la destra ci riprova. Ci riprova a far tornare sempre più indietro la nostra bella Italia, invece di pensare a come risollevare non solo l’economia, ma anche il futuro dei giovani (ministra Bernini, stiamo ancora aspettando il decreto sui 60 CFU per diventare insegnanti!) con leggi magari sul salario minimo. Però poi i loro elettori come ci sfruttano e soprattutto come si lamentano che i giovani sono scansafatiche che non accettano una paga da 300 euro al mese per lavorare 6 giorni su 7, orario completo? Ma noi non permettiamoglielo. Per favore, fermiamoli.

Multa per chi utilizza forestierismi: la proposta di legge di FdI

È ormai una battaglia che dura da anni, ma questa volta Fratelli d’Italia è al potere, quindi chissà. «La lingua italiana rappresenta l’identità della nostra Nazione», leggiamo. In realtà però all’estero siamo conosciuti (letteralmente, parlo da studentessa Erasmus) per la mafia, per il cibo e per Berlusconi. Oh, e perché facciamo cadere governi con uno schiocco di dita. La lingua italiana è un patrimonio «ricevuto in eredità dal nostro passato e dalla nostra storia» e quindi «dobbiamo imparare a considerarlo un bene comune».

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Cambiamento climatico, disoccupazione, precariato, crisi economica. Ma pensiamo ai termini inglesi nella lingua italiana. Meglio combattere i termini in inglese che sono ormai «una prassi comunicativa che, lungi dall’arricchire il nostro patrimonio linguistico, lo immiserisce e lo mortifica». Rischiamo quindi un «collasso dell’uso della lingua italiana fino alla sua progressiva scomparsa». Si aggiunge che in Italia «non esiste alcuna politica linguistica, anzi, il linguaggio della politica, nel nuovo millennio, si è anglicizzato sempre di più».

Poi l’Inghilterra non fa più parte dell’Unione Europea, quindi perché utilizzare la lingua di un paese che ha deciso di uscire dall’Unione (non lo dico io, l’ha proprio detto Rampelli)? «In un’ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria diventa quanto mai prioritaria la conservazione della lingua italiana si rende necessaria una legislazione che tuteli la nostra lingua perché chi parla solo l’italiano oggi rischia il fallimento dell’incomunicabilità, ma il rischio ancora più grande è che si perda la bellezza di una lingua complessa e ricca come la nostra».

Pongo una domanda prima di passare al dettaglio della proposta di legge e alla risposta dell’opposizione: ma Rampelli è a conoscenza del fatto che il governo formato dalla leader del suo partito ha letteralmente un ministero che si chiama “Made in Italy“? Chiedo e basta.

Il dettaglio della proposta di legge

  • Articolo 1: “La Repubblica garantisce l’uso della lingua italiana in tutti i rapporti tra la pubblica amministrazione e il cittadino nonchè in ogni sede giurisdizionale”.
  • Articolo 2: “La lingua italiana è obbligatoria per la promozione e la fruizione di beni e di servizi pubblici nel territorio nazionale”. Ovvero gli enti pubblici e privati “sono tenuti a presentare” in lingua italiana qualsiasi documentazione “relativa ai beni materiali e immateriali prodotti e distribuiti sul territorio nazionale”. E ogni informazione presente in un luogo pubblico “ovvero derivante da fondi pubblici” deve essere trasmessa in lingua italiana.
  • Articolo 3: Inoltre, per ogni manifestazione, conferenza o riunione pubblica organizzata nel territorio italiano è obbligatorio “l’utilizzo di strumenti di traduzione” per garantire “la perfetta comprensione in lingua italiana dei contenuti dell’evento”.
  • Articolo 4: “Chiunque ricopre cariche” all’interno delle istituzioni italiane, della pubblica amministrazione, di società a maggioranza pubblica e di fondazioni “è tenuto” alla conoscenza e alla padronanza scritta e orale della lingua italiana, “le sigle e le denominazioni delle funzioni ricoperte nelle aziende che operano nel territorio nazionale” devono essere in lingua italiana. E anche i “regolamenti interni delle imprese che operano nel territorio nazionale” devono essere redatti in lingua italiana.
  • Con l’articolo 5 si punta a modificare l’articolo 1346 del codice civile, ovvero diventa obbligatorio l’utilizzo della lingua italiana nei contratti di lavoro: “Il contratto deve essere stipulato nella lingua italiana”.
  • L’articolo 6 della pdl prevede che negli istituti scolastici di ogni ordine e grado e nelle università pubbliche italiane “le offerte formative non specificamente rivolte all’apprendimento delle lingue straniere devono essere in lingua italiana”.
  • Con l’articolo 7 si istituisce presso il ministero della cultura “il Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana nel territorio nazionale e all’estero”: sarà presieduto da rappresentanti dell’Accademia della Crusca, della società Dante Alighieri, dell’istituto Treccani, del ministero degli affari esteri, del ministero dell’istruzione e del merito, dell’università e della ricerca, del dipartimento per l’editoria della presidenza del Consiglio e della Rai. Dovranno promuovere “la conoscenza delle strutture grammaticali e lessicali della lingua italiana”, l’uso “corretto della lingua italiana e della sua pronunzia” nelle scuole, nei mezzi di comunicazione, nel commercio e nella pubblicità; l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università; “l’arricchimento della lingua italiana allo scopo primario di mettere a disposizione dei cittadini termini idonei a esprimere tutte le nozioni del mondo contemporaneo, favorendo la presenza della lingua italiana nelle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione”; nell’ambito delle amministrazioni pubbliche “forme di espressione linguistica semplici, efficaci e immediatamente comprensibili, al fine di agevolare e di rendere chiara la comunicazione con i cittadini anche attraverso strumenti informatici”.
  • L’articolo 8 tratta il tema delle sanzioni: “La violazione degli obblighi di cui alla presente legge comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 euro a 100.000 euro”.
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La riposta dell’opposizione

«Pensavamo di averne viste già molte di proposte sconclusionate e al limite del ridicolo da parte di questa maggioranza, ma quella che giunge con apposito disegno di legge da parte del vicepresidente della Camera Rampelli le batte tutte. L’alfiere di Fratelli d’Italia porta in Parlamento una crociata contro i “forestierismi”, prevedendo sanzioni da 5.000 a 100.000 per chi dovesse violare l’italico idioma. Peccato che sia proprio il suo governo ad aver istituito il Ministero del “made in Italy”. Rampelli denuncerà il collega di partito Urso che è a capo di un siffatto ministero,  tanto incline al forestierismo perfino nel suo nome?», affermano gli esponenti del M5S.

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Adolfo Urso, ministro del Made in Italy

Continuano: «Insomma è lo stesso governo di cui lui fa parte ad essere responsabile dell'”inquinamento della lingua italiana”, denunciato nella relazione alla sua legge. Speriamo si tratti di un clamoroso misunderstanding, o fraintendimento che dir si voglia, ma temiamo che si tratti invece dell’ennesima boutade di un partito e di una maggioranza evidentemente incapaci di coprirsi di ridicolo anche solo per un giorno. Che cosa ne penserà Giorgia Meloni, che il giorno del suo insediamento si è orgogliosamente definita una underdog della politica?».

Benedetto Della Vedova di +Europa ironizza sempre sul Made in Italy e sull'”underdog” della Meloni, e poi domanda: «Il passo successivo quale sarà, onorevole Rampelli? Cancellare il day hospital? Abolire streaming e download? Tornare a chiamare Pallacorda lo sport di Panatta? Promuovere un uso corretto della lingua italiana è condivisibile, farlo con divieti e sanzioni di stampo autarchico è comico». Calenda su Twitter invece: «Oggi è in corso uno scontro titanico per la palma della presa di posizione più cretina tra Ignazio La Russa e Rampelli, che presenta una legge contro chi non usa la lingua italiana nelle istituzioni pubbliche e nelle società partecipate».

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