Impariamo il Polacco #110 – Il polacco è una lingua difficile da imparare?

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E con in sottofondo All’inferno ci sarà felicità di Hazbin Hotel, inizio questo articolo della rubrica Impariamo il polacco sul perché il polacco sia una lingua difficile da imparare per un parlante italiano che ha come conoscenza di lingue straniere solo l’inglese e lo spagnolo – ovvero: io! Per scrivere quest’articolo non utilizzerò solo la mia esperienza degli ultimi anni nell’imparare il polacco, anche perché come ho detto più volte ho iniziato a studiarlo sul serio solo post laurea magistrale, ma visto che laurea triennale e magistrale a qualcosa devono essermi pur servite, userò anche le conoscenze di linguistica e didattica della lingue.

Com’è iniziata? Beh, tutta colpa del mio ragazzo. Ha osato scrivere di non sapere esattamente perché il polacco sia una lingua complessa, e io l’ho presa un po’ come una sfida e quindi ho scritto un messaggio di 4011 caratteri e 666 parole (restando a tema Hazbin Hotel), che ora sto trasformando in articolo che tu, probabilmente studente autodidatta di polacco L2 o peggio LS, starai leggendo per cercare un po’ di solidarietà. Se invece sei un parlante polacco che voleva dimostrare che il polacco non è una lingua difficile da imparare, mi spiace ma sei nel posto sbagliato.

Didascalia: deve essere difficile essere fidanzati con me

Prima di iniziare con l’articolo, vi ricordo che adesso questa rubrica si è trasferita su TikTok! Potete trovare le mie disavventure lì e prometto che pubblicherò un po’ più frequentemente. Ho quasi finito gli esami del Master, quindi non ho più scuse (solo il lavoro e il volontariato in ESN ma se non sono sotto pressione non do il meglio di me). E ora, proviamo a rispondere alla domanda: il polacco è una lingua difficile da imparare?

Il polacco è una lingua difficile da imparare?

Facciamo una premessa: il polacco è una lingua affascinante, ricca di storia e cultura, parlata da oltre 40 milioni di persone in Polonia e nelle comunità polacche sparse per il mondo. È una lingua slava occidentale, vicina al ceco e allo slovacco, ma con caratteristiche tutte sue che la rendono particolarmente impegnativa per chi non ha una base slava. Ad esempio, per chi parte dall’inglese o da una lingua romanza come l’italiano o lo spagnolo, il polacco può sembrare un labirinto fonetico e grammaticale: suoni sconosciuti, parole lunghe e piene di consonanti, una sintassi flessibile e un sistema di declinazioni che mette alla prova anche la memoria più allenata.

Quando si parla di lingue e difficoltà di apprendimento, la prima cosa da chiarire è che non tutte le lingue sono “difficili” allo stesso modo per tutti. Dipende da dove si parte. Un madrelingua spagnolo troverà l’italiano molto più accessibile rispetto a chi parla cinese, così come un ucraino farà meno fatica ad imparare il polacco rispetto a un inglese. Ma al di là della vicinanza linguistica, c’è anche un altro modo di classificare le lingue: la morfologia, cioè come le parole cambiano per esprimere significato. Le lingue del mondo possono essere divise in quattro grandi categorie morfologiche:

  • Isolanti (come l’inglese o il cinese): le parole sono invariate e si combinano con altre per dare senso alla frase. “I go”, “you go”, “they go” — la parola go non cambia mai.
  • Agglutinanti (come il turco o il finlandese): ogni parola base si arricchisce con vari “pezzi” (prefissi, suffissi) e ognuno ha un significato preciso. Un’unica parola può contenere soggetto, oggetto e verbo.
  • Flessive (come l’italiano e il polacco): le parole cambiano forma per indicare ruolo grammaticale, tempo, genere, numero, persona. Non si attaccano semplicemente pezzi, ma la parola stessa si trasforma.
  • Polisintetiche (alcune lingue indigene del Nord America): una sola parola può contenere un’intera frase, incorporando soggetto, oggetto, verbo e persino informazioni spaziali o temporali.

Il polacco e l’italiano appartengono entrambi al gruppo delle lingue flessive, il che significa che già di partenza non sono le più semplici. Ma tra le due, il polacco ha una complessità maggiore per chi parte da zero e ha come base l’inglese (faccio l’esempio dell’inglese e non dell’italiano in quanto la prima è parlata da più persone ed è la lingua straniera più studiata, quindi è più semplice che possa essere una base comune per più persone).

Italiano vs Polacco: chi vince la sfida della difficoltà?

Ora chiaramente penserete: è ovvio che un’italiana ritenga più complesso il polacco. No, assolutamente no. Da quando ho iniziato questa rubrica, ho preso due lauree (una triennale e una magistrale, decidete voi se considerarne una o due, io so solo che le tesi che ho scritto sono due) e sto concludendo un master. Ma quando ho iniziato la magistrale i miei studi si sono orientati sullo studio della lingua italiana, tant’è che la mia tesi è stata in Storia della Lingua Italiana e in Didattica delle lingue e ora il Master che sto frequentando è Didattica dell’Italiano Lingua non Materna, perciò io so che l’italiano è difficile. Semplicemente non è difficile quanto il polacco.

Prendiamo come punto di riferimento un parlante inglese, la gran parte dei giovani e non solo parla l’inglese quindi può essere una lingua che in qualche modo ti aiuta a impararne altre. Ad esempio l’italiano, che, per quanto flessivo, ha una curva di apprendimento più morbida rispetto al polacco. Vediamo perché!

I casi grammaticali

Il polacco ha sette casi grammaticali (il latino che studiamo a scuola come lingua morta ne ha sei, solo per farvelo sapere). Questo vuol dire che i nomi, i pronomi, gli aggettivi cambiano forma a seconda del loro ruolo nella frase. La parola “casa” in polacco è dom, ma a seconda del contesto può diventare domu, domem, domach, domowi, e via dicendo. In italiano? Si dice “casa”, e se devi indicare la funzione grammaticale, basta cambiare la preposizione: a casa, con la casa, nella casa. Di base, quindi, impari di-a-da-in-con-su-per-tra-fra con rispettivi significati, ed è fatta!

Il sistema verbale

In italiano i verbi cambiano per tempo, persona e modo. Ma il polacco fa un passo in più: distingue anche tra aspetto verbale. Cosa vuol dire? Che devi sapere non solo “quando” succede un’azione, ma anche se è conclusa o meno. Ogni verbo ha spesso due forme: una imperfettiva (azione non completata) e una perfettiva (azione completata). È come se per ogni verbo in italiano esistessero due parole distinte: una per “mangiare in generale” e un’altra per “mangiare tutto e finire il piatto”.

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Semplicemente io & la mia tesi di 150+ pagine sull’apprendimento dell’italiano standard e neostandard come lingua straniera

Il neostandard

In più, in italiano la tendenza è quella di semplificare. Il cosiddetto italiano neostandard tende a usare solo tre/quattro tempi verbali: presente, passato (prossimo o remoto, in base al contesto diatopico in cui ti trovi) e imperfetto. E il futuro? Sostituito dal presente indicativo. E il congiuntivo o il condizionale? Sostituiti dall’imperfetto indicativo. Di base, basta imparare questi tempi verbali per poter avere una conversazione in italiano (chiaramente, in contesti non accademici, io sto parlato di una lingua imparata per comunicare con il popolo). Tutte le varie congiunzioni, la quale, il quale, poiché, … No. Che. Basta quello. Non sai quando dire gli o le? Non c’è problema, gli italiani hanno semplificato: si dice solo gli.

Ora, io chiaramente sto imparando il polacco da libri e da corsi online e sto usando un metodo induttivo in modo da imparare le regole in base agli esercizi o comunque a quello che vedo, perché è così che sto insegnando l’italiano e in base ai miei studi è il metodo che oggi più è funzionale, ma probabilmente anche in polacco esiste un neostandard, e sicuramente se vivessi in Polonia sarebbe più semplice da imparare. Dovrò comunque chiedere alle mie amiche polacche sul neostandard e, se foste interessati, scriverò un altro articolo a riguardo.

Il vocabolario e la familiarità

Anche il lessico gioca un ruolo importante. Un esempio lampante? L’ho scoperto dopo aver impostato la lingua polacca come predefinita nel mio cellulare, in particolare dopo aver provato a cercare un ricordo nelle storie su Instagram. I nomi dei mesi dell’anno, signori e signore. Ecco una piccola tabella comparativa tra inglese, italiano e polacco:

IngleseItalianoPolacco
JanuaryGennaioStyczeń
FebruaryFebbraioLuty
MarchMarzoMarzec
AprilAprileKwiecień
MayMaggioMaj
JuneGiugnoCzerwiec
JulyLuglioLipiec
AugustAgostoSierpień
SeptemberSettembreWrzesień
OctoberOttobrePaździernik
NovemberNovembreListopad
DecemberDicembreGrudzień

In italiano e inglese i nomi si somigliano: derivano tutti dal latino. In polacco… buona fortuna. E sì, anche i mesi si declinano! Il polacco ha molte strutture ereditate dal latino (vedasi i casi), una lingua flessiva morta ormai da secoli. Ironico, no? Studiamo il latino come lingua antica, ma il polacco lo tiene in vita in forma moderna, con una grammatica intricata e piena di eccezioni. Io sono laureata in Lettere Classiche, quindi ho una certa dimestichezza con il latino, e per questo posso dirvi che il polacco non può essere studiato come il latino: imparate le regole caso per caso senza raggrupparle, perché vi complicate solo la vita.

Nonostante comunque la struttura grammaticale sia simile a quella del latino, le parole derivanti dal latino sono molte meno rispetto a quelle in italiano e in inglese (non del tutto assenti, e infatti dalla mia esperienza posso dirvi che alcune parole sono semplici da ricordare, il problema poi è declinarle), e per questo per un inglese è più semplice imparare l’italiano rispetto al polacco, vista la somiglianza di molte parole.

In conclusione

Concludendo, quindi: il polacco è una lingua difficile da imparare? Quelli che ho fatto sono solo un paio di esempi, chiaramente possiamo parlarne e trovarne tanti altri – probabilmente ci farò un video su TikTok. Ma intanto possiamo dire che imparare il polacco è un’impresa affascinante (lo dico come consolazione) ma impegnativa. Per un parlante inglese con conoscenze di spagnolo e italiano, la sfida è grande. L’italiano, con la sua musicalità e regolarità, pur essendo complesso, si rivela più accessibile. Il polacco richiede più memoria, più pazienza, e una certa predisposizione a… soffrire un po’.

Ma se l’amore per una persona, una cultura o una storia ti porta verso una lingua, allora ogni ostacolo diventa un passo in più per capirla davvero.

Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull'italiano standard e neostandard, "paladina delle cause perse" e studentessa di Didattica dell'Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Instagram: @murderskitty

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