La sindrome del “non è mai abbastanza”: perché ti senti così anche quando fai tantissimo

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Hai presente quella sensazione? La giornata è finita, la tua lista di cose da fare è più corta di stamattina, hai risposto a decine di email, hai gestito un imprevisto, hai persino trovato il tempo per fare la spesa e cucinare qualcosa di salutare. Eppure, mentre ti siedi sul divano o ti stendi sul letto, un pensiero si fa strada nella mente: “Avrei dovuto fare di più”. Non sei sola. Benvenuta nel club della sindrome del “non è mai abbastanza”, un’epidemia silenziosa che colpisce professionisti, studenti, genitori, volontari e chiunque cerchi di dare il massimo in un mondo che sembra chiederci sempre di più.

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È un paradosso frustrante: più facciamo, più ci sentiamo inadeguati perché pensiamo che avremmo potuto fare di più, forse anche perché non ci sentiamo molto apprezzati da chi ci circonda. Perché succede? E, soprattutto, come possiamo uscirne?

Le radici dell'”Avrei dovuto fare di più”: da dove nasce l’insoddisfazione?

Questa sensazione non nasce dal nulla. È il risultato di una miscela tossica di fattori interni ed esterni.

Questa sensazione non nasce dal nulla, ma è il risultato di una miscela tossica di fattori interni ed esterni. Da un lato, siamo immersi in una cultura della produttività tossica, quella “hustle culture” che glorifica l’essere sempre impegnati e ci fa sentire in colpa per ogni momento di riposo. L’idea di “hustle culture” (la cultura del darsi da fare senza sosta) ci ha convinti che il riposo sia per i deboli e che il nostro valore si misuri in base a quante cose riusciamo a spuntare dalla nostra to-do list. Se non siamo produttivi, ci sentiamo in colpa.

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A questo si aggiunge la pressione del confronto sociale perpetuo, amplificata dai social media: vediamo i traguardi dei nostri colleghi su LinkedIn, le vacanze perfette dei nostri amici su Instagram, i progetti creativi di sconosciuti su TikTok. Quello che non vediamo sono le difficoltà, i fallimenti e le ore di fatica dietro a quella facciata. Il risultato? Un metro di paragone irrealistico che ci fa sentire perennemente indietro.

Queste pressioni esterne, spesso, alimentano i nostri demoni interiori, primo fra tutti il perfezionismo: molti di noi hanno un critico interiore severissimo. Anche quando raggiungiamo il 99% di un obiettivo, la nostra mente si concentra su quell’1% mancante o imperfetto. Questo perfezionismo ci impedisce di riconoscere e celebrare i nostri progressi.

Questo stesso critico è quello che ci spinge a spostare continuamente il traguardo: non appena raggiungiamo un obiettivo, invece di fermarci a goderci il momento, ne fissiamo subito uno nuovo e più ambizioso. La linea del traguardo si sposta continuamente, e noi ci ritroviamo a correre una maratona senza fine, senza mai sentirci vincitori.

Come uscirne: 4 strategie per ritrovare l’equilibrio

Combattere questa sindrome non significa diventare pigri o smettere di avere ambizioni. Significa imparare a essere più gentili con noi stessi e a riconoscere il nostro valore reale. Ecco qualche strategia pratica.

Crea una “done list” (lista delle cose fatte)

Siamo ossessionati dalle “to-do list“. A fine giornata, prova a fare il contrario: scrivi una “done list”. Elenca tutto ciò che hai portato a termine, anche le piccole cose: quella telefonata difficile, aver riordinato la scrivania, aver ascoltato un amico. Vedere nero su bianco i tuoi sforzi è un potente antidoto contro la sensazione di non aver fatto nulla.

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Riscrivi la tua definizione di “produttività”

Essere produttivi non significa solo lavorare. È produttivo riposare, perché ci ricarica. È produttivo leggere un libro, perché nutre la mente. È produttivo passare del tempo con le persone che ami, perché ci dà gioia ed equilibrio. Includi il riposo, gli hobby e le relazioni nella tua idea di una giornata “ben spesa”.

Pratica il “sufficientemente buono”

Il perfezionismo è nemico della serenità. Abbraccia il concetto del “sufficientemente buono”. Spesso, l’80% del risultato si ottiene con il 20% dello sforzo. Chiediti: “Questo compito ha davvero bisogno di essere perfetto o è sufficiente che sia fatto bene?”. Imparare a lasciare andare ti libererà un’enorme quantità di energia mentale.

Festeggia le piccole vittorie

Hai finito un report complicato? Prenditi cinque minuti per un caffè, ascolta la tua canzone preferita, o semplicemente fai un respiro profondo e dì a te stesso/a: “Bravo/a”. Non aspettare i grandi traguardi per sentirti soddisfatto/a. La vita è fatta di piccoli passi, e ogni passo merita di essere riconosciuto.

Conclusione: stai già facendo abbastanza

La prossima volta che quel pensiero fastidioso (“non ho fatto abbastanza”) busserà alla tua porta, fermati. Fai un respiro profondo. Guarda alla tua giornata non con gli occhi del critico severo, ma con la gentilezza che riserveresti a un caro amico. La verità è che, molto probabilmente, stai già facendo abbastanza. Forse anche troppo. È ora di iniziare a crederci davvero.

Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull'italiano standard e neostandard, "paladina delle cause perse" e studentessa di Didattica dell'Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Instagram: @murderskitty

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