
Bullismo a scuola: oltre la violenza fisica, un fenomeno che preoccupa i genitori
Quando si parla di bullismo, spesso l’immaginario collettivo si concentra esclusivamente su episodi di violenza fisica: spinte, pugni, minacce. Tuttavia, il bullismo è un fenomeno ben più ampio e insidioso, che si manifesta anche attraverso forme psicologiche e relazionali. Uno sguardo attento rivela infatti quanto possa essere doloroso e destabilizzante il bullismo invisibile: l’esclusione sistematica da un gruppo, le prese in giro sottili ma costanti, l’isolamento, le dicerie fatte circolare di nascosto, e perfino il silenzio assordante dell’indifferenza.

Queste dinamiche sono spesso sottovalutate perché non lasciano lividi visibili, ma colpiscono nel profondo, intaccando l’autostima, il senso di appartenenza e la sicurezza emotiva della vittima. Il bullismo psicologico, proprio perché silenzioso, può durare a lungo ed essere difficilmente individuabile anche dagli adulti di riferimento. Inoltre, in epoca digitale, tali comportamenti possono proseguire anche fuori dalle mura scolastiche, attraverso il cyberbullismo.
Il cyberbullismo è una forma di prevaricazione che avviene tramite dispositivi digitali – smartphone, computer, social media, piattaforme di messaggistica – ed è spesso ancora più pervasiva e difficile da contrastare. A differenza del bullismo tradizionale, quello online può avvenire in ogni momento del giorno, rendendo impossibile per la vittima trovare uno spazio sicuro. I messaggi offensivi, le immagini condivise senza consenso, gli insulti nei gruppi chiusi o pubblici, e la creazione di profili falsi per deridere o minacciare sono solo alcune delle modalità con cui i ragazzi possono essere colpiti.
La diffusione virale dei contenuti amplifica l’umiliazione, trasformando episodi privati in spettacoli pubblici potenzialmente visti da centinaia o migliaia di persone. Ciò provoca un senso di impotenza e vergogna profondo, che può portare a gravi conseguenze psicologiche come ansia, depressione, ritiro sociale e, nei casi più gravi, ideazioni suicidarie.
È fondamentale che genitori, insegnanti e istituzioni siano formati e informati su questi rischi. Il dialogo aperto con i ragazzi, la promozione di un uso consapevole della tecnologia e l’educazione digitale devono essere pilastri centrali nella prevenzione. Allo stesso tempo, le scuole devono dotarsi di protocolli chiari per individuare tempestivamente i segnali di disagio e intervenire in modo coordinato con figure professionali competenti.
Bullismo e qualità dell’istruzione: le principali paure dei genitori italiani
In questo contesto, l’attenzione dei genitori verso la vita scolastica dei propri figli è più che giustificata. Un’indagine condotta da Novakid in diversi paesi fra cui anche l’Italia ha mostrato che il 44% dei genitori italiani teme il bullismo a scuola come una delle principali fonti di preoccupazione. Quasi un genitore su due. Questo dato rivela quanto il tema sia percepito come una minaccia reale al benessere psico-sociale dei bambini e ragazzi.

Accanto al bullismo, la qualità dell’istruzione rappresenta un’altra grande preoccupazione, segnalata dal 47% degli intervistati. I genitori temono che la formazione scolastica possa non essere adeguata, in termini sia di contenuti trasmessi sia di competenze pedagogiche degli insegnanti. In un mondo sempre più complesso, in cui ai giovani viene richiesto di sviluppare non solo conoscenze ma anche capacità relazionali, creative e critiche, l’efficacia del sistema educativo è un fattore centrale per il futuro dei figli. E d’altronde questo si vede da come oggi gli adolescenti, e anche i giovani adulti, soffrano molto di salute mentale e dell’ansia da prestazione, oltre che dalla pressione sociale di dover stare al ritmo stabilito da altri.
Tra le altre preoccupazioni espresse vi sono il sovraccarico di compiti, la mancanza di motivazione e di attenzione individuale, temi che si intrecciano con il senso di sicurezza e di benessere percepito a scuola. È interessante notare che, secondo lo studio, i genitori apprezzano le attività extracurriculari e le modalità di insegnamento interattive, che rendono l’apprendimento più coinvolgente e stimolano la curiosità degli studenti. Questo suggerisce che la scuola ideale, agli occhi delle famiglie, è quella capace di unire rigore e creatività, empatia e autorevolezza.

Il bullismo – nelle sue molteplici forme – e la qualità dell’istruzione sono due pilastri fondamentali su cui si gioca il rapporto di fiducia tra scuola e famiglia, e purtroppo questo governo che ha deciso di inserire il “merito” nel ministero dedicato alla scuola, tende solo a farci preoccupare di più. Ricordiamo tra l’altro i grandi scivoloni dello stesso Valditara, come quello sull’umiliazione degli adolescenti. Per rispondere alle preoccupazioni dei genitori non bastano soluzioni superficiali o interventi d’emergenza: serve un impegno continuativo, fatto di ascolto, formazione e collaborazione tra docenti, studenti e famiglie. Solo così sarà possibile costruire ambienti scolastici davvero inclusivi e capaci di proteggere e valorizzare ogni singolo alunno.
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Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull'italiano standard e neostandard, "paladina delle cause perse" e studentessa di Didattica dell'Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Instagram: @murderskitty