Giuseppe Valditara tra “umiliazione” e “immoralità”: il ministro dell’istruzione è rimasto al secolo scorso

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Scandalose e aberranti: non trovo altre parole per descrivere le ultime dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, leghista. Studenti che abbandonano la scuola e percepiscono il reddito di cittadinanza definiti come “immorali“, come se l’abbandono scolastico non fosse un problema della scuola e della società quanto una scelta dello studente, “umiliazione” definita come un «fattore fondamentale per la crescita e per la costruzione della personalità di una persona» e ovviamente la solita incoerenza della Lega: tra umiliazione e immoralità, la Lega e il Governo Meloni vogliono che «nelle scuole ritorni un clima di serenità e di dialogo». Ma in che modo?

A me fanno un po’ sorridere le dichiarazioni del Ministro leghista Giuseppe Valditara… Sapete perché? Perché è proprio un leghista a parlare di umiliazione come momento di crescita: mi fa pensare a quando Matteo Salvini è stato umiliato, non dico a livello nazionale perché dovrei scriverci un interno articolo a riguardo, quanto più a livello internazionale. Parliamo di quando il leader leghista è andato in Polonia e il sindaco polacco gli ha detto: «Io non la ricevo, venga con me al confine a condannarlo [Putin]», mostrando la maglia che l’ex ministro italiano indossava tutto sorridente in una vecchia foto. E lui che ha fatto? Ha bofonchiato qualcosa senza però condannare Putin.

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Poi, a distanza di mesi, forse un po’ spronato anche dalle elezioni politiche e dall’alleanza con Giorgia Meloni, ha deciso di voltare le spalle al suo Paese del cuore (la Russia, si intende) e al suo caro amico Vladimir Putin. Tornando ancora un po’ più dietro, però, quando il problema principale dei media non era la guerra in Ucraina quanto più il Coronavirus, il nostro caro Salvini è stato premiato dalla BBC per essere uno dei tre politici che più condividevano fake news sui social media. Insieme a lui, gli amici Bolsonaro e Trump.

Umiliante, vero? Cos’ha imparato Matteo Salvini da queste umiliazioni? Sarebbe istruttivo e illuminante se ricevessimo davvero una risposta, per comprendere se le dichiarazioni del ministro Valditara abbiano senso.

Le aberranti parole del ministro Giuseppe Valditara

Il reddito di cittadinanza

Iniziamo da quella sul reddito di cittadinanza. Secondo il modesto parere del ministro Valditara, ci sono «ragazzi che preferiscono ricevere il reddito anziché studiare e formarsi per costruire un dignitoso progetto di vita». I dati a cui fa riferimento sono stati condivisi da La Repubblica, secondo cui dei 364.101 giovani tra i 18 e i 29 anni che ricevono il sostegno alla povertà, 11.290 hanno al massimo la licenza elementare, altri 128.710 si fermano alla licenza media. Potremmo dire tantissime cose sulla dispersione scolastica e universitaria, e lo stesso ministro avrebbe potuto chiedersi: perché gli studenti abbandonano gli studi? Cosa non va nel sistema scolastico e universitario italiano?

E invece ha deciso di attaccare, un po’ come fanno tutti, il reddito di cittadinanza. Certo, esistono dei dati che testimoniano come 11.290 giovani tra i 18 e i 29 anni che ricevono il reddito hanno al massimo la licenza elementare e di altri 128.710 che si fermano alla licenza media, ma esistono quelli che dicono che questi ragazzi hanno abbandonato la scuola proprio per ricevere il reddito di cittadinanza? Perché altrimenti sono solo altri dati non dico inutili, ma inutili per la battaglia contro il sostegno alla povertà.

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Forse il Ministro dell’Istruzione invece di preoccuparsi dei giovani che ricevono il reddito di cittadinanza dovrebbe cominciare a impegnarsi a rendere la scuola un luogo un po’ più sereno per gli studenti come per i docenti, per spronare i primi a studiare e i secondi a non perdere la passione per il proprio lavoro.

Dovrebbe mandare avanti l’istruzione in Italia con la modernità che negli altri Paesi europei è normalità, cercare di non far crollare gli edifici scolastici e, perché no, anche non rendere sempre più impossibile il percorso per chi vuole diventare un insegnante, dato che, siamo onesti, ora come ora ci vogliono minimo sei anni (ma in genere molto di più) solo per poter accedere ai concorsi e finire in una graduatoria.

Continua poi il ministro Giuseppe Valditara, dicendo che la proposta di abolire il reddito di cittadinanza «mostra come la parola Merito nella visione mia e del governo non sia un orpello retorico, ma un preciso indirizzo politico», definendo «disumano» «convivere con l’illegalità, calpestare il diritto allo studio, educare i ragazzi al mantenimento a spese della società». Ah! E qui lo volevo. Disumano è calpestare il diritto allo studio? Perfetto, allora iniziamo a non far pagare centinaia di euro agli studenti per un loro diritto, partendo dai libri e dai materiali scolastici che anno dopo anno costano sempre di più e che spesso è impossibile trovare usati.

Parliamo del costo dei mezzi pubblici, che fino a dicembre abbiamo il bonus trasporti che paga una parte delle spese, ma poi? Come si spostano i pendolari? Parliamo delle ore passate sui mezzi pubblici che non funzionano, che fanno ore intere di ritardo o dentro cui piove? Oppure vogliamo ancora parlare di come molti studenti siano costretti a dover seguire dei percorsi psicologici perché traumatizzati o semplicemente maltrattati da docenti che hanno dimenticato come si svolge il proprio mestiere? E non entro nel merito degli universitari, perché se iniziassi a parlare di come il loro diritto allo studio venga calpestato, inizierei oggi e finirei dopodomani. Quindi, caro ministro Giuseppe Valditara, quale diritto allo studio è disumano calpestare?

L’umiliazione

Andiamo avanti, vi va? Il ministro Valditara, intervendo al meeting “Direzione Nord“, si è detto favorevole ai lavori socialmente utili ma soprattutto all’umiliazione: «Se ci si limita a sospendere per un anno un ragazzo violento, c’è il rischio che fuori dalla scuola faccia altri atti di teppismo o che si dia a spaccio o microcriminalità». E quindi, qual è la soluzione, signor ministro dell’istruzione? Come li aiutiamo questi ragazzi? «Quel ragazzo deve essere seguito». Giusto! Giustissimo! Percorso psicologico o di psicoterapia per comprendere cosa abbia portato questo ragazzo a perdere la retta via. Giusto?

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No, mi spiace, non è stata la sua risposta. «Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche, evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale per la crescita e per la costruzione della personalità, di fronte ai suoi compagni è lui lì che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. La stigmatizzazione pubblica». Ci sono studi psicologici che testimoniano come umiliare un individuo dando una “lezione” di fronte a tutti per insegnargli qualcosa, serva solamente a causare dolori e traumi che restano per tutta la vita.

Consiglio al ministro Valditara lo studio (non la lettura, proprio lo studio) della dottoressa Marte Otten e del professore Kai J Jonas, “Humiliation as an intense emotional experience: evidence from the electro-encephalogram“. Basterebbe, tuttavia, confrontarsi con degli psicologi che seguono degli studenti di scuole elementari e superiori che sono stati umiliati dai propri docenti, per comprendere come anche per un bambino piccolo l’umiliazione sia deleteria per la propria personalità e la propria autostima, altro che “fondamentale per la crescita“.

Ho imparato che umiliare un’altra persona significa imporle un destino inutilmente crudele.

Nelson Mandela

«Questo ragazzo ha sbagliato e nessuno è legittimato a dire “No, ma questo ragazzo in fondo magari poteva avere le sue motivazioni”», conclude il Ministro Valditara. L’intervento è avvenuto in relazione a un atto di bullismo in un istituto tecnico di Gallarate (provincia di Varese) «dove all’indomani di un atto di violenza compiuta da uno di questi ragazzotti, un bullo (…) il dirigente scolastico ha riunito 2 mila ragazzi: li ha voluti responsabilizzare in un discorso molto duro, ma anche molto maturo. Ha parlato ai loro cuori, alle loro menti, e ha avuto un grande successo».

Conclusioni

Caro ministro Valditara, non sono stata soddisfatta quando ho visto il suo nome nella lista di Ministri. Non La conoscevo, né La conosco ora, ma ho visto che è un docente universitario laureato in giurisprudenza, e neanche la sua età mi ha dato più di tanta soddisfazione dato che, con tutto il rispetto di questo mondo, le generazioni sono cambiate e la scuola deve stare al loro passo. Tuttavia, mi son detta: diamogli una possibilità, magari davvero riuscirà a rivoluzionare la scuola e a riportare l’Italia all’antico splendore, a far sentire bene gli studenti nell’ambiente scolastico spronandoli a studiare non per ottenere merito, ma per conoscenza e cultura personale.

Davanti a una generazione che fa i TikTok durante le lezioni, ottenendo successo, likes e stima da parte di tantissimi coetanei, c’è bisogno di docenti che riescano a far comprendere loro che c’è tempo per qualsiasi cosa. Quando si sta a scuola, si deve stare attenti, e per stare attenti bisogna riuscire a intrattenere gli alunni, a rendere attuali i programmi di studio. Da laureata in Lettere Classiche, mi chiedo in che modo possa essere più utile per gli studenti conoscere a memoria le date delle guerre che ci sono state secoli fa, ma trattare in maniera molto limitata la Guerra Fredda e quello che c’è stato dopo.

Da studentessa di Studi Italiani che ha appena concluso un corso in Metodologia e Didattica della Storia, mi rendo conto che arrivare a parlare di Mani pulite/Tangentopoli avvenuto circa 30 anni fa, sarebbe forse troppo, ma i ragazzi hanno bisogno di conoscere l’epoca in cui viviamo e come siamo arrivati a questo punto. Lei dice che «tutti devono capire che la scuola è un luogo sacro, inviolabile e dove si formano i cittadini del domani», ma non è con l’umiliazione e con la punizione che si raggiungono questi obiettivi.

Viviamo in un’era in cui gli adolescenti sono divisi fra quelli tanto sensibili ed empatici, che hanno a cuore il proprio presente quanto il proprio futuro, e quelli che semplicemente se ne fregano, che sono irrispettosi, maleducati e pensano di avere il mondo ai propri piedi. Se punisce questa generazione, quello che otterrà è semplicemente rabbia sui social network che prima o poi esploderà in qualche manifestazione (a proposito, cosa mi dice delle richieste degli studenti della manifestazione dello scorso venerdì?) e sicuramente non a suo favore.

VuoLe aiutare gli studenti, vuole aiutarci? Allora invece di pensare a togliere il reddito di cittadinanza a chi purtroppo ha dovuto abbandonare il percorso d’istruzione, ascolti noi studenti. Ci incontri e ci faccia parlare della nostra scuola, della nostra università, della nostra istruzione. Perché a vivere questi anni scolastici siamo noi e non lei, che si è laureato in Giurisprudenza (ci sono esami di didattica, psicologia dell’educazione, pedagogia, nel piano di studi?) prima che gli adolescenti di oggi ancora nascessero. Quindi, l’umiliazione e l’immoralità, la lasci ai suoi tempi.

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