Tra pop e pensiero critico: il ritorno di Rettore con “Antidiva”  

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Il nuovo singolo di Rettore, “Antidiva”, è attualissimo! Viviamo in un’epoca in cui l’identità sembra passare prima dalla fotocamera che dalla coscienza. Un’epoca in cui si è quel che si posta, in cui il silenzio è sospetto e l’assenza dai social equivale quasi a non esistere. Tra selfie, stories e filtri, anche la musica – spesso – rincorre la stessa estetica: levigata, prevedibile, sempre rassicurante.

Ed è proprio in questo scenario così affollato, ma spesso privo di autenticità, che Rettore torna a far sentire la sua voce. Con Antidiva, nuovo singolo fresco e spiazzante, l’artista mette in scena una vera e propria presa di posizione culturale, utilizzando il linguaggio della dance per dire qualcosa di molto più profondo.

Il primo impatto con Antidiva potrebbe ingannare: ritmo ballabile, testo apparentemente leggero, strofe che sembrano quasi nonsense. Ma dietro quell’ironia ficcante, si nasconde una riflessione netta sul modo in cui oggi costruiamo (e consumiamo) la nostra immagine.

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“Non vi taggo, non me la tiro” – canta Rettore, svuotando di significato uno dei gesti più comuni del nostro quotidiano digitale. Non è solo provocazione, è un rifiuto consapevole: non giocare secondo le regole imposte da una vetrina in cui tutti devono essere sempre al massimo, sempre impeccabili, sempre performanti. Antidiva si rivolge direttamente a questa ossessione di apparire, e lo fa con leggerezza, ma senza indulgere. È una canzone che non predica, ma punge. Che ride, ma lascia il segno.

Essere antidiva oggi non significa solo rifiutare le logiche dello show business, ma anche sottrarsi a un modello sociale che impone efficienza, bellezza conforme, perfezione digitale. Rettore – che ha sempre incarnato l’anticonvenzionale, fin dagli anni ’80 – torna a ribadire il valore della differenza. E lo fa con una leggerezza solo apparente, che nasconde una critica tagliente al nostro tempo.

In Antidiva c’è qualcosa di profondamente culturale: l’idea che si possa vivere, comunicare e creare senza inseguire il consenso a ogni costo. È un invito a ritrovare la propria voce, anche se stona. A dire no, anche se tutti dicono sì. E a smettere di rincorrere un’immagine perfetta, perché spesso – come insegna Rettore – è proprio nell’imperfezione che nasce la libertà.

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