Uniba: «Vieni a studiare in Puglia», rette più basse, ma è solo uno dei tanti problemi

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Oggi mi sono svegliata e ho trovato un articolo notizia riguardo le tasse dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. A quanto pare, il rettore Stefano Bronzini ha pensato di trovare un modo per invogliare gli studenti del sud a scegliere l’Uniba e non un’altra università magari fuori dalla Puglia, e questo modo sarebbe ridurre le tasse. Peccato, però, che sia solo uno dei tantissimi problemi che andrebbero risolti nell’università, e i vari commenti che l’articolo ha ricevuto ne sono la testimonianza.

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Non parlerò ancora una volta dei professori sadici e inumani che ho trovato durante il mio percorso di studi in quest’università, perché per quanto abbiano reso la mia laurea un vero inferno, per quanto persino persone che si sono laureate da anni ricordino il brutto periodo dell’università, dicendo che non consiglierebbero l’Uniba neanche al loro peggiore nemico, ci sono, pensate, dei problemi persino peggiori che andrebbero risolti.

Ma comunque i docenti che vivono nel secolo scorso, che umiliano gli studenti come se non fossero persone al loro pari, i programmi di studio che non sono al passo con i tempi, le modalità d’esame che non mettono alla prova lo studente (questo, in realtà, è un problema che si può condividere in tutta Italia, come anche il problema dei docenti, e le testimonianze che ho ricevuto ne sono la conferma), sono anche un problema che andrebbe risolto per invogliare gli studenti a restare.

Per capire meglio quello di cui parlo, vi invito a leggere le urla silenziose degli studenti. Non può esistere, in un Paese civile, che degli universitari si suicidino per lo studio. E non dovrebbe neanche esistere che una docente butti a terra il libro di uno studente di proposito, o che un docente dica a una studentessa che prova il suo esame, il suo ultimo esame, da un anno che non la farà mai laureare. Queste situazioni non ti rendono più forte, ma contribuiscono solo a farti scegliere un’università diversa. E l’Uniba questo dovrebbe capirlo.

Uniba: il problema non sono solo le tasse

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Già lo scorso anno il rettore Bronzini aveva cercato di trovare un modo per incentivare le le studentesse a iscriversi a corsi dove la presenza femminile è minore del 30%, diminuendo per loro le tasse. E probabilmente ha funzionato visto che ha continuato sulla retta delle tasse. Ma poi il rettore dove ha intenzione di mettere tutti gli studenti? Farò un esempio, proprio con il suo corso, che io ho frequentato ormai cinque anni fa.

Era un corso di letteratura inglese, meraviglioso. Il rettore è un grandissimo docente, capace di spiegare e intrattenere allo stesso tempo, e per questo motivo le sue lezioni erano sempre piene. Piene al punto che l’aula C, una delle aule più grandi dell’Ateneo, non era abbastanza. Piene al punto che gli studenti dovevano sedersi per terra, e a volte non c’era spazio neanche lì. Poi, in realtà, io ho avuto una situazione simile anche con un altro corso, che era solo per lettera classiche (ovvero il curriculum di lettere meno frequentato). Non c’era spazio a terra dentro l’aula, e quindi ci dovevamo sedere a terra, fuori dall’aula.

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Questa foto risale al 2019, uno dei corridoi dell’ateneo dell’Uniba, secondo piano

Non sarebbe meglio risolvere questo problema, in particolare considerando che tutto sta tornando in presenza nonostante ci siano tantissimi contagi ogni giorno? Anche se ora siamo vaccinati, il Covid-19 continua a esistere e a dare problemi proprio come lo dà un comune raffreddore. E vogliamo parlare anche dei tetti che gocciolano? Oddio, forse ormai la situazione si sarà risolta, ma ricorderò per sempre quei secchi messi nel corridoio per raccogliere l’acqua che cadeva dal soffitto.

E parliamone. Parliamo anche delle segreterie. Sono andata in Erasmus due volte. La prima è stata un parto. Mi misero in una sede che non avevo scelto, con un codice diverso in cui non potevo dare esami. Feci il cambio meta, e dopo un mese che attendevo e chiamavo e mi dicevano di attendere, se ne sono usciti con “effettivamente lei ha fatto il cambio meta, ma non è stato protocollato” e poi dopo averlo fatto, si sono dimenticati di mandare la nomination (e me ne sono accorta solo perché due settimane prima di partire ho scritto all’università estera).

La seconda volta, invece, hanno fatto uscire le graduatorie a metà giugno, con le deadline delle università estere scadute a inizio giugno. E voi direte: vabbè, avranno chiamato per risolvere la situazione. No, spettava a noi studenti chiamare, spiegare che abbiamo una segreteria che va a rilento e chiedere di poter comunque partire il primo semestre. Se dicono sì, bene. Altrimenti puoi anche rinunciare all’Erasmus. E le borse di studio, poi? Potrei davvero parlare per ore.

In ogni caso, io parlo per le facoltà umanistiche, dove non abbiamo laboratori, e per questo riporto alcuni dei commenti sotto al post dell’articolo in questione, che dovrebbero far ragionare il rettore dell’Uniba che sicuramente vuole incitare gli studenti a studiare, ma dovrebbe iniziare riprendendo i propri insegnanti e anche le segreterie:

  • «Sembra il minimo, si pagano tasse carissime per avere in cambio servizi pessimi e professori con metodi di insegnamento arretrati e privi di componente pratica spesso anche poco preparati. In queste condizioni manco a costo 0 ne varrebbe la pena»;
  • «Altro che tasse. Abbiamo un’Università da serie C che vuol fare pagare le tasse pari alle Università di serie A. Dovrebbero come minimo azzerarle. Ora il problema è che la penuria di iscritti non giustifica più tante cattedre farlocche e quindi a tanti docenti e ricercatori di serie C, trema la terra sotto i piedi»;
  • «20 anni fa ho pagato le rette più alte per stare in aule fatiscenti, seduta a terra nei corridoi a fare gli esami, non avere l’attrezzatura nei laboratori, perdere giorni in fila alla segreteria. E potrei continuare all’infinito. Poi mi sono laureata in una difficile materia scientifica che mi avrebbe aperto tante porte e invece come un numero siamo stati buttati nella mischia senza un orientamento in uscita serio. Non manderei il mio peggior nemico a Bari»;
  • «Non bastano le rette più basse. Io ricordo che pagavo tasse per laboratori che non esistevano. Occorre investire nelle strutture e tecnologia»;
  • «La peggiore esperienza della mia vita avere a che fare con l’Uniba»;
  • «Non basta la retta bassa ma sono importanti i servizi erogati e la professionalità dei docenti»;

E potrei continuare ancora e ancora e ancora. Caro rettore, Lei può davvero metterci anima e cuore nell’invitare gli studenti nella nostra Università, nella nostra bella regione. Ma quando trovi dei docenti che si credono Dio sceso in terra, che hanno perso la passione per la propria materia o che semplicemente vedono gli studenti solo dalla testa in su, sempre e solo dei numeri di matricola, sarà difficile che un ragazzo scelga di restare.

Rette basse e zero tasse per incentivare le iscrizioni dei migliori. Il rettore Bronzini: stop ai cervelli in fuga con un’offerta di qualità

Pubblicato da La Gazzetta del Mezzogiorno su Sabato 16 luglio 2022

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