Archeoplastica: il progetto per la sensibilizzazione sull’inquinamento da plastica sulle spiagge

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Oggi voglio parlare di Archeoplastica, un progetto che si occupa di sensibilizzare tramite i reperti in plastica trovata sulla spiaggia. Quante volte ci capita di trovare della plastica sulla spiaggia? Magari mentre camminiamo, magari mentre ci facciamo il bagno, magari mentre ci stiamo rilassando. E quante volte ci capita di buttare qualcosa e pensare: vabbè, tanto lo fanno tutti, non farò io la differenza. Beh, spero nessuna. Ricordate che ogni singolo gesto potrebbe in qualche modo influenzare il futuro, per cui se fino ad adesso ve ne siete fregati, adesso cominciate a importarvi dell’ambiente e del vostro futuro.

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Vi abbiamo già parlato deiprogetti dell’Unione Europea riguardo alla plastica e all’inquinamento, ma facciamo un passo indietro per chi si fosse perso l’articolo a riguardo. Qualche mese fa vi avevamo presentato il problema delle tonnellate di plastica, di cui il 60% si trova nelle discariche o nell’ambiente, inclusi gli oceani e portando così alla morte di 1 milioni di uccelli acquatici e di 100 mila mammiferi marini ogni anno. A soffrire il nostro menefreghismo erano quindi gli animali. Tuttavia, dopo un’analisi dettagliata, era stata proposta la bozza di un accorso per diminuire l’inquinamento.

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Archeoplastica. Un pallone dei mondiali dell’Italia risalente al 1986-1990

È stata presentata dal Perù e dal Ruanda e ha subito ottenuto l’appoggio di diversi paesi (25 hanno già aderito mentre altri 50 hanno preso un impegno formale) tra cui anche quello dell’Unione Europea. Bruxelles ha chiesto che venga creato un comitato intergovernativo per gestire i negoziati futuri. Il ministro della biodiversità francese Bérangere Abba ha detto che se il mondo non dovesse agire «ci sarebbe più plastica negli oceani che pesci nel 2050». L’incontro si è tenuto a Ginevra.

Hanno partecipato più di mille rappresentanti proveniente da 140 paesi e diverse Ong. La risoluzione sarà l’oggetto di un’assemblea ambientale delle Nazioni Unite a Nairobi nel 2022, ma con il sostegno di tutti quei paesi non dovrebbero esserci ulteriori problemi. «25 più 50 prima ancora di iniziare è un buon numero», ha detto il funzionario per l’ambiente tedesco Jochen Flasbarth in una conferenza stampa. «È difficile prevedere quando impiegheranno le negoziazioni, non penso che sarà questioni di mesi ma piuttosto di qualche anno per vedere la convenzione entrare in vigore», ha aggiunto.

Finché però gli esseri umani non riusciranno a intervenire in modo concreto, magari creando meno sporcizia e cercando un modo per smaltire quella che già esiste, la situazione non può cambiare più di tanto. Per questo un progetto come quello di Archeoplastica, che adesso è anche abbastanza virale su TikTok (noi, siamo onesti, l’abbiamo scoperto proprio lì), è tanto importante. Perché interessa, accoglie le persone e soprattutto è interessante e utile.

Cos’è Archeoplastica

«Mi chiamo Enzo Suma e da oltre dieci anni lavoro come guida naturalistica ad Ostuni (Br). Sono il fondatore di MILLENARI DI PUGLIA una realtà dell’alto Salento impegnata nella fruizione, nella valorizzazione del territorio, nell’educazione ambientale e anche nel volontariato naturalistico. Dal 2018 siamo impegnati attivamente nella sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento da plastica e organizziamo diverse giornate di raccolta collettiva durante la quale partecipano decine di persone. Io personalmente sono un accanito raccoglitore di plastiche spiaggiate», leggiamo sul sito ufficiale di Archeoplastica.

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Archeoplastica. Il misterio clown greco, risalente agli anni ’60

Aggiunge che «è proprio durante queste raccolte che ho avuto l’idea del progetto supportato dai tanti amici che mi hanno seguito in questi anni. Sfruttare i tantissimi rifiuti spiaggiati che hanno anche più di cinquant’anni per portare l’osservatore a riflettere da un’altra prospettiva sul problema inquinamento plastica nel mare. Un museo virtuale dove osservare tutti i reperti e acquisire informazioni e tante mostre, soprattutto nelle scuole, dove poter vedere dal vivo ciò che il mare ci ha restituito».

«L’idea è maturata quando ho trovato per la prima volta un rifiuto di fine anni ’60. Si trattava di una bomboletta spray Ambra Solare con il retro ancora leggibile che riportava il costo in lire. UN RIFIUTO DI OLTRE CINQUANT’ANNI FA! Quando pubblicai la foto su facebook scoprii lo stupore della gente nel vedere un prodotto così vecchio ancora in buono stato tra i rifiuti in spiaggia. E da quel post scaturirono dai lettori tante riflessioni sul problema della plastica.

Da quell’episodio ho iniziato a raccogliere sempre di più e a mettere da parte tutti i prodotti vintage di un’età variabile dai trenta ai sessant’anni. Ho imparato a riconoscerli e fino ad ora HO RACCOLTO OLTRE 200 REPERTI DATABILI TRA GLI ANNI ’60 E GLI ANNI ’80. Alcuni sono davvero spettacolari e riportano ben in evidenza la scritta in lire oltre ad avere uno stile retrò particolare».

È possibile visitare i reperti del museo, oltre che sui profili social, anche sul link incorporato sopra, che è un museo virtuale con le immagini suddivise in categorie: tutte, anni 60, anni 70 e anni 80, anche con una descrizione dell’oggetto, degli anni da cui proviene e anche del posto in cui è stato ritrovato. Ad esempio, per gli anni 60 troviamo il gelato miniball Eldorado, un «vecchissimo contenitore di gelato vaniglia e cioccolato» con i colori delle squadre.

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Archeoplastica

Il progetto Archeoplastica è molto interessante e utile, poiché fa comprendere al lettore quanto quella singola bottiglia che lascia sulla spiaggia pensando che tanto se la porterà via il madre, o che tanto lo fanno tutti, ha davvero un impatto. Gli anni ’60 sono sessant’anni fa. Vi rendete conto quanto sia importante rispettare l’ambiente? Grazie, Archeoplastica.

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