Hamdan Ballal, regista palestinese premio Oscar, picchiato e arrestato dai coloni israeliani

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Il recente attacco al regista palestinese Hamdan Ballal da parte di coloni israeliani nella località di Susya, in Cisgiordania, rappresenta un episodio allarmante che evidenzia le tensioni persistenti nella regione. Ballal, noto per aver co-diretto il documentario premio Oscar No Other Land, è stato aggredito e successivamente detenuto dalle forze militari israeliane, sollevando interrogativi sulla sicurezza e sui diritti dei palestinesi nei territori occupati. Anche se questi interrogativi ce li solleviamo da, ormai, anni.

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HOLLYWOOD, CALIFORNIA – MARCH 02: L-R) Basel Adra, Rachel Szor, Hamdan Ballal, Yuval Abraham, winners of the Best Documentary Feature Film for “No Other Land”, pose in the press room during the 97th Annual Oscars at Dolby Theatre on March 02, 2025 in Hollywood, California. (Photo by Jeff Kravitz/FilmMagic)

No Other Land è un documentario che racconta la distruzione della comunità palestinese di Masafer Yatta, in Cisgiordania, evidenziando le difficoltà affrontate dai palestinesi a causa delle demolizioni e delle politiche israeliane nella regione. Il film, diretto da un team congiunto di registi palestinesi e israeliani, tra cui Ballal e Abraham, ha ricevuto riconoscimenti internazionali per la sua rappresentazione sincera e potente della realtà sul campo.

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L’attacco israeliano a Hamdan Ballal

L’attacco è avvenuto quando decine di coloni israeliani hanno lanciato pietre contro residenti, auto e abitazioni nel villaggio di Susya. Ballal è stato colpito alla testa durante l’assalto e, mentre riceveva cure mediche in un’ambulanza, è stato fatto scendere e arrestato dai soldati israeliani. Al momento, non è chiaro dove si trovi né se stia ricevendo le cure necessarie.

Yuval Abraham, co-regista israeliano di No Other Land, ha denunciato l’accaduto sui social, evidenziando la gravità della situazione e l’incertezza sulle condizioni di Ballal. Questo episodio solleva preoccupazioni significative riguardo alla protezione dei diritti umani e alla libertà di espressione nei territori occupati, in particolar modo in quella “unica democrazia del Medio Oriente” ma che da decenni sta perpetuando un genocidio nei confronti del popolo palestinese.

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L’aggressione a Ballal non è un caso isolato. Episodi simili si sono verificati in passato, con coloni israeliani che hanno attaccato registi e attivisti palestinesi impegnati a documentare le condizioni nei territori occupati. Questi attacchi rappresentano una minaccia diretta alla libertà di stampa e al diritto di documentare e denunciare le ingiustizie. Vedasi anche la storia di Shireen Abu Aklehm la giornalista di Al Jazeera “uccisa a sangue freddo” da Israele.

È fondamentale che la comunità internazionale presti attenzione a questi eventi e chieda responsabilità per le violazioni dei diritti umani da parte dello Stato di Israele, invece di stringere la mano al loro capo di Stato che gira l’Europa come se non avesse, sulle stesse mani, il sangue di bambini, donne e uomini. La protezione di individui come Hamdan Ballal, che lavorano per portare alla luce le realtà spesso nascoste del conflitto israelo-palestinese, dovrebbe essere una priorità per tutti coloro che sostengono la giustizia e la pace nella regione.

Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull'italiano standard e neostandard, "paladina delle cause perse" e studentessa di Didattica dell'Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Instagram: @murderskitty

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