Salvini contro il blocco di ChatGPT del Garante della Privacy

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Salvini si schiera dalla parte di ChatGPT. Bloccano la produzione di carne sintetica, cercano di eliminare dall’italiano tutti i termini in inglese, sono contro all’aborto, contro alla cannabis, contro ai matrimoni e le adozioni LGBT, sostengono solo la famiglia tradizionale anche se neanche loro ne hanno una… Insomma mettono blocchi su blocchi, divieti su divieti, ma non accettano quelle degli altri. E sia chiaro che noi siamo assolutamente contrari al blocco in Italia di ChatGPT da parte del Garante della Privacy, ma di certo Matteo Salvini con la destra italiana è l’ultimo che può fare la predica, dato che sono i primi a vietare ogni singola puzzetta.

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Cos’è la chat GPT? È l’abbreviazione di Chat Generative Pre-trained Transformer ed è un modello di chat robot basato su intelligenza artificiale e machine learning sviluppato da OpenAi. Qualunque cosa tu chieda alla Chat, che sia scrivere un testo storico, immaginare una conversazione tra due persone o creare il codice per un’app, lo fa, motivo per cui ormai da settimane è un fenomeno del momento. Ma qualcosa non è andato, e in Italia è stato bloccato.

Infatti, il 20 marzo scorso, ChatGPT, il più noto software di intelligenza artificiale relazionale capace di simulare ed elaborare conversazioni umane, ha subito una perdita di dati (data breach) riguardante le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento. Il Garante della Privacy ha affermato in una nota: «Stop a ChatGPT finché non rispetterà la disciplina privacy. Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma. L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria».

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Scrive ancora di aver rilevato «la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma», e a dimostrarlo sono le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono alla realtà, provocando un trattamento inesatto di dati personali.

Salvini è dalla parte di ChatGPT

Il ministro delle infrastrutture, vicepremier del governo italiano, influencer, food blogger, colui che a tutto pensa tranne che al suo ministero, Matteo Salvini, ha scritto una raffica di tweet abbastanza indignato decidendo di contestare la decisione del Garante della Privacy: «Trovo sproporzionata la decisione del Garante della Privacy che ha costretto #ChatGPT a impedire l’accesso dall’Italia, primo e unico Paese occidentale dove ciò avviene. Oltretutto sono ormai decine i servizi basati su intelligenza artificiale».

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Sottolinea che, «paradossalmente, poi, lo stesso ChatGPT alimenta la chat di Bing, motore di ricerca concorrente di Google, che rimane perfettamente accessibile. Ogni rivoluzione tecnologica comporta grandi cambiamenti, rischi e opportunità, è giusto controllare e regolamentare attraverso una collaborazione internazionale tra regolatori e legislatori, ma non si può bloccare, impedendo e danneggiando il lavoro di chi fa impresa, ricerca, innovazione».

Continua, in un altro tweet: «I produttori di ChatGPT hanno espresso disponibilità, auspico ci sia un rapido chiarimento e il ripristino dell’accesso. Peraltro, non bisogna essere ipocriti: problematiche legate alla privacy riguardano praticamente tutti i servizi online, serve buonsenso. Salvo che in caso di attività criminali o rischi per la sicurezza nazionale, io sono sempre contro ogni censura e per il libero pensiero. Non è accettabile che in Italia, patria di Galileo, Marconi e Olivetti, si debba prendere in considerazione di usare una VPN per superare un blocco come avviene in Cina e nei Paesi privi di libertà».

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