ChatGPT vietato dal Garante della Privacy italiano

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ChatGPT è il fenomeno del momento, in molti la usano per divertimento, altri semplicemente la utilizzano per passare il tempo, e qualche furbo anche per scuola o per lavoro. Con effetto immediato, il Garante della Privacy italiano ha disposto la limitazione temporanea del trattamento dei dati degli utenti italiani da parte di OpenAI, la società statunitense che gestisce la piattaforma. Di conseguenza, l’Autorità ha avviato un’istruttoria in merito alla questione.

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Chat GPT, ovvero Chat Generative Pre-trained Transformer, è un modello di chatbot basato su un’intelligenza artificiale e apprendimento automatico sviluppato da OpenAi. Qualsiasi cosa tu chiedo alla chat, che sia di scrivere un testo storico, immaginare una conversazione fra due persone o creare codici per un’applicazione, lei è capace di farlo, ed è per questo che ormai da settimane è divenuto il fenomeno del momento, tuttavia non è tutto oro ciò che luccica, e anche ChatGPT ha motivo di essere considerata preoccupante.

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Il 20 marzo scorso, ChatGPT, il più noto software di intelligenza artificiale relazionale capace di simulare ed elaborare conversazioni umane, ha subito una perdita di dati (data breach) riguardante le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento. Il Garante privacy, nel suo provvedimento, ha rilevato la mancanza di una informativa rivolta agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI. Inoltre, ha evidenziato l’assenza di una base giuridica che giustifichi la massiccia raccolta e conservazione di dati personali, finalizzata all'”addestramento” degli algoritmi alla base del funzionamento della piattaforma. Vediamo nello specifico cosa ha detto.

Il Garante della Privacy contro ChatGPT

Il Garante della Privacy ha affermato in una nota: «Stop a ChatGPT finché non rispetterà la disciplina privacy. Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma. L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria», facendo proprio riferimento al data breach dello scorso 20 marzo.

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Scrive ancora di aver rilevato «la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma», e a dimostrarlo sono le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono alla realtà, provocando un trattamento inesatto di dati personali.

Infine, secondo i termini pubblicati da OpenAI il servizio dovrebbe essere rivolto ai maggiori di 13 anni, tuttavia «l’Autorità evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza». «OpenAI, che non ha una sede nell’Unione ma ha designato un rappresentante nello Spazio economico europeo, deve comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo».

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