ChatGPT: iniziato l’esame delle misure proposte da OpenAI al Garante della Privacy

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Potremo riavere ChatGPT in Italia senza dover ricorrere a una VPN? Forse. Dipende tutto da come il Garante della Privacy valuterà le misure proposte da OpenAI, l’azienda che si occupa dell’intelligenza artificiale bannata in Italia. In una lettera molto lunga, hanno tentato di difendersi per far comprendere che non c’è nulla di pericoloso nei loro servizi, pur riconoscendo che «come qualsiasi altra tecnologia questi strumenti comportano rischia reali, per questo lavoreremo per garantire sicurezza a tutti i livelli», ma intanto anche altri paesi stanno riflettendo sui rischi del sito.

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Cos’è la chatGPT? È l’abbreviazione di Chat Generative Pre-trained Transformer ed è un modello di chat robot basato su intelligenza artificiale e machine learning sviluppato da OpenAi. Qualunque cosa tu chieda alla Chat, che sia scrivere un testo storico, immaginare una conversazione tra due persone o creare il codice per un’app, lo fa, motivo per cui ormai da settimane è un fenomeno del momento. Ma qualcosa non è andato, e in Italia è stato bloccato.

Infatti, il 20 marzo scorso, ChatGPT, il più noto software di intelligenza artificiale relazionale capace di simulare ed elaborare conversazioni umane, ha subito una perdita di dati (data breach) riguardante le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento. Il Garante della Privacy ha affermato in una nota: «Stop a ChatGPT finché non rispetterà la disciplina privacy. Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma. L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria».

Scrive ancora di aver rilevato «la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma», e a dimostrarlo sono le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono alla realtà, provocando un trattamento inesatto di dati personali.

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Il Garante della Privacy sta rivalutando ChatGPT

Tutto inizia da un comunicato del 31 marzo, in cui il Garantre della Privacy italiano afferma di rilevare «la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma» ChatGPT, e quindi «stop a ChatGPT finché non rispetterà la disciplina privacy».

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Il 4 aprile, poi, il nostro Garante ci informa che il giorno successivo ci sarebbe stato «un incontro, in videoconferenza, tra i rappresentanti di OpenAI e il Garante per la protezione dei dati personali». «L’iniziativa, apprezzata dal Garante, fa seguito alla lettera con cui ieri la società statunitense ha risposto al Garante per esprimere la propria disponibilità immediata a collaborare con l’Autorità italiana al fine di rispettare la disciplina privacy europea e giungere a una soluzione condivisa in grado di risolvere i profili critici sollevati dall’Autorità in merito al trattamento dei dati dei cittadini italiani».

Due giorni dopo ci fanno sapere com’è andato l’incontro: «OpenAI, pur ribadendo di essere convinta di rispettare le norme in tema di protezione dei dati personali, ha tuttavia confermato la volontà di collaborare con l’Autorità italiana con l’obiettivo di arrivare ad una positiva soluzione delle criticità rilevate dal Garante riguardo a ChatGPT». «OpenAI si è impegnata a rafforzare la trasparenza nell’uso dei dati personali degli interessati, i meccanismi esistenti per l’esercizio dei diritti e le garanzie per i minori e ad inviare al Garante entro oggi un documento che indichi le misure che rispondano alle richieste dell’Autorità».

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Infine, due giorni fa, «Il Garante per la protezione dei dati personali (Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia, Guido Scorza) si è riunito oggi, in seduta straordinaria, per un primo esame dei due documenti fatti pervenire da OpenAI». «Il Collegio tornerà a riunirsi martedì per proseguire l’esame delle misure proposte dalla società statunitense per rendere il trattamento dei dati degli utenti e degli interessati conforme alla normativa privacy».

Questo significa che nella prossima settimana potremmo avere un responso definitivo sulla presenza o assenza di ChatGPT in Italia. O meglio, sull’utilizzo o no dei VPN nel nostro paese.

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