Torino: “In altri anni ti avremmo bruciato”, antisemitismo verso un bambino ebreo

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Cosa succede agli undicenni del 2023? Solo ieri abbiamo parlato della povera ragazzina che è stata violentemente picchiata da un gruppo di coetanee e di ragazze più grandi solo per aver contattato un ragazzo. Oggi, invece, parliamo di un bambino ebreo vittima di antisemitismo. Di un bambino che si è sentito pronunciare una delle frasi più terrificanti da parte di un gruppo di undicenni durante una festa di compleanno: «Peccato che non siamo in altri tempi, ti avremmo potuto bruciare», gli hanno detto. I presenti hanno tutti riso della battuta. Ma in che Italia viviamo?

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Ripetiamo quello che abbiamo scritto anche ieri: i casi di bullismo aumentano di giorno in giorno, anche a causa dei social. Ad esempio, in questo caso le ragazzine hanno postato online il video dove picchiavano violentemente, addirittura vantandosi per quello che avevano fatto. Quindi si vedono i social come un palco scenico e in questo palco scenico c’è la violenza. Lo scorso anno abbiamo parlato di diversi casi di bullismo. Ad esempio, Alessandro, un ragazzino di 13 anni che si è suicidato: sul suo cellulare aveva ricevuto diversi messaggi, uno di questi recitava «ucciditi».

In Giappone il cyberbullismo è punito con un anno di carcere, in Italia invece qualche politico dà delle condoglianze e condanna l’accaduto, senza però fare davvero niente di concreto, eppure di ragazzi suicidatasi a causa di bullismo e cyberbullismo, in Italia, ce ne sono tanti. Il caso più famoso è quello di Andrea Spezzacatena, conosciuto online come il “ragazzo con i pantaloni rosa”, suicidato a causa dell’omofobia. Ma non solo. Il web è un posto non sicuro, e nessuno sembra voler proteggere i più deboli.

Tuttavia, in questo caso, non parliamo tanto di cyberbullismo, tantomeno di omofobia. Il bambino di 11 anni non è stato umiliato o insultato online, bensì mentre si trovava a una festa, in una situazione che sarebbe dovuta essere piacevole insieme a dei coetanei, bambini anche lui (ma da chi questi bambini hanno imparato a essere così cattivi?). In questo caso parliamo proprio di antisemitismo, ovvero il pregiudizio e l’odio nei confronti degli ebrei.

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Ma forse, oltre all’antisemitismo, c’è soprattutto l’ignoranza e la cattiveria. Cosa può saperne un bambino della shoa? E allora perché facciamo tante giornate, facciamo parlare i sopravvissuti, se i bambini non ascoltano?

Undicenne ebreo vittima di antisemitismo a Torino

Il bambino di undici anni indossava la kippah, ovvero il copricapo circolare usato correntemente dagli Ebrei maschi, e quindi era subito stato riconosciuto per la sua religione. E quindi dei coetanei gli hanno detto: «In altri anni ti avremmo bruciato». La notizia è stata condivisa poi dal presidente della comunità ebraica torinese, Dario Disegni, sentito in audizione alla commissione Segre del Comune. «Tutti gli altri si sono messi a ridere. Mi chiedo dove sentano certe cose e il ruolo delle famiglie», si è chiesto il presidente.

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Spiega poi: «In Italia, ma anche in molti altri Paesi, come Stati Uniti e Francia, stiamo assistendo a un aumento dell’antisemitismo. È preoccupante e mi chiedo se questi ragazzi ripetano discorsi che sentono in casa oppure acquisiscano senza filtri informazioni sulla rete, magari incappando in siti che divulgano fake news. Proprio l’accesso a informazioni false è un fenomeno che genera un odio generalizzato.

Al di là del singolo episodio, comunque, è innegabile come la crisi economica che stiamo vivendo ha portato molte persone ad aderire a teorie complottistiche e, come spesso è successo nella storia, a scivolare nell’antisemitismo». Si è poi detto molto preoccupato per la «demonizzazione dello Stato di Israele», facendo esplicito riferimento al recente convegno «Apartheid israeliano contro la popolazione palestinese»:

«Nessuno critica la libera discussione che si può avere su certe tematiche e che, peraltro, è in atto anche fra i cittadini israeliani. Ma quando si organizzano eventi di questo tipo sarebbe corretto che ci fosse un minimo di contraddittorio. Se si accusa Israele di essere uno Stato razzista e che pratica l’apartheid dal 1948 si supportano tesi infamanti e pericolose. È un falso storico, visto che il 25% degli abitanti non sono ebrei e godono tutti degli stessi diritti.

Ci sono arabi in Parlamento, nella Corte Suprema e, nella scorsa legislatura, facevano parte anche del Governo. Certe affermazioni, a senso unico, rischiano di poi di spostare l’odio verso Israele anche nei confronti delle comunità ebraiche. Sono atteggiamenti che ci preoccupano». 

Potrebbe interessarvi: Palestina: dieci cittadini sono stati uccisi da un raid israeliano (perché, sì, si può essere contro Israele che letteralmente uccide i palestinesi per il fatto di essere palestinesi, ma comunque non essere antisemiti e condannare qualsiasi azione antisemita).

Il consigliere di Fratelli d’Italia Giovanni Crosetto ha chiesto alla Commissione di «prendere le distanze da tesi come quelle sostenute in quel convegno», mentre il consigliere Pd Pierino Crema ha parlato di «ragionamento condivisibile». La commissione ha espresso il desiderio di andare in visita presso la comunità ebraica: «Sarò ben felice di ricevere i consigliere. In questi ultimi tempi abbiamo notato una certa insofferenza nei confronti del Giorno della Memoria e una banalizzazione della Shoah. Sono indicatori da non sottovalutare. La percezione degli ebrei in Europa è di crescente insicurezza e circa il 10% degli italiani è censito come antisemita, ma c’è un antisemitismo serpeggiante molto superiore».

Infine, conclude: «Torino, però, è una città attenta e saprà trovare le giuste occasioni per riflettere. A partire dalla marcia del 23 marzo in ricordo di Emanuele Artom per finire con la sede del Centro studi Primo Levi, sulla quale c’è una volontà politica precisa che ci rassicura».

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