E ci risiamo. Nel 2021 la transfobia è ancora un problema fin troppo serio e ignorato da molti. La protagonista dell’ultimo episodio è una 13enne transgender che ha fatto coming con famiglia e con i compagni di classe e tutto è andato per il verso giusto, per fortuna la ragazzina si è trovata in un clima molto positivo, se non fosse per una professoressa e la preside della scuola che frequenta. Le due hanno avuto il coraggio di chiedere alla madre un certificato medico sullo stato di salute della ragazzina.
A segnalare questa vicenda è stato Christian Leonardo Cristalli che, per chi non lo conoscesse, è il presidente e fondatore di Gruppo Trans, un’associazione che lotta per i diritti delle persone transgender. Dopo essere stato contattato dalla madre della ragazzina che non sapeva più cosa fare per proteggere la sua bambina, ha condiviso un post su Facebook raccontando la storia ma anche spiegando cosa avrebbe fatto, insieme alla donna.
Perché, in fin dei conti, molto spesso (troppo spesso!) parliamo di genitori che non accettano i figli. Gli ultimi due casi sono stati Malika e il ragazzo che è stato picchiato dalla madre e dallo zio dopo aver fatto coming out, ma in realtà ci sono anche dei buoni genitori che però devono vivere con la paura che i propri figli vengano picchiati, feriti e, nel peggiore dei casi, uccisi (o che si uccidano a causa dell’odio e dell’ignoranza), solo perché hanno trovato il coraggio di essere se stessi. Per questo motivo è giusto informarsi, informare e soprattutto permettere, a chi di competenza, di istruire le giovani menti, a partire dalle scuole.
13enne transgender presa di mira da professoressa e preside
È tutto iniziato quando la ragazzina ha fatto coming out come transgender, e tutto sembrava andare bene. Veniva rispettata, amata, sostenuta, da tutti tranne che da una professoressa che continuava a sbagliare volontariamente i suoi pronomi e addirittura a correggere lei, davanti a tutta la classe, facendola solo sentire umiliata. Perché per una ragazzina transgender è già difficile, ma avere avuto la forza e il coraggio di trovare se stessa dovrebbe solo farle onore, non dovrebbe farla sentire umiliata.
Che poi a farlo sia addirittura un docente che dovrebbe essere formato abbastanza da sapere che uno studente in nessun modo va umiliato ma solo sostenuto, soprattutto in una scelta del genere che non riguarda minimamente la scuola e anche considerando che i 13 anni sono ancora un’età molto sensibile e le sue parole potrebbero segnarlo a vita, fa abbastanza schifo e il docente dovrebbe essere seriamente ripreso.
E infatti la mamma della ragazza transgender ha deciso di recarsi dalla preside per denunciare la vicenda ma, invece di comprendere e di cercare di trovare un modo aiutare la ragazzina, la preside si schiera dalla parte della sua professoressa chiedendo addirittura una certificazione medica sullo stato di salute della ragazza transgender, sebbene ormai da tantissimi anni non sia più considerata come una patologia. A intervenire sulla questione, come abbiamo scritto all’inizio, è stato Locatelli, che, dopo aver raccontato la vicenda, scrive:
«Questa è la prima volta che viene richiesta documentazione medica dal servizio pubblico scolastico, che per primo dovrebbe offrire all* student*#Transgendere in età evolutiva con varianza di genere ambienti inclusivi e accoglienti, prevedere la libera espressione della identità di genere dei ragazz*, basti leggere la legge sulla buona scuola del 2015 che inserisce il concetto di “identità di genere” e invita a una riflessione e ad un approfondimento dei temi legati all’identità di genere e alla prevenzione della discriminazione di genere, fornendo al contempo anche un quadro di riferimento nell’elaborazione del proprio Piano di Offerta Formativa. È sbalorditivo.
È ora che alle persone trans in Italia non venga più richiesta alcuna#diagnosiper accedere ai percorsi di affermazione di genere, perché altrimenti queste logiche riproducono parologizzazione in tutti gli ambienti in cui esistiamo. La famiglia di questa ragazza non deve produrre alcun certificato. Questa Scuola può formarsi riguardo le tematiche di genere, formare il proprio personale docente e scolastico in generale, e adottare buone prassi riconosciute in altrettanti istituti.»
Locatelli accompagnerà la madre della studentessa transgender a un secondo incontro con la preside, «come ogni volta con i soli strumenti dell’esperienza acquisita sul campo in questi incontri e con un piccolo kit di materiali per informare la scuola costruito nel tempo dalle associazioni con cui collaboro su questi temi», sperando che, almeno lui, possa riuscire a rendere la vita scolastica della 13enne e di tutti gli altri studenti transgender dopo di lei un poco più semplice.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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