L’Italia è il primo Paese al mondo a rendere la GPA reato universale

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato la legge che rende la gestazione per altri (GPA) un reato universale per i cittadini italiani. Questa normativa, fortemente sostenuta dalla Premier Giorgia Meloni, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 18 novembre 2024 ed entrerà in vigore il 2 dicembre 2024. Sebbene Mattarella abbia dichiarato in passato di firmare anche leggi che non condivide pienamente, il suo avallo sancisce la costituzionalità del provvedimento.

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«Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni è punito con la reclusione da tre a cinque anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da 1,2 milioni a due milioni di euro. La surrogazione di maternità è vietata anche se commessa all’estero da cittadino italiano», queste le parole di Matteo Salvini riguardo una proposta di legge presentata alla Camera dalla Lega.

Tuttavia, c’è da sottolineare che in Italia la maternità surrogata è già vietata e punita con la reclusione da tre mesi a due anni, con una multa di un milione di euro. Ma il Carroccio, sostenuto dalla maggioranza, ha chiesto un’ulteriore stretta. Già a gennaio Salvini e il suo partito avevano presentato una mozione «per chiedere al governo di impegnarsi per contrastare questa pratica, considerandola un vero e proprio reato da perseguire anche se commesso all’estero da cittadini italiani».

Secondo la proposta di legge della Lega, «le conseguenze sociali, economiche e giuridiche che derivano dal ricorso alla pratica della maternità surrogata da parte di un numero sempre maggiore di coppie sono numerose e di difficile gestione, anche in Italia dove tale pratica è vietata. È, pertanto, necessario attivarsi in tutte le sedi opportune per riconoscere e per tutelare in maniera omogenea negli ordinamenti nazionali e a livello internazionale i diritti delle donne e dei bambini oggetto di sfruttamento e di mercificazione e per porre fine a questa moderna forma di schiavitù».

La GPA è ufficialmente reato universale

L’Italia è ufficialmente il primo paese al mondo a criminalizzare la GPA a livello universale. La legge prevede fino a due anni di carcere e una multa fino a un milione di euro per i cittadini italiani che ricorrano a questa pratica, anche in stati dove è legale. La norma riduce il concetto di genitorialità a un fatto biologico, negando per legge altre forme di responsabilità genitoriale, come l’affetto, la custodia e il sostentamento. L’unica alternativa prevista resta l’adozione, che tuttavia in Italia è soggetta a limiti stringenti.

La legge ha scatenato un acceso dibattito. Attualmente, la GPA è vietata in Italia dalla legge 40 del 2004, ma ogni anno tra 250 e 300 coppie italiane, perlopiù eterosessuali, si recano all’estero per accedere a questa pratica. Con la nuova normativa, coloro che inizieranno percorsi di GPA dopo il 2 dicembre 2024 potranno essere perseguiti. Tuttavia, restano ambigui i criteri applicativi: le coppie eterosessuali potrebbero eludere la legge sostenendo la genitorialità biologica, mentre le coppie LGBTQ+ e i single incontreranno maggiori difficoltà legali e burocratiche.

La legge introduce il concetto di “reato universale” per la GPA, applicando sanzioni indipendentemente dal luogo in cui il reato venga commesso. Questo solleva dubbi sulla compatibilità con i principi costituzionali italiani e con il diritto internazionale. Diverse associazioni e giuristi hanno evidenziato possibili violazioni della libertà personale e del diritto alla famiglia. La Corte Costituzionale potrebbe essere chiamata a valutare la legittimità del provvedimento, ma solo in seguito a una questione di costituzionalità sollevata da un giudice o da enti come le Regioni.

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Alessandro Zan, responsabile Diritti del Partito Democratico, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica: «Rendere reato universale una pratica che in Italia è vietata già da 20 anni produce un unico effetto: porre uno stigma sociale sui piccoli venuti al mondo attraverso la gestazione per altri. Ecco, questo mi piacerebbe chiedere alla presidente del Consiglio: perché ti accanisci su di loro? Cosa ti hanno fatto di male per mettergli addosso un marchio di infamia».

Aggiunge: «per attaccare la maternità surrogata Fratelli d’Italia non ha mai fatto riferimento alle coppie etero, che sono oltre il 90 per cento di quelle che fanno ricorso alla gestazione per altri, tra cui lo stesso Elon Musk: un grande amico di Meloni, verso il quale usa due pesi e due misure. Musk è eterosessuale, di destra e soprattutto l’uomo più ricco del mondo, lei non chiude un occhio ma tutt’e due. Anziché dirgli che per l’Italia è un criminale, lo accoglie a braccia aperte, mentre perseguita i nostri connazionali, costretti a emigrare all’estero pur di diventare genitori».

D’altronde, Zan non dice niente di sbagliato: Elon Musk è tanto apprezzato dalla destra, che sia la destra americana o quella italiana, eppure ha avuto più di un figlio tramite GPA (e ha anche una figlia transgender), ma da sempre abbiamo parlato di quanto la destra sia incoerente. In più, Zan sottolinea che la norma potrebbe violare il principio di ragionevolezza e l’articolo 3 della Costituzione, che garantisce l’uguaglianza davanti alla legge. «Qui si parla di un reato universale deciso unilateralmente: un atteggiamento arrogante che contrasta anche con il diritto internazionale», dichiara il deputato.

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La questione apre interrogativi complessi non solo sul piano giuridico, ma anche etico e politico, mettendo in discussione la coerenza della normativa con i valori costituzionali e con gli impegni internazionali dell’Italia. Sarà la Corte a stabilire se questa legge potrà effettivamente resistere a un’analisi costituzionale approfondita, o se le sue basi giuridiche verranno smantellate. Nel frattempo, il dibattito resta acceso, tra chi vede nella legge una vittoria morale e chi la considera una grave regressione dei diritti civili.

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