Un’ottima notizia per le coppie LGBT che hanno voluto adottare un bambino all’estero tramite gestazione per altri, la gpa che in Italia è tanto disprezzata (e, in fin dei conti, ci sono tantissimi bambini in orfanotrofio che vorrebbero amore e una famiglia) e che più volte è stata citata durante le discussioni in Senato per il DDL Zan, sebbene con il DDL Zan non c’entrasse nulla. In ogni caso, adesso le coppie omosessuali di due papà che hanno avuto un figlio tramite questo modo adesso potranno riconoscerlo entrambi come figlio anche per la legge.
In realtà già la Corte Costituzionale aveva stabilito a fine gennaio con le sentenze n.32 e 33 i diritti delle coppie omosessuali e soprattutto dei bambini, che non possono essere più utilizzati come arma da parte della destra per colpire le famiglie arcobaleno. «Il legislatore trovi forme adeguate di tutela del bambino nato tramite GPA», aveva precisato la Corte, sottolineando anche che «l’orientamento sessuale non incide di per sé sull’idoneità ad assumere la responsabilità genitoriale».
La vicenda è partita da quando un bambino nato nel 2015 in Canada da una donna nel cui utero era stato impiantato un embrione formato con i gameti di una donatrice anonima e di un uomo di cittadinanza italiana. Quest’ultimo poi si è sposato in Canada con un altro uomo, anche lui italiano e con cui aveva poi deciso di condividere l’esperienza di genitori. In Canada il bambino era figlio di entrambi, ma in Italia non era così.
Per questo motivo la Corte costituzionale si è impegnata affinché il bambino non fosse in alcun modo discriminato. Ha infatti sottolineato il divieto della GPA in Italia, ma semplicemente per tutelare la dignità della donna, tuttavia, poiché è stato fatto in uno Stato in cui è legale, il bambino ha il diritto di «ottenere un riconoscimento anche giuridico dei legami che nella realtà fattuale già lo uniscono a entrambi i componenti della coppia, ovviamente senza che ciò abbia implicazioni quanto agli eventuali rapporti giuridici tra il bambino e la madre surrogata». A riguardo si espresso anche Alessandro Zan:
«Con la sentenza n. 32 la Corte stabilisce che l’assenza di una normativa specifica crea una “disarmonia nel sistema”, quindi una vera e proprio discriminazione nei confronti dei figli di coppie omogenitoriali, mentre la n. 33 chiede che siano assicurati i pieni interessi del minore, indipendentemente che la coppia di genitori sia omosessuale o eterosessuale.
Queste sono solo le ultime delle tantissime esortazioni che la magistratura ha inviato al Parlamento affinché la dignità e i diritti di tutti i bambini siano pienamente riconosciuti dallo Stato Italiano e venga posta la parola fine a una discriminazione insopportabile che dura da troppo tempo. Chi nega l’urgenza di riconoscere questi diritti, nega la realtà. Ancora una volta la politica e le istituzioni sono in ritardo rispetto alla società.»
Il Tribunale di Milano sui figli di coppie LGBT nati da GPA
Oltre al caso di questa coppia, comunque, ci sono tantissimi genitori LGBT che non vengono trattati legalmente come dei genitori solo perché non sono uniti in matrimonio (perché sappiamo che in Italia ci sono solo le unioni civili che danno sì dei diritti sul partner, ma non sui figli). Un genitori è colui che ti cresce, che ti ama e ti rispetta, questo dovrebbe essere condiviso da tutti, nel 2021. Un esempio sono Alessia Tilesi e sua moglie, come riportato da Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBT.
Alessia è sposata con Fabiana dal 2017, hanno due bambini, due gemelli, Enea e Artemisia, di quattro anni e mezzo. Tuttavia la piccola ha una malattia neurologica grave e progressiva che la costringe a entrare e uscire dall’ospedale più del previsto. Tuttavia, come se ciò non bastasse, solo Alessia, madre biologica, può firmare i documenti o parlare con i medici. A La Repubblica ha confidato che «già siamo una famiglia devastata, tutto questo viene vissuto come un accanimento».
Le bambine e i bambini nati all’interno di un’unione civile non sono automaticamente figli della coppia. Anche se…
Pubblicato da Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+ su Giovedì 11 novembre 2021
Rete Lenford spiega che anche per loro è «necessario e urgente un intervento del Parlamento, che continua invece a lasciare senza tutela migliaia di bambini». Perché per accanirsi contro le coppie LGBT, si accaniscono anche contro i bambini, contro gli stessi che dicono di voler proteggere dalla cattivissima ideologia LGBT. In ogni caso, il Tribunale di Milano ha superato la cassazione e ha detto un grande sì agli atti di nascita stranieri con due papà, ordinandone la trascrizione al Comune di Milano.
«Per il Tribunale di Milano i figli di due uomini, nati negli Stati Uniti a seguito di gestazione per altri, hanno diritto ad avere due padri anche in Italia. Negare la registrazione in Italia dell’atto di nascita formato all’estero lederebbe, infatti, i diritti fondamentali dei bambini e delle bambine all’identità personale, alla vita familiare e alla non discriminazione, tutelati sia dalla Costituzione italiana, sia dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo», scrive Rete Lenford.
E ancora, leggiamo: «La pronuncia riprende quanto già deciso dalle Corti di Appello di Firenze e di Bari in due casi seguiti da Rete Lenford dopo il “veto” imposto dalla Corte di cassazione: con la sentenza n. 12193 del 2019, infatti, quest’ultima aveva stabilito che, nei casi di gestazione per altri compiuta all’estero, in Italia potrebbe essere riconosciuto esclusivamente il genitore biologico, mentre il secondo genitore (c.d. intenzionale) potrebbe soltanto adottare il bambino».
«La solidità degli argomenti che sostengono la decisione» – commentano gli avv.ti Giacomo Cardaci, Manuel Girola e Luca Di Gaetano, legali della coppia e soci di Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+ – «rende il decreto un ‘precedente’ illuminante per tutti i giudici a venire. L’udienza in cui si è discusso il caso è stata toccante: la zia dei bambini ha detto che, se fosse stato possibile, avrebbe portato lei avanti la gravidanza in Italia, per consentir loro di nascere». «Non c’è nessuna lesione della dignità della donna nel generare la vita, ma solo un atto di infinita generosità» ha aggiunto Serena Francesca Pratelli, avvocata del collegio difensivo.
«È una decisione davvero importante, anche perché, nell’attuale situazione normativa, il Tribunale ha giudicato “evidente” che la tutela dei bambini “non possa essere sospesa a tempo indeterminato”, in attesa di un Parlamento che si è già dimostrato colpevolmente sordo, anzi ostile, alle istanze di tutela delle persone LGBTI+ e dei loro figli. Come associazione facciamo e faremo la nostra parte affinché si ponga presto fine a situazioni di intollerabile carenza di tutele: il Parlamento deve assumersi la responsabilità di assicurare, senza tentennamenti e senza squallide manovre ostruzionistiche, la massima protezione a diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione», ha invece detto l’avv. Vincenzo Miri, presidente di Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty