Il 25 novembre è alle porte e quindi il web e le strade cominciano a riempirsi di articoli e poster sulla violenza di genere, le sale si riempiono di persone e attivisti che parlano durante eventi che vogliono sottolineare l’importanza della prevenzione e di chiedere aiuto, e chiaramente i social network fanno uscire il peggio che esiste dalle fogne, come chi davanti a un articolo di un femminicidio o di stalking o di violenza commenta con un not all men, o con un io non lo farei mai, o peggio con persone che fanno victim blaming e non si rendono conto che le singole parole possono essere pericolose tanto quanto uno schiaffo.
Nello specifico, sono capitata di fronte a un post in cui si andava contro una campagna anti violenza di genere in cui si denunciava come anche la frase “Perché ti trucchi? A me piaci così” possa essere pericolosa. Chi è capace di analizzare le singoli frasi e non cerca la minima frase per fare polemica o per andare contro le donne e le campagne femministe, comprende che quella frase è pericolosa in quanto nasconde un “se“: perché ti trucchi se a me piaci così? Ovvero: per chi ti stai truccando? A chi vuoi piacere? Sono io l’unico che deve considerarti bella.
E non ha senso dire che quel se nella frase del cartellone non è esplicitamente scritto perciò è mal interpretabile, perché frasi del genere vengono dette con l’intento possessivo ogni giorno da uomini a donne reali senza quel se, e sono pericolose. Purtroppo prima della violenza fisica, molto spesso, c’è quella psicologica, c’è la gelosia possessiva, c’è il “non puoi uscire senza di me“, il “non indossare scollature e gonne“, il “non ti truccare, a me piaci così” o ancora il “non mi piace questa persona, quindi non le parlare“. Non c’è solo lo schiaffo: dietro una relazione tossica, c’è molto di più.
Per cui, questo sarà l’ennesimo articolo in cui analizziamo alcune delle frasi caratteristiche di una relazione non sana, sottolineando per onestà intellettuale che ovviamente certe frasi possono essere dette sia da uomini che da donne, di qualsiasi orientamento sessuale. Poi è chiaro che i dati confermano come gli uomini che uccidano le donne in quanto donne siano di numero superiore rispetto alle donne che uccidono gli uomini in quanto uomini.
I dati ISTAT dello scorso anno confermano infatti come il 93,3% degli autori di omicidio sia uomo. Nel caso degli omicidi non risolti, colpisce una frase: «La probabilità di scoprire l’autore dell’omicidio è infatti molto più alta nel caso di vittime femminili, perché tali delitti si verificano per lo più in ambito familiare e di coppia, con conseguente restrizione del campo delle indagini a una cerchia più delimitata di sospetti». E ancora – parlando di omicidi e non di femminicidi nello specifico: «L’autore è quasi sempre un uomo, cui sono attribuiti il 93,3% degli omicidi, contro il 6,7% di quelli commessi da donne».
«Le donne italiane vengono uccise dai partner, attuali o precedenti, nel 51,5% dei casi […]. Le donne uccise da altri familiari (31) sono state uccise da uomini nell’83,8% dei casi»: Quindi ecco, not all men certo, ma se si parla di femminicidio e non c’è un termine per indicare l’omicidio di un uomo da parte di una donna, è perché i casi sono veramente limitati – per quanto, comunque, gravi. E ora, dati a parte, passiamo alle frasi violente a cui bisogna dare un occhio in più quando le sentiamo dire da un partner.
Violenza psicologica: cinque frasi che non dobbiamo accettare
Ho deciso di non inserire frasi come “non vali niente” o “Me la pagherai”, oppure comportamenti come il richiedere di leggere tutti i messaggi o dare ordini senza neanche un “per favore“, ma inserirò solo delle frasi che potrebbero sembrare innocenti, delle frasi che non subito potrebbero far pensare a una violenza psicologica ma che, a mente lucida, pensandoci, nascondono l’ombra di una relazione tossica.
Nessuno ti amerà mai come faccio io
Iniziamo con il botto: non è una dichiarazione d’amore? No, ovviamente no. È una delle frasi più manipolative che possano esserti dette, perché la persona che la pronuncia cerca di creare una dipendenza emotiva per farti credere di non avere alcuna alternativa rispetto a lei e soprattutto di non mettere in discussione la relazione abusante. Implicitamente, si fa credere alla vittima di non essere degna dell’amore e di non poter trovare mai qualcuno di migliore.
Se mi lasci, non avrò più niente
Allo stesso modo, questa frase è un bel ricatto emotivo, che ci ricorda tanto la storia di Giulia Cecchettin, che pur avendo lasciato Filippo Turetta, ha continuato a stargli accanto perché temeva che si facesse del male. Tuttavia, non è la vittima a doversi occupare della vita e del benessere dell’abusante. Io lo capisco tanto il timore che una persona a cui abbiamo voluto si faccia del male a causa nostra, ma una frase del genere è una scusa che viene utilizzata per poter continuare ad avere la relazione, che, chiaramente, è tossica. Ricorda che non sei responsabile in alcun modo di scelte e condizioni dell’altra persona, che vuole solo manipolarti.
Con te non si può mai parlare, sei drammatica
Con un’espressione del genere si tenta di invalidare le tue emozioni, sminuendole e ridicolizzandole per non affrontare una discussione seria. L’abusante utilizza questa strategia per far sembrare il problema irrilevante o esagerato, spingendo la vittima a interiorizzare il messaggio di essere colpevole delle proprie emozioni, che lui non ha fatto niente di sbagliato e quindi di essere, la vittima, irrazionale. Questo crea una dinamica in cui i problemi vengono repressi anziché affrontati, erodendo la comunicazione e la fiducia. E prima o poi si esplode.
Lo faccio solo per il tuo bene
Ora chiaro che questa va contestualizzata, perché se il vostro partner vi vede stressate e magari vi dice di rilassarvi o vi consiglia di cercare un altro lavoro, lo fa davvero per il vostro bene. Ma se ad esempio state per uscire con un vestito aderente e lui vi dice “non indossarlo, poi tutti ti guarderebbero. Lo dico per il tuo bene” oppure cerca di allontanarvi dalle vostre amicizie perché secondo lui non sono alla vostra all’altezza e quindi per il “vostro bene” vi invita a non frequentarle più, non lo fa davvero per il vostro bene, ma sta solo cercando di limitare la vostra libertà personale.
Non è vero, ricordi male
Infine, in questo caso parliamo di gaslighting, una forma di manipolazione psicologica in cui l’abusante nega la realtà percepita dalla vittima, facendola dubitare della propria memoria, giudizio e persino sanità mentale. Facciamo un esempio:
- Alessia: come mai hai cancellato quei messaggi?
- Mattia: ma di che messaggi parli? Sei paranoica, ti immagini le cose. È impossibile che io abbia cancellato qualcosa. Forse hai bisogno di riposarti o di smetterla di cercare problemi dove non ce ne sono.
In questo caso, Mattia sta negando l’evidenza e fa credere ad Alessia di essere troppo sospettosa: questo la farà sentire insicura e dipendente dalla versione dei fatti fornita dal partner. Sentirsi dire ripetutamente che la propria versione dei fatti è “inventata” o “sbagliata” può portare a una confusione mentale profonda. La vittima potrebbe iniziare a dubitare delle proprie percezioni e diventare completamente dipendente dall’abusante per interpretare la realtà.
In conclusione
La violenza psicologica, spesso invisibile ma altrettanto devastante quanto quella fisica, si nasconde dietro frasi che a volte sembrano innocenti, ma che in realtà sono manipolatorie e dannose. Le parole possono ferire profondamente, minare la fiducia in sé stessi e creare una dipendenza emotiva che rende difficile uscire da una relazione tossica. Non è solo il “non ti voglio più vedere” che fa male, ma anche il “sei troppo drammatica”, il “lo faccio per il tuo bene” o il “ricordi male”. Queste frasi e molte altre sono strumenti di controllo, che, se non riconosciuti, possono annientare la persona e farle perdere completamente il senso di sé.
È fondamentale, per ognuno di noi, imparare a riconoscere questi segnali, a non accettarli e a chiedere aiuto quando ci sentiamo intrappolati in una spirale di manipolazione emotiva. Il primo passo è rendersi conto che la violenza psicologica è altrettanto grave quanto la violenza fisica. Non si tratta di “esagerare” o di “essere troppo sensibili”, ma di proteggere la propria salute mentale e fisica. La forza di cambiare una situazione di abuso non sta nell’accettarla, ma nel riconoscerla e avere il coraggio di affrontarla.
Oggi più che mai, è importante educare e sensibilizzare su queste dinamiche, perché ogni parola conta e ogni gesto, per quanto piccolo, può fare la differenza. Non dobbiamo mai dimenticare che la violenza psicologica può essere prevenuta se tutti siamo più consapevoli, più attenti e pronti a intervenire. Se tu o qualcuno che conosci riconoscete questi segnali, non esitate a chiedere supporto. Non sei mai sola.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty