La lista di Giulia Cecchettin con i motivi per lasciare Turetta ci fanno comprendere la pericolosità di alcune relazioni

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Ormai più di un anno fa Filippo Turetta ha ucciso Giulia Cecchettin, e da quel momento la discussione sui femminicidi e sul patriarcato è stata alimentata dai familiari della giovanissima ragazza. Il papà Gino e la sorella Elena, in particolare, si sono più volte espresse a riguardo sui social e in programmi televisivi, cercando in qualche modo di dar voce alla loro Giulia. Proprio in questi giorni l’assassino è ascoltato dai giudici, che devono decidere se dare lui l’ergastolo, mentre la vittima ci lascia degli ultimi consigli: la lista dei motivi per non stare insieme a Filippo Turetta.

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«Se c’è uno che non sa premeditare alcunché è Filippo Turetta», ha detto l’avvocato Caruso, incaricato di difendere l’assassino e cercare di fargli evitare l’ergastolo negando le aggravanti di premeditazione, crudeltà e stalking. Secondo l’avvocato, Turetta sarebbe troppo insicuro, indeciso e senza personalità per aver potuto premeditare l’omicidio. La stessa lista in cui si legge “calzino umido in bocca, togliere le scarpe, legare caviglie sotto e sopra ginocchia, bloccare portiere dell’auto“, non sarebbe altro che una prova che non volesse ucciderla, ma solo rapirla.

Solo che, poi, l’ha uccisa. Oggi Giulia Cecchettin non c’è più e secondo Caruso Turetta l’avrebbe uccisa «in preda all’emotività nell’alterazione di una situazione emotiva in cui ha agito con concitazione. È un omicidio efferato ma non ha agito con crudeltà», nonostante abbia inferito sul corpo di Giulia con settantacinque coltellate. L’avvocato punta molto su come Turetta sia effettivamente incapace: incapace di amare, incapace di premeditare, incapace di lasciare andare via:

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«Sono certo che la possessività dipenda dall’incapacità della relazione affettiva. Si parla molto di educazione affettiva, Turetta non sa cosa sia, lui ha una concezione narcisistica dell’amore, se l’altro mi taglia via, gli effetti sono disperanti. Lui era letteralmente ossessionato da Giulia, penso che nessuno possa negarlo. Aveva un comportamento petulante e insistente, oserei dire insopportabile, nell’ultima parte della loro relazione. Filippo era ossessionato, lo abbiamo capito, ma non c’è l’aggravante. Ha provato quello che tutti provano dalla notte dei tempi, la sofferenza delle relazioni, e la vive in maniera quasi patologica: è un ragazzino non all’altezza di gestire le proprie emozioni».
Avvocato Caruso

Tuttavia, queste parole dell’avvocato – fortemente contestate da Gino Cecchettin – ci fanno davvero pensare se paragonate con la lista dei motivi per cui la vittima volesse lasciare il suo carnefice. Giulia era consapevole, Giulia sapeva che la relazione che aveva era tossica, Giulia voleva lasciarsi tutto alle spalle e andare avanti. Ma non ha potuto perché quel ragazzo che non le avrebbe mai fatto del male, l’ha uccisa con settantacinque coltellate. Non le ha permesso di vivere, di laurearsi, di continuare a sognare, di esistere senza di lui. E purtroppo questo non può essere giustificato in alcun modo.

L’analisi dei motivi di Giulia Cecchettin per lasciare Filippo Turetta

Giulia Cecchettin aveva stilato una lista di 15 motivi per lasciare Filippo Turetta, annotandoli nel suo diario per spiegare le ragioni che l’avevano spinta a porre fine alla relazione. La lista, pubblicata da La Repubblica, ci fa rabbrividire e ragionare: alcuni dei motivi sono delle azioni che ognuna di noi ha vissuto sulla propria pelle in passate relazioni che, fortunatamente, sono finite. Alcuni dei motivi fanno comprendere quanto la mentalità di possesso e ossessione sia radicata nella mente di fin troppi uomini, e tutte potremmo essere le prossime. Purtroppo, finché non sarà lo Stato a proteggerci, tocca a noi cercare di spargere la voce e salvarci da sole. Per Giulia e per tutte le sorelle che non ci sono più.

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Controllo e limitazione

  • «Non accetta le mie uscite con la Bea e la Kiki».
  • «Tendenzialmente i tuoi spazi non esistono».
  • «Lui deve sapere tutto, anche quello che dici di lui alle tue amiche e allo psicologo».
  • «Prendeva come un affronto il fatto che volessi tornare a casa prendendo l’autobus alla fermata più vicina e non in stazione».
  • «Una volta si è arrabbiato perché scesa dall’autobus volevo fare 5 minuti a piedi da sola mentre lui era da un’altra parte senza aspettarlo».

Questo gruppo di comportamenti di Turetta segnalano una grave forma di controllo per minare l’indipendenza di Giulia. Lui deve sapere tutto, lei non ha spazi, lui si arrabbia se lei vuole stare sola, lui è insicuro, lei non è libera. Questi atteggiamenti non possono e non devono essere accettati in una relazione, in quanto sintomo di mancanza di rispetto reciproco. Una donna, e in generale un partner, deve avere il diritto di uscire con le sue amiche e di avere delle conversazioni private, in quanto la coppia è formata da due (o più) persone, non si è un unico individuo e perciò ogni singolo membro parte della relazione merita la propria indipendenza.

Gelosia e insicurezza

  • «Abbiamo litigato per il fatto che non lo avessi fatto venire al compleanno della Elena (la sorella di Giulia, ndr)».
  • «Non accetterebbe mai una vacanza mia in solitaria con maschi nel gruppo».
  • «C’è stato un periodo in cui dopo esserci detti “Buonanotte” mi mandava sticker finché non vedeva che non ricevevo più messaggi per controllare che fossi davvero andata a dormire».

Questi episodi dimostrano una gelosia patologica che porta a comportamenti invadenti e irrazionali. La necessità di conferme costanti e il controllo anche in momenti privati, come dormire oppure passare del tempo con la propria famiglia, denotano insicurezza cronica e mancanza di fiducia nella partner. Non è normale che il vostro partner venga a ogni uscita (a meno che a voi e alla vostra famiglia o amici non faccia effettivamente piacere), non è normale che non possiate avere una vita che vada fuori dalla coppia e non è normale che controlli che non parlate con altre persone.

Esigenze affettive eccessive e richieste di attenzioni

  • «Si lamentava quando mettevo meno cuori del solito».
  • «Necessitava di messaggi molte volte al giorno».

Questi atteggiamenti rivelano una dipendenza emotiva che diventa opprimente. Una relazione sana richiede spazio e libertà emotiva, mentre queste richieste costanti di attenzione trasformano l’amore in un peso per l’altra persona. A volte potremmo essere un po’ giù di morale e non ce la sentiamo di inserire emoji nei messaggi, altre volte semplicemente abbiamo altri impegni, che possono essere lo studio o il lavoro, e non abbiamo proprio il tempo materiale per stare costantemente al cellulare. Un partner sano lo comprende e apprezza quei momenti in cui riuscite a staccarvi dagli impegni per un messaggino, per un saluto. Ma non è minimamente opprimente e non vi fa sentire in colpa per essere indipendenti.

Manipolazione e pressione emotiva

  • «Ha sostenuto più volte fosse mio dovere aiutarlo a studiare».
  • «Tutto quello che gli dici per lui è una promessa e prova a vincolarti così».
  • «Durante le litigate dice cattiverie pesanti e quando l’ho lasciato mi ha minacciato solo per farmi cambiare idea…».

La manipolazione emotiva, come il ricorso a minacce o il tentativo di vincolare la partner, è una forma di abuso che distrugge la libertà decisionale. Questi comportamenti creano un clima di paura e ansia, rendendo la relazione soffocante e insostenibile. Rendiamo chiara una cosa: non avete alcun dovere nei confronti del partner. Non siete vostra madre – e a una certa età non è neanche più dovere dei genitori prendersi cura dei figli, figuriamoci se deve farlo una fidanzata. Se vi minaccia in qualsiasi modo per evitare che lo lasciate, è solo un motivo in più per farlo.

Aggressività e idee problematiche

  • «Ha idee strane riguardo al farsi giustizia da soli per i tradimenti, alla tortura, robe così».
  • «Quando lui ha voglia tu non puoi non averne se no diventa insistente».

L’aggressività e il mancato rispetto del consenso sono segnali di un grave squilibrio di potere nella relazione. L’idea di “giustizia personale” e la pressione per soddisfare i suoi bisogni denotano una pericolosa mancanza di empatia e di capacità di vedere l’altro come individuo autonomo. Ricordate che no è no, anche in una relazione stabile, anche durante lo stesso rapporto. E soprattutto, anche insistere per avere un rapporto sessuale è una molestia, perché il consenso deve essere esplicito e volontario, e nel momento in cui si fa pressione psicologica, cessa di essere volontario.

I comportamenti di Turetta non sono solo segnali di una relazione tossica, ma anche di dinamiche profondamente abusive. Le pressioni, il controllo e le manipolazioni riportate nella lista indicano un contesto relazionale in cui Giulia Cecchettin non poteva sentirsi al sicuro né rispettata. E purtroppo, considerando come la situazione è degenerata, ognuna di noi deve leggere la lista e salvarsi da sola, perché purtroppo fin troppe donne sono morte dopo la denuncia e fin troppe donne non hanno denunciato per tutte quelle che non sono state effettivamente protette dalla polizia.

Educhiamo i bambini e gli adolescenti e salviamo le nostre figlie. Questo è l’unico modo in cui possiamo avere un futuro in cui nessun Filippo Turetta ucciderà altre Giulia Cecchettin.

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