Prima ‘All eyes on Rafah’ e poi l’Happy Meal dei Pokemon al McDonald’s: la boycott list va seguita sempre

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Quanto eravamo felici quando tutte le persone che prima di quel momento si erano completamente disinteressate alla questione israelo-palestinese hanno condiviso la storia ‘All eyes on Rafah‘? Le abbiamo viste condividere una storia, dedicare del tempo, provare a informarsi su qualcosa di estremamente importante e che concerne i diritti umani. Abbiamo pensato: ce l’abbiamo fatta, finalmente il mondo se n’è accorto. Peccato però che alla prima campagna Pokémon – e in realtà ancor prima con quella di Yu Gi Oh / Hello Kitty – ci si dimentica di tutte le morti, soprusi, boycott list, e del genocidio e di tutti i bambini palestinesi morti a causa di Israele.

Ormai si sa, la Palestina interessa agli influencer o a chiunque abbia un minimo di seguito solo nel momento in cui può far prendere loro complimenti o se c’è qualche trend da seguire. Nel resto dei giorni dell’anno, invece, fa niente, insomma non sarà semplicemente la mia storia a far cambiare l’opinione di tutti, e non è mia responsabilità condividere una storia, e poi dai è solo un Happy Meal al McDonald’s, non potrà mica fare la differenza. E invece, non è così. Ogni singola azione, ogni singola storia, ogni singola persona, può contribuire a informare e a boicottare.

Può contribuire a non dare ulteriori soldi a Israele, a far capire ai governi che la popolazione non ci sta: il genocidio del popolo palestinese deve finire subito. Tuttavia, nel momento in cui il McDonald’s, uno dei primi brand inserito nella Boycott List, inserisce nuovi giocattolini nell’Happy Meal, vedi tutte le persone che hanno condiviso quella stessa storia correre ad acquistarlo. Mi spiace, ma così si perde il senso del movimento. Quando si boicotta, si boicotta sempre: può essere difficile, può essere complesso soprattutto perché consiste nel cambiare le proprie abitudini, ma d’altronde a noi viene chiesto solo di rinunciare a un giocattolino, dall’altra parte ci sono delle persone che stanno morendo.

Il sacrificio non è poi così grande, se pensiamo all’obiettivo in comune. Sappiamo, tuttavia, quanto l’ipocrisia caratterizzi il popolo italiano – oserei dire occidentale, visto che non riguarda solo l’Italia. E infatti appena è stata data la notizia, tutte le pagine hanno iniziato a condividere la info del ritorno dei Pokémon al McDonald’s, e tutti hanno cominciato a segnare la data in modo da andare ad acquistarlo. O meglio, andare a sostenere Israele, perché questo è quello che fate nel momento in cui decidete di dare dei soldi ai brand sulla boycott list.

Cos’è la boycott list pro Palestina: l’applicazione “No Thanks”

Il Palestinian BDS National Committee (BNC) è la più grande coalizione nella società palestinese che sta guidando il movimento globale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro le multinazionali che stanno sostenendo e continuano a sostenere Israele, anche mentre è coinvolto nel genocidio del popolo della Palestina. Io personalmente utilizzo l’applicazione No Thanks, che mi aiuta a monitorare i prodotti in modo semplice ed efficace. Coca Cola? Dimenticatela. McDonald’s, Burger King, KFC? Idem. Persino The Ordinary, uno dei miei brand preferiti, è nella lista, e quindi ci rinunciamo.

È chiaro che, se avete dei prodotti già a casa di qualsiasi brand, non dovete buttarli. Non è questo il senso della boycott list. Il “non utilizzare i prodotti anche se li avete già”. Il senso è di non acquistarli più. Se avete un siero viso non dovete buttarlo nel lavandino: lo finite di utilizzare e poi cercate altri brand che non sono presenti nella lista. Io, ad esempio, ho sostituito The Ordinary e CeraVe con i prodotti di Ziaja, che è un brand polacco non presente in lista, e mi trovo altrettanto bene anche con i loro prodotti.

L’applicazione No Thanks è stata sviluppata da Ahmed Bashbash, un palestinese che vive in Ungheria e che ha creato l’applicazione dopo aver perso il fratello a causa della guerra israelo-palestinese e anche la sorella nel 2020, in quanto Israele non le ha permesso di ricevere supporto medico in tempo. «L’ho fatto per conto di mio fratello e mia sorella che ho perso a causa di questa occupazione brutale, e il mio obiettivo è quello di cercare di evitare che ciò che mi è successo accada ad un altro palestinese», ha dichiarato a DW via email.

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Secondo Mendel, direttore della Anne Frank Educational Center, quello che bisogna vedere è l’obiettivo del boicottaggio. Sempre a DW ha affermato: «Il boicottaggio economico, la decisione individuale di non acquistare prodotti, è inizialmente legittimo». Inoltre, il boicottaggio arabo contro Israele non è nuovo; è iniziato nei primi anni ’70 e secondo Jensen, Direttore aggiunto del Centro di ricerca sul l’antisemitismo, c’è anche una minoranza di ebrei di sinistra che sono critici nei confronti di Israele e sostengono tali campagne.

Ma adesso so cosa vi state chiedendo: ma funziona? Ha senso boicottare? Effettivamente quante persone stanno boicottando? «La società sta monitorando l’evoluzione della situazione, che si prevede continuerà ad avere un impatto negativo sulle vendite e sui ricavi a livello di sistema fino a quando la guerra continua», leggiamo nel Form 8-K dello scorso luglio di McDonald’s. Omar Barghouti, cofounder del movimento BDS, ha affermato a Fortune che il McDonald’s sta sentendo i risultati del boicottaggio, in quanto il brand ha perso “quasi l’11% del suo valore, sottoponendosi fortemente al guadagno del 15% dell’indice S&P 500“.

Tuttavia, il ritorno dei Pokémon potrebbe non essere un vantaggio per la boycott list, in quanto molte persone spesso acquistano Happy Meal – anche troppi – solo per poter ricevere le carte dei Pokémon, uno degli anime più amati dai giovani adulti e dagli adulti, più che dai bambini. Le quindici carte disponibili porteranno tanti giovani all’acquisto compulsivo fino alla fine della collezione, e considerando che saranno disponibili per tutto il mese di dicembre o gennaio, probabilmente il McDonald’s riuscirà a riprendere alcuni dei clienti che sono riusciti a fare il boicottaggio fino a oggi.

Possiamo solo augurarci che la coscienza delle persone che hanno a cuore le vite umane sia più grande del desiderio di avere fra le mani delle carte Pokémon.

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