Giulia, non ti dimenticheremo

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Ero alla fermata del bus quando mi è arrivata una notifica: Giulia Cecchettin è morta, il suo corpo è stato trovato in un canalone tra Piancavallo e il lago di Barcis (Pordenone). Da quel momento, non ho smesso di pensarci. Non ho smesso di pensare a Giulia, che si chiamava come me, che era poco più giovane di me, che era fidanzata con un “bravo ragazzo“, con una gelosia “normale per i ragazzi della sua età“, neanche per un momento in questa giornata. Pensavo a lei, che si stava per laureare, stava per coronare il traguardo tanto atteso, tanto sudato. E poi ho pensato a lui, che le ha tolto la vita.

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Pochi giorni fa la Procura di Venezia ha comunicato che Filippo Turetta è indagato per tentato omicidio, e per lui è stata disposta «l’iscrizione di Filippo Turetta nel registro degli indagati in relazione al reato di tentato omicidio anche a sua garanzia al fine di consentire le necessarie attività irripetibili». Nella nota leggiamo anche che «al fine di non lasciare inesplorato alcuno spunto investigativo sono state disposte alcune perquisizioni che hanno avuto corso nella mattinata odierna».

In più, «al fine di evitare la pubblicazione di notizie incomplete o che possano creare intralcio alle indagini, rilevata l’attenzione e quindi l’interesse pubblico scaturito dalle prime informazioni sulla vicenda, ha deciso di predisporre questo comunicato anche con l’auspicio che gli organi di informazione tengano conto della difficoltà e della delicatezza degli accertamenti in corso nonché della sofferenza in cui versano le famiglie coinvolte». La procura ha infine sottolineato che «notizie imprecise variamente raccolte e divulgate rischiano di creare inutili aspettative e comunque aggravio del quadro fattuale con cui le indagini si devono confrontare».

Poi, sabato mattina, poco prima di mezzogiorno, gli inquirenti impegnati nella ricerca di Giulia Cecchettin e di Filippo Turetta, hanno trovato il corpo senza vita della ventiduenne. Indossava gli stessi abiti che aveva al momento della scomparsa. Ieri il presunto assassino è stato arrestato (non si è consegnato, non si è pentito, ma è stato arrestato) in Germania, e oggi dovrebbe ritornare in Italia, dove speriamo che la giustizia possa fare il suo corso. Nel senso che speriamo che lo mettano in galera e buttino la chiave per sempre.

Elly Shlein, segretaria del PD, ha fatto un appello a Giorgia Meloni: «Nei mesi scorsi e anche negli ultimi giorni, dopo le parole di Paola Cortellesi, mi sono rivolta alla Presidente del Consiglio Meloni, e pure oggi dico: almeno sul contrasto a questa mattanza di donne e di ragazze, lasciamo da parte lo scontro politico e proviamo a far fare un passo avanti al Paese. Non basta la repressione se non si fa prevenzione. Approviamo subito in Parlamento una legge che introduca l’educazione al rispetto e all’affettività in tutte le scuole d’Italia. Mi rivolgo anche alle altre forze politiche, la politica su questo non si riduca a dichiarazioni e riti ripetuti».

Giulia Cecchettin continuerà a vivere nella nostra lotta

Ne ho lette e sentite così tante. Donne, non andate all’ultimo appuntamento. Donne, non bevete. Donne, non indossate gonne troppo corte o maglie troppo scollate. Donne, denunciate. Donne, chiedete aiuto. Ma mai che qualcuno dica: Uomini, non uccidete. Per non parlare di come la notizia è stata condivisa: Ex fidanzati scomparsi, trovato il corpo di Giulia Cecchettin. O ancora peggio c’è chi ancora li chiama fidanzati scomparsi. Non sono scomparsi. Giulia era scomparsa, o meglio, Giulia era stata rapita da lui che l’ha uccisa. Filippo Turetta è un assassino in fuga. Non è scomparso. C’è una bella differenza.

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Di articoli su relazioni tossiche, su come provare ad andare avanti, su cosa è giusto e cosa è sbagliato, ne abbiamo fatti tanti, e ne siamo davvero sommersi in questi giorni. Eppure, ancora ci capitano nella home pagine di Instagram o di TikTok i video-intervista in cui dei ragazzi dicono che non lascerebbero andare le proprie fidanzate da sole in discoteca, o ancora che devono chiedere loro il permesso. E questo è scandaloso. Perché siamo tutte arrabbiate. Stiamo tutte bruciando dentro e siamo stanche di tutte le morti. Eppure ancora le più piccole romanticizzano la gelosia, e forse è anche colpa di film come 365 giorni, o After.

Sia chiaro che la colpa non è della vittima, e a volte è difficile lasciare andare una persona, in particolare se questa persona crediamo di amarla e ha una grande influenza su di noi. Io purtroppo lo so in prima in persona. Allo stesso tempo però dobbiamo saper riconoscere delle situazioni che non vanno bene. Delle situazioni che sono degli allarmi, quelle famose red flag che leggiamo sui social. I famosi malesseri non vanno bene e vanno solo evitati ed educati affinché comprendano che il loro atteggiamento non è sano.

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La gelosia eccessiva non va bene. Dirvi che non dovete indossare questo, o parlare con quella persona, o andare in giro senza di voi, non va bene. E se dei film o dei libri vi hanno fatto credere il contrario, è tempo di vederne altri. Perché siete delle persone, e siete libere. Non siete la loro metà, non è detto che se loro non vogliono uscire, anche voi non dovete averne voglia. Siete una coppia, ma avete due vite diverse, e le decisioni le prendete in due. Quindi, ecco un piccolo reminder [sono delle regole che ovviamente valgono sia per uomini che per donne, ma essendo l’autrice una donna eterosessuale, scriverà rivolgendosi a un pubblico di donne eterosessuali].

Non è normale che lui voglia controllarvi il cellulare.
Non è normale che lui vi vieti di conoscere nuove persone, maschi o femmine che siano.
Non è normale che lui decida con chi dovete uscire, e se le vostre amiche vanno bene.
Non è normale che lui vi dica a chi rispondere, e a chi no.
Non è normale che lui venga a ogni uscita con le vostre amiche.
Non è normale che lui voglia che gli chiediate il permesso per far qualcosa.
Non è normale che lui vi dica cosa indossare e cosa no.
Non è normale che vi sminuisca.
Non è normale che vi insulti.

E ancora…

Non è normale che vi dica solo: “questo è troppo corto, questo è troppo scollato”.
Non è normale che non vi faccia andare in gita scolastica.
Non è normale che vi segua ovunque.
Non è normale che non vi faccia andare in palestra.
Non è normale che vi cancelli i contatti dai social.
Non è normale che vi faccia sentire in colpa per qualcosa che volete fare.
Non è normale che non vi supporti in quel che fate.
Non è normale che vi faccia pressione per avere dei rapporti sessuali.

E mi sento di aggiungere anche che non è normale che noi che siamo in una relazione sana ed equilibrata ci sentiamo fortunate. Dovrebbe essere normalità, non fortuna.

Cara Giulia Cecchettin, come tua sorella che sta lottando per farti avere giustizia ma soprattutto per far sì che tu sia davvero l’ultima, non sarai dimenticata e in particolare lotteremo. Lotteremo per te e per tutte le altre sorelle che non ci sono più. Lotteremo contro questa cultura che, davanti a un femminicidio, si preoccupa della sorella che invece di piangere, è arrabbiata. Lotteremo contro un sistema che non insegna agli uomini a rispettarci, e anche contro una cultura che non è capace di normalizzare la psicoterapia. Che dà per normali certi atteggiamenti, ma che in realtà non sono sani. Lotteremo.

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