Ormai lo sapete che la Formula 1 è diventata il mio pretesto preferito – assieme a Sebastian Vettel – per discutere della crisi climatica che stiamo attraversando, con risvolti assai drammatici. Dopo Imola e Miami, questa è la volta del Canada, in stato d’emergenza perchè avvolto da fumo e fiamme.
Crisi climatica e Formula 1: a rischio il GP del Canada?
Eravamo già felici – chi più, chi meno – della possibile assenza di Bobbi e Valsecchi nella cabina di commento e nel paddock della F1 in occasione del Gran Premio del Canada, e ora sorge addirittura la possibilità che questa gara nemmeno si corra, ancora.
La situazione dell’Emilia-Romagna ci ha toccati tutti da vicino, ed è parsa inevitabile per tutti la cancellazione del Gran Premio che si sarebbe dovuto tenere all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, terra che ancora sta gestendo le conseguenza di quella che, ci tengo a sottolineare per l’ennesima volta, è una crisi climatica, conseguenza di come l’uomo abbia egoisticamente sfruttato il mondo in cui vive.
Neanche pochi giorni fa si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente, e oggi siamo di nuovo qui per parlare dei danni prodotti dal riscaldamento globale.
Per chi non ne fosse a conoscenza, il territorio canadese è soggetto al rischio di incendi, soprattutto nelle aree occidentali, ma quest’anno ad esserne vittima già dal mese di maggio sono le provincie orientali: si calcolano oltre 3,8 milioni di ettari di terre già bruciate, superando la media degli ultimi 10 anni di almeno 13 volte. Le cause primarie sono riconducibili ai fulmini e alle attività dell’uomo, ma non si può negare l’influenza che sta avendo il cambiamento climatico: tra l’aumento delle temperature e la scarsità di piogge, la vegetazione boschiva è diventata più secca, e quindi anche più infiammabile.
Si parla di più di 400 incendi attivi, di cui più della metà sono ritenuti fuori controllo. Più di 20mila persone sono state evacuate dalle loro abitazioni, dalle province occidentali al Quebec. Ora, gli effetti delle fiamme si stanno ripercuotendo anche oltre i confini canadesi.
Il fumo e le ceneri hanno raggiunto in questi giorni anche New York, rendendo l’aria irrespirabile e costringendo i cittadini della Grande Mela a rinchiudersi in casa, ripescando dai cassetti le (quasi) ormai dimenticate mascherine. È stato il sindaco Eric Adamas a lanciare l’appello ai newyorkesi: “Limitate l’esposizione. Questa non è una buona giornata per allenarsi per una maratona“.
Le immagini testimoniano quanto la situazione sia degenerata: una nube arancione oscura la luce del sole e avvolge la città, con allerte sulla qualità dell’aria per oltre 100 milioni di americani.
Il peggio, comunque, si sta scontando in Canada, nelle città di Toronto, Montréal e Ottawa, e non si preannunciano nemmeno miglioramenti. Sono a rischio di intossicazione soprattutto gli anziani, i bambini e le donne incinta.
Sicuramente lo stato canadese al momento ha problemi più gravi da dover affrontare rispetto ad una gara di automobilismo sportivo. Ma la domande nasce spontanea: il GP del Canada si potrà correre?
La bassa visibilità dovuta alla coltre di fumo arancione sta creando non pochi disagi, non solo per quanto concerne la salute degli americani, ma anche per un ritardo dei voli aerei e per l’impossibilità di poter mettere piedi fuori dalle proprie case (le scuole hanno sospeso qualsiasi attività all’aperto, e altri eventi sportivi sono stati prontamente cancellati). La situazione in Canada è ancora più complicata e pericolosa.
Ci sarà quindi la possibilità per la categoria regina di correre tra le porte del Circuito di Montréal? Si spera proprio in una risposta affermativa, perchè il caso contrario fa davvero paura.
La cancellazione del GP del Canada non significherebbe solo una tappa in meno nel campionato, comporterebbe un prolungamento dello stato d’emergenza, un numero assurdo di terreni in fiamme, l’inefficace intervento dei soccorsi già attivi sul territorio minacciato, chissà quante vittime: un altro disastro climatico che non possiamo più ignorare. Comporterebbe anche un week-end di sofferenze per la Ferrari in meno, certo, ma non è questo il punto.
Credevo di aver terminato con i “te l’avevo detto” del quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel. Mi sbagliavo, evidentemente.
Giulia, Giu per chiunque. 20 anni. Studentessa di lettere e fonte di stress a tempo pieno. Mi diletto nello scrivere di ogni (ma soprattutto di F1) e amo imparare. Instagram: @ xoxgiu