USA: figli e nipoti denunciano i parenti che hanno partecipato alla rivolta del 6 gennaio

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Se pensavate che la storia delle rivolte di Capitol Hill fosse ufficialmente conclusa, preparatevi, perché non è così. In molti sono stati arrestati sul posto, altri sono stati riconosciuti tramite le foto e sono stati arrestati in seguito, altri ancora, come Jake Angeli, hanno chiamato l’FBI per farsi arrestare. Ma altri sono stati letteralmente denunciati dai propri familiari. E che se l’aspettava?

In questo articolo vi parleremo della vendetta definitiva di alcuni dei familiari dei partecipanti alla rivolta di Capitol Hill del 6 gennaio che stanno denunciando sui social i propri parenti. Mamme, zii, fratelli, non appena un familiare lo riconosce, posta la foto e li chiamano terroristi. Avete presente quelle discussioni alle cene di Natale in cui c’è sempre lo zio razzista e omofobo? Ecco, adesso i nipoti possono prendersi la propria vendetta.

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Fonte: twitter

FBI e le denunce sui social

Dal 6 gennaio, da quando un gruppo di esaltati guidati da Jake Angeli e spronato da Donald Trump ha deciso di fare irruzione al Congresso durante la certificazione dei voti ottenuti legalmente da Joe Biden, tutti quei figli e quei nipoti che per anni hanno subito le critiche e le urla dei parenti sostenitori di Donald Trump, razzisti e omofobi, si stanno prendendo la propria vendetta sui social network.

Sono gli alleati che l’FBI non si aspettava di avere, dei figli e dei nipoti che riconoscono nelle foto e nei video i propri parenti e che non hanno alcun timore nel dirlo sui social, che denunciano, con nome e cognome in molti casi, i propri affetti, di cui sicuramente non vanno molto fieri. La storia di Helena Duke, 18enne, è sicuramente quella che ha fatto più scalpore.

Un giorno Helena Duke ha visto sua madre in un video del 6 gennaio, durante la rivolta di Washington, mentre insultava una donna in divisa prima di essere travolta dagli agenti. Questa donna dai capelli biondi è Therese Duke, madre di Helena, che sul suo profilo Twitter, in un tweet che al momento ha 75k retweet e 400k cuori, scrive:

«Ciao mamma, ricordi la volta che mi hai detto che non dovevo andare alle proteste di Black Lives Matter perché potevano diventare violente… Questa sei tu?» e, come testimonianza, ha poi allegato delle foto in cui dimostra che quella nel video è proprio sua madre.

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Fonte: twitter

Helena Duke, che poi in un tweet successivo ha anche scritto nome e cognome di sua madre, suo zio e sua zia, ha raccontato al Buzzfeed News che «è stato molto surreale perché era un video folle e poi c’è stata la rivelazione ‘oh, quella è mia madre. È lei». Nel tweet, invece, scriveva: «Ciao, questa è la lesbica liberale della famiglia che è stata cacciata più volte per le sue opinioni e per essere andata alle proteste di Blm. Quindi questi sono mamma Therese Duke, zio Richard Lorenz, zia Annie Lorenz».

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Una storia simile è quella che coinvolge Larry Rendell Block, che è letteralmente la testimonianza di come devi mantenere dei buoni rapporti con gli ex. A denunciarlo all’FBI è stata l’ex moglie, che lo ha riconosciuto sebbene fosse con un casco mimetico che ha reso difficile identificarlo. Il 6 gennaio è entrato negli uffici federali, ma è stato arrestato una volta tornato in Tennessee, denunciato all’FBI dall’ex moglie.

Gli agenti dell’FBI hanno aperto anche una pagina ad hoc per consentire a chiunque di mandare anonimamente le denunce in caso riconoscessero alcuni amici o parenti o conoscenti nelle foto e nei video di quel giorno. Tra l’altro, a essere un grande aiuto per l’FBI, sono anche gli stessi selfie e gli stessi video fatti e postati dai rivoltosi. Tanto che, un portavoce dell’FBI ha detto al New York Times:

«Gli agenti stanno setacciando oltre 100mila suggerimenti digitali e hanno formulato accuse federali contro più di 70 persone fino ad oggi».

Insomma, forse per la prima volta, i social network hanno fatto qualcosa di buono.

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