Il problema del femminicidio nel 2022

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Ne abbiamo parlato più volte, forse ogni volta che una donna è stata uccisa da un uomo di cui si fidava, ogni volta che un femminicidio è stato commesso, ma considerando che negli ultimi giorni, a distanza di poche ore, sono state uccise tre donne, evidentemente serve parlarne ancora di più. Il problema del femminicidio in Italia è un problema serio e non possiamo sopportare persone che, quando se ne parla, si permettono di dire «sì ma anche gli uomini sono vittime» e soprattutto non possiamo leggere i giornali che parlano della vita dell’assassino.

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Durante gli ultimi due anni i casi di femminicidio sono aumentati fin troppo, e sapete quali sono state le reazioni di alcuni cittadini (uomini e donne) italiani? «È normale che i femminicidi aumentino, siamo stati chiusi in casa per due anni», scrivono alcuni. Altri invece aggiungono che «le donne sono insopportabili, quindi gli uomini raggiungono il limite della sopportazione». Femminicidio e victim blaming, come è stato fatto alla giovanissima Roberta Siragusa. In altri casi, invece, si tende semplicemente a umanizzare l’assassino.

Ma diamo prima un occhio ai dati. In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne la Polizia Criminale ha postato sul sito del Viminale i dati che vanno dal 1° gennaio 2021 al 21 novembre 2021, secondo cui su un totale di 263 omicidi volontari compiuti in Italia il 35% (quindi 93) sono femminicidi. “Ma è sempre un omicidio, non è un femminicidio“. Apriamo quest’altra parentesi per chi ancora non ne conosce la differenza. Se un giorno decidi di uccidere una persona a caso che incontri per strada, e per casualità è una donna, quello è un omicidio. Se invece decidi di uccidere la tua fidanzata perché vuole lasciarti, quello è un femminicidio.

Tutti i dati condivisi sono allarmanti e ci fanno pensare molto. Le denunce per revenge porn sono aumentate di quasi il 50%, e la maggior parte delle denunce (il 73%) è da parte di donne (potrebbe interessarvi anche: Telegram: tiriamo le somme sul revenge porn). Le violazioni dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare salgono del 10%. Le violenze di deformazione dell’aspetto fisico, in particolare del viso, aumentano del 35%. I femminicidi, invece, sono registrati con un +8%. Di questi 93, 63 sono per mano di un partner o ex partner.

Di 116 donne uccise nel 2021, 100 sono state uccise in ambito familiare o affettivo, 68 per via di un partner o di un ex. Il 12% di loro aveva denunciato, che è comunque un numero molto basso e allarmante perché ci porta a chiederci: perché le donne non denunciano? In realtà noi questa domanda ce la siamo già posta (ci dicono di denunciare ma non ci proteggono), e siamo giunti alla soluzione che semplicemente molte non denunciano perché sono consapevoli che non cambierebbe molto, e la testimonianza è quel 12% che è stata comunque uccisa. Resta comunque il fatto che denunciare è importante, o almeno chiedere aiuto a qualcuno.

I casi di femminicidio nelle ultime ore

Quattro femminicidi nei primi quattro giorni di maggio. Giulia Maja, ammazzata da suo padre a martellate mentre dormiva nella sua cameretta, e sua madre, Stefania Pivetta, uccisa dal marito con lo stesso martello. Romina De Cesare, con il ventre squarciato dalle coltellate dal suo ex. Alice Scagni, anche lei uccisa a coltellate, con 17 coltellate dal fratello. Cosa accomuna queste donne? Tutte sono morte di femminicidio, uccise non da un temibile serial killer ma da qualcuno di cui si fidavano.

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Ma non solo. Le accomuna anche il fatto che i media abbiano preso la decisione di romanticizzare la propria storia, di raccontare la vita del loro assassino come se fosse una storia di una serie tv. Alessandro Maja è un assassino. Non importa a nessuno (non deve importare a nessuno!) che fosse un architetto mite, che è cresciuto tra i caffè milanesi. Tanto meno non possiamo accettare titoli o commenti da testate importanti in cui un assassino viene descritto come un personaggio di idee ed energie, come un nome assai noto nel settore dell’interior design.

Ci sono stati quattro femminicidi a maggio, e siamo solo al quinto giorno del mese. I giornali dovrebbero avere il diritto morale di fare delle riflessioni su quanto sia grave il problema del femminicidio in Italia. Tra i commenti leggiamo che anche gli uomini vengono uccisi. Ma nel 2020 il 60,6% degli uomini è stato ucciso da uno sconosciuto. Il 57,8% delle donne è stata uccisa da un partner o un ex partner. Le donne che uccidono i propri partner sono il 2,9% (tutti i dati sono condivisi dal Ministero dell’Interno), e chiaramente non giustifichiamo né sminuiamo, ma se si paragonano due problemi con dei dati completamente opposti, non possiamo star in silenzio.

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Ci dicono che il femminismo non serve più. Ci dicono che abbiamo più diritti degli uomini, talvolta ci accusano anche di essere nazifemministe o, ancora, che vediamo problemi dove non ci sono. Ci dicono che il termine femminicidio deve essere sostituito con omicidio. E soprattutto mi chiedo: dove sono quei politici che non appena una persona non italiana fa qualche crimine riempiono il proprio profilo social con tanti post? Perché se il crimine è commesso da un italiano, non è importante? Forse perché si accorgerebbero che la gran parte dei femminicidi è commesso da italiani?

Stefania Pivetta, Romina De Cesare, Alice Scagni, Romina Vento, Angela Avitabile, Sonia Solinas, Anna Borsa, Vincenza Ribecco, Anastasiia Bondarenko, Carol Maltesi, Tiziana Gatti, Viviana Micheluzzi, Rosa Alfieri, Daniela Cadeddu, Nadia Bergamini, Simona Michelangeli, sono solo alcuni dei nomi delle donne che sono state vittime di femminicidio in questi 2022. Donne che avevano una vita davanti, donne che si fidavano della persona che le ha uccise, donne che amavano la persona che le ha uccise. Non possiamo accettare una situazione del genere. E non possiamo accettare di leggere “sfondo sentimentale” o “crimine passionale”. Chiamatelo per ciò che è: femminicidio.

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