USA, leggi statali bandiscono 11enne transgender da sport scolastici, ma l’amministrazione Biden si oppone

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Becky Pepper-Jackson è una bambina di 11 anni, transgender da quando aveva 4 anni. Questo significa che tutti la conoscono, e l’accettano, come Becky, tutti tranne le transfobiche leggi (firmate molto fieramente dal governatore Jim Justice ad aprile scorso) del West Virginia che le vietano di gareggiare alle gare studentesche con le ragazze. Tuttavia, l’amministrazione Biden è dalla sua parte, e si lotterà affinché la bambina possa partecipare alle gare con le sue coetanee.

Due mesi fa vi abbiamo già parlato di una situazione analoga in Florida, dove i repubblicani della Camera dei Rappresentanti della Florida hanno approvato un DDL che vieta alle atlete transgender di giocare in squadre femminili. La legge, soprannominata Fairness in Women’s Sports Act, è stata approvata con 77 voti contro 40, con tutti i democratici che hanno votato a sfavore, escluso uno, e consente a una scuola  o a un concorrente di denunciare un’atleta transgender che compete in una competizione femminile. Se quindi c’è il dubbio che l’atleta non sia nata donna, dovrà dimostrare il sesso della nascita con un test genetico o facendosi analizzare l’anatomia dei genitali da un medico professionista. Insomma, barbarie di altri mondi.

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Fonte: pinterest

La notizia di cui vi parleremo oggi, però, ha una protagonista vera e propria, che si è trovata ad affrontare questa situazione di transfobia per davvero, e lo ha fatto all’età di 11 anni, davanti alla corte, solo perché non si riconosce, da quando aveva 4 anni, nel sesso in cui è nata. Una bambina, perché a 11 anni si è ancora dei bambini che vogliono solo giocare e stare con i propri amici, che ha dovuto subire delle discriminazioni solo perché transgender. Vediamo, quindi, le sue dichiarazioni davanti alla corte.

«Sono una ragazza che è anche transgender. Ho 11 anni e frequenterò la prima media questo autunno alla Bridgeport Middle School. Ho due fratelli più grandi, età 13 e 20 anni. Vivo con i miei fratelli; mia madre, Heather; e mio padre, Wesley in Lost Creek, West Virginia», così si presenta Becky, «una ragazza. Quando ero più piccola, mi ricordo di aver sempre voluto giocare con i vestiti di mia madre e mi è sempre piaciuto il rosa e e le cose “femminili”».

Racconta di come sua madre sia sempre stata supportiva nei suoi confronti, così come anche la sua famiglia, tanto che l’hanno portata da un terapista che lavora con le persone transgender e che le ha diagnostica la disforia di genere. «Sto attualmente prendendo dei farmaci per ritardare la pubertà» e, nel frattempo, ha anche fatto la cheerleader, sport che le è piaciuto tanto, ma che ha deciso di abbandonare per provare qualcosa di nuovo nella nuova scuola che frequenterà dal prossimo autunno, tuttavia sta riscontrando un problema con le leggi, che non le permettono di gareggiare con le ragazzine.

«Sapere che non posso gareggiare con le ragazze e avere un team solo perché sono una ragazza transgender è orribile e mi fa sentire arrabbiata e triste. Mi ferisce non avere la possibilità di gareggiare con il team delle ragazze e con le mie amiche, solo perché sono una ragazza transgender. Non voglio gareggiare con i ragazzi e non dovrei gareggiare con i ragazzi. Gareggiare con le ragazze significherebbe tanto per me, perché sono una ragazza e devo essere trattata come tale.»

«Vorrei solo la possibilità di partecipare agli sport scolastici come tutte le altre ragazze. È frustrante e doloroso che delle persone vogliano togliermi questa possibilità e mi trattino diversamente dagli altri solo perché sono transgender», conclude Becky lo scorso mese. Oggi, i Dipartimenti di Giustizia (DOJ) e di Istruzione (DOE) hanno presentato una memoria a sostegno della bambina, segnalando che questo divieto va contro il Titolo IX della Costituzione e del XIV emendamento.

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11enne transgender discriminata per «stereotipi infondati»

L’American Civil Liberties Union, organizzazione che difende i diritti civili e le libertà individuali degli USA, hanno deciso di dare il proprio sostegno a Becky, spiegando che questo divieto si basa su «stereotipi infondati, false affermazioni scientifiche e paure infondate e incomprensioni delle ragazze transgender», e lo stesso pensano i dipartimenti firmati dai giuristi e dagli avvocati che lavorano con l’amministrazione di Joe Biden:

«Gli Stati Uniti hanno un interesse significativo nell’assicurare che tutti gli studenti, compresi gli studenti transgender, possano partecipare a un ambiente educativo privo di discriminazioni illecite e che gli standard legali appropriati siano applicati alle richieste ai sensi del titolo IX e della clausola di protezione paritaria.»

La scusa che il legislatore del West Virginia ha utilizzato per vietare a Becky, e a tutte le altre ragazze cisgender, di gareggiare con le sue coetanee, è che sarebbe stato discriminatorio nei confronti delle ragazze cisgender, in quanto, si sa, un uomo è sempre più forte negli sport di una donna. Peccato, però, che Becky, e le ragazze transgender, non siano degli uomini ma delle donne. La verità è che molti si basano su quei pochi casi in cui una donna transgender su cinquanta è molto più alta o forte delle colleghe cis, mentre tutte le altre quarantanove non hanno alcuna differenza, se non dovuta a un grande allenamento, con le donne cisgender.

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Fonte: pinterest

DOE e DOJ, a riguardo, hanno scritto: «la giustificazione deve essere genuina, non ipotizzata. In realtà, non c’è alcun rischio riconoscibile che le ragazze transgender possano in qualche modo “mettere da parte” le ragazze cisgender in misura sostanziale». Becky, secondo loro, «si presenta come una bambina da quando aveva quattro anni e i suoi compagni di classe la vedono come una bambina, quindi farla correre con la squadra maschile “minerebbe” la sua transizione sociale», per cui sarebbe anche doppiamente umiliante per la bambina transgender.

Secondo la Nazione LGBTQ, la Corte Suprema ha sostenuto la comunità e i singoli LGBT+ in casi di discriminazione, citando il Titolo IX – anche nel caso di Bostock v. Clayton Co. Secondo l’ACLU, al momento, sarebbero state firmate 75 legge anti-transgender nel 2021, per cui, negli USA, c’è ancora un gran lavoro da fare, ma confidiamo che Joe Biden, al contrario di Donald Trump, possa rendere l’America migliore. D’altronde, i dipartimenti che portano il suo nome hanno sostenuto la comunità transgender, quindi le aspettative sono positive.

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