Parlare di tutte le donne che vengono uccise da uomini in cui ripongono la loro fiducia, sarebbe difficile quanto impossibile (perché fin troppe donne vengono uccise in tutto il mondo), tuttavia la storia di Azra Gülendam Haytaoğlu ci ha davvero colpito al cuore e non possiamo non raccontarla. È la storia di una ragazza che voleva combattere la violenza sulle donne, ma che si è trovata a essere una delle vittime.
Azra Gülendam Haytaoğlu era una studentessa di Comunicazione al terzo anno, nel dipartimento di Giornalismo all’Università di Akdeniz. Era una sognatrice, voleva un mondo migliore in cui le donne avrebbero potuto camminare al sicuro, senza dover temere di essere uccise da un uomo. Era, perché la ragazza di soli 21 anni è stata uccisa da un mostro che poi ha diviso in cinque pezzi il suo corpo.
È una storia, quella di Azra Gülendam Haytaoğlu, che ci fa pensare tanto a quella di Sarah Everard. Due giovani donne che sono state rapite, stuprate e assassinate da uomini incapaci di controllare il proprio istinto animale. Di uomini senza sentimenti. Di uomini belve. Due giovani donne con tanti piani per il futuro, che non hanno potuto realizzare. Azra aveva nel suo sorriso la speranza che qualcosa potesse cambiare, ma quello stesso sorriso si è spento proprio per il problema contro cui lottava: la violenza sulla donna.
Aveva 21 anni e chissà, magari il mondo avrebbe potuto cambiarlo davvero. Magari avrebbe sarebbe riuscita a dare davvero più valore alla vita delle donne, in Turchia come in tutto il mondo. Magari, con il suo sogno di diventare una giornalista, il suo nome sarebbe divenuto popolare in tutto il mondo per il suo lavoro, per la sua scrittura, e non perché è divenuta solo un numero nel mezzo delle tante vittime. Ma, Azra Gülendam Haytaoğlu, non sarai dimenticata. Cercheremo di far conoscere il tuo nome a tutti, anche fuori dalla Turchia.
Azra Gülendam Haytaoğlu: cos’è successo
Passiamo adesso nei dettagli della morte di Azra Gülendam Haytaoğlu, perché insieme a lei va condivisa la sua storia, per questo vi chiedo di parlare di lei, di nominarla, di far sapere a tutti chi era e com’è morta, perché solo condividendo la sua storia lei potrà continuare a lottare contro la violenza sulle donne. Non nel modo in cui tutti speravamo potesse farlo, ma divenendo parte integrante del problema. Se la sua morte potesse servire a far cambiare qualcosa, non sarà un semplice numero.
Prima dell’omicidio
La storia inizia quando Azra Gülendam Haytaoğlu, che viveva ad Antalya, sentiva alcuni sintomi di Covid-19, così è andata in ospedale è ha fatto il tampone, che è risultato positivo. È tornata a casa e ha riferito la notizia a sua sorella maggiore, che si è arrabbiata con lei accusandola di essersi presa il virus perché non prestava attenzione. Iniziano quindi a discutere, finché la 21enne non ha detto alla sorella: «vado a prendere un po’ d’aria», e quella è stata l’ultima volta in cui è stata vista viva dalla sua famiglia. Era il 28 luglio.
Quando non è tornata a casa, la sorella maggiore, Ezgi Haytaoğlu, l’ha chiamata al telefono per sapere che fine avesse fatto. Lei ha risposto e ha detto di essere al bar con un uomo più grande che ha già avuto il Covid-19, che la capisce, e che sarebbe rimasta con lui quel giorno. Azra Gülendam Haytaoğlu è stata ingenua, ma darle la colpa del suo omicidio è sbagliato. Si è fidata di un uomo che sembrava gentile, che la capiva, come succede a tante persone. Ma dietro il sorriso gentile c’era una bestia. Quella è stata l’ultima chiamata con la sorella.
Le ricerche e la triste scoperta
Il padre di Azra Gülendam Haytaoğlu ha subito sporto denuncia per la scomparsa della figlia alla polizia, dicendo che temeva per la sua vita. Mustafa Haytaoğlu, il padre della vittima, vive ad Adana e si è subito mobilitato per cercare la figlia insieme alla polizia, anche postando sui vari social la foto della futura giornalista per capire se qualcuno l’avesse vista. Tuttavia, la cattiva notizia arriva dalla polizia di Antalya, dopo che esaminano le registrazioni delle telecamere di sicurezza nel quartiere in cui la ragazza è stata vista l’ultima volta.
Le squadre dell’Ufficio Omicidi della Sezione di Pubblica Sicurezza del Dipartimento di Polizia di Atalya hanno fatto sapere che l’ultima volta che Azra ha parlato con qualcuno è stato con Mustafa Murat Auhan, un ingegnere civile e proprietario di un ufficio cellulare, che ovviamente è stato interrogato. Inizialmente ha detto che «ci eravamo già incontrati. È venuta, abbiamo mangiato insieme, se n’è andata, non ho informazioni», così è stato rilasciato.
Tuttavia, la squadra omicidi ha analizzato il filmato delle telecamere di sicurezze intorno al posto di lavoro dell’ingegnere e hanno notato dei movimenti ambigui da parte dell’uomo. Infatti, più volte usciva da casa con una valigia, con la stessa valigia. Per cui è stato arrestato di nuovo e ha finalmente confessato l’omicidio. Il corpo di Azra Gülendam Haytaoğlu è stato diviso in cinque parti, poi l’ha portato in una zona forestale e l’ha seppellito nella regione di Vergik del distretto di Kepez.
«Azra mi ha chiamato il 28 luglio. Ci siamo incontrati. Abbiamo mangiato insieme a casa. Abbiamo bevuto dell’alcool. L’ho aggredita sessualmente. L’ho strangolata. L’ho portata in bagno e ho tagliato il suo corpo in cinque pezzi. Ho messo i pezzi del corpo nella valigia e l’ho seppellita nell’area forestale nella città di Kepez.»
Dopo questa confessione, Mustafa ha mostrato alle squadre i luoghi in cui aveva sepolto il corpo fatto a pezzi della giovane donna. Le squadre hanno disseppellito i suoi resti e hanno portato le parti trovate all’obitorio dell’Istituto di medicina legale di Antalya per l’autopsia, tuttavia non hanno ancora trovato il cranio e l’anca sinistra, per cui la ricerca continua. La giustizia per Azra Gülendam Haytaoğlu è ancora lontana, ma intanto l’assassino è in carcere.
Il ricordo di chi l’amava
Tutti ricordano Azra Gülendam Haytaoğlu con un amaro sorriso. La zia, Mine Haytaoğlu, che al momento si trova a casa del padre della vittima insieme a tutta la famiglia, ricorda la grande forza di volontà della nipote che voleva lottare e lottava contro la violenza sulle donne. Ha anche detto che aveva scelto il dipartimento di giornalismo proprio per essere la voce delle donne senza voce:
«Azra era la gemma più giovane. Stava combattendo contro la violenza sulle donne. Ha scelto il dipartimento di giornalismo per proteggere i diritti delle donne. Suo padre voleva che diventasse un’insegnante. Tuttavia, ha scelto questo dipartimento per essere la voce e il cuore delle donne. Lascia che il fegato di chi brucia il nostro fegato bruci. Dio li maledica. Lascia che diano la punizione più pesante».
Cansu Tetik, compagna di scuola, ha detto che «Voleva davvero essere una brava giornalista. Si era offerta volontaria in molti posti nei movimenti contro il femminicidio. Mi dispiace molto. Azra oggi, noi domani». Anche Serhat Yaldız, amica della vittima, ricorda che «Ci siamo sedute e abbiamo bevuto tè e caffè 3-5 volte. Era una persona molto buona, piena di amore. Ci mancherà molto Azra. Spero che giustizia venga servita. Ho un sacco di cose da dire, ma non ho la lingua», mentre un suo compagno di classe, Bahadır Akyüz, ha parlato della sua amica, ricordando lei e la loro amicizia, i suoi sogni, le sue speranze:
«Sono compagno di classe di Azra da 2 anni. È una situazione molto brutta. Per circa 3-4 giorni, non c’è quasi pietra che non abbiamo guardato, sui social media o meno. È stato molto triste per tutti noi imbatterci in una notizia del genere. Azra era la persona più vivace che abbia mai incontrato. Era una persona con un sorriso costante sul viso, non avrebbe fatto del male a nessuno, era come un angelo. Aveva dei sogni, voleva davvero fare la giornalista. Stava studiando giornalismo per mostrare a cosa sono esposte le donne, di cosa sono vittime. La conoscevo da 2 anni, non avevo sentito dire che avesse un problema. Se avesse avuto un problema, ce lo avrebbe sicuramente detto».
Anche la sua Università le ha dedicato un messaggio, affermando che «è con grande tristezza che abbiamo appreso che Azra Gülendam Haytaoğlu, una studentessa del 3° anno presso la Facoltà di Comunicazione della nostra Università, Dipartimento di Giornalismo, è morta per un efferato omicidio. Come Akdeniz University, condanniamo fermamente questo omicidio, che è una delle dolorose perdite di violenza e omicidio contro le donne, al di là dell’usurpazione del diritto più fondamentale degli esseri umani, il diritto alla vita, e auguriamo all’autore di questo omicidio, che è stato commesso con sentimenti crudeli, di essere punito nel modo più severo davanti alla giustizia».
Infine: «Come Università di Akdeniz, speriamo che tali violenze e omicidi contro qualsiasi essere vivente non si ripetano, ed esprimiamo le nostre condoglianze alla nostra studentessa, che ha rattristato la famiglia dell’Università di Akdeniz con la sua morte, e le nostre condoglianze alla sua famiglia, ai parenti e al Comunità universitaria». Anche le organizzazioni femministe si sono mobilitate a Istanbul, Kadıköy e Antalya, per Azra Gülendam Haytaoğlu.
“Yetkililer ancak ‘pazartesi günü telefon sinyaline bakabiliriz’ dedi. Bugün günlerden pazartesi, Azra aramızda değil. Bunun hesabını kim verecek?”
— Kadın Meclisleri (@kadinmeclisleri) August 2, 2021
#AzraGülendamHaytaoğlu için İstanbul'da eylemdeyiz👇🏻 pic.twitter.com/WmGuiCHv1w
Azra Gülendam Haytaoğlu è diventata solo uno di quei numeri contro cui combatteva. È divenuta la vittima di un sistema patriarcale e maschilista che vede le donne come un oggetto sessuale e niente di più. Ha dovuto rinunciare a tutti i suoi sogni, ad essere la voce delle donne. Ma adesso è lei che ha bisogno di una voce e di giustizia. Per cui, fate sì che lei sia l’ultima. Fate sì che le donne ottengano il rispetto che meritano.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty