Ve la ricordate lo splendido servizio sui Maneskin del programma bielorusso in cui si vantava della libertà e della superiorità della Bielorussia (e della sua dittatura)? Ebbene, quella stessa Bielorussia è di nuovo sotto i riflettori, o meglio, non lo è così tanto e dovrebbe esserlo ancor di più, perché il problema della libertà in quel Paese è di una gravità che non deve e non può essere sottovalutata. Un attivista bielorusso, Vitaly Shishow, è stato trovato morto in un parco in Ucraina. Krystsina Tsimanouskaya, velocista bielorussa rifugiatasi nell’ambasciata polacca in Giappone, teme per la sua sicurezza. Svetlana Tikhanouskaya, leader dell’opposizione, invita gli esiliati a star attenti alla propria vita.
Scrivo queste parole con le lacrime agli occhi perché è assurdo che nel 2021 ci siano dei paesi così vicini alla nostra Unione che indisturbati operano in queste maniere villane e retrograde e lo fanno alla luce del sole, vantandosene anche. «Il mondo moderno della democrazia e del progresso sta avanzando con successo verso la demenza totale, verso le perversioni fuori di testa, verso gli individui in tanga, verso la distruzione di tutto ciò che è umano nell’uomo. Dobbiamo separarci da tale progresso dalla cortina di ferro. Preferiamo la dittatura», aveva detto Grigoriy Azarenok, presentatore di La settimana e sostenitore di Lukashenko, il dittatore bielorusso.
Il mondo moderno, caro Grigoriy, cara Bielorussia, è libertà. Libertà di essere e di amare chi si preferisce senza esser presi di mira, libertà di indossare quel che si vuole senza esser criticati ed etichettati, libertà di fare il lavoro che preferiamo senza essere uccisi, libertà di esprimere la propria opinione senza rischiare di essere incarcerati (e di non vedere un volo deviato solo perché c’è un giornalista che non sostiene il governo dittatoriale a bordo).
Libertà significa avere dei diritti a prescindere da chi sei, da quel che dici e da chi sostieni. E questo è il mondo moderno. Ma ovviamente alla Bielorussia, la dittatura che neanche cerca di nascondersi e i cui sostenitori ritengono che la dittatura sia meglio del politically correct, che altro non è che rispettare le persone in quanto persone e non rispettare solo chi ha la nostra stessa ideologia, la libertà e il mondo moderno sono solo una lontana utopia.
Oggi parleremo di tre storie che riguardano la Bielorussia. Il primo è la disavventura dell’atleta olimpica Krystsina Tsimanouskaya, che aveva criticato i suoi allenatori che l’avevano iscritta a una gara per cui non si era allenata e che, per questo motivo, sarebbe dovuta tornare all’istante in Bielorussia. Il secondo è la tragica storia di Vitaly Shishov, un attivista bielorusso che è stato trovato impiccato in un parco in Ucraina, a Kiev, perché dalla dittatura bielorussa non sei al sicuro neanche se scappi. Infine, parleremo dell’incontro fra Svetlana Tikhanovskaya con Boris Johnson, che dà il suo sostegno all’opposizione.
Diverse storie di libertà violata in Bielorussia
Krystsina Tsimanouskaya
Krystsina Tsimanouskaya è un’atleta velocista con un sogno, le Olimpiadi. Un sogno che aveva con tanta fatica e sacrifici raggiunto, ma poi si è messa contro le persone sbagliate. È successo che, una volta arrivata a Tokyo, ha scoperto che i suoi allenatori l’avevano iscritta anche alla 4×400, gara per cui lei non si era minimamente allenata e, per questo, ha pubblicato sui social una critica ai suoi allenatori, chiamandoli negligenti. Non ci è voluto molto: i suoi allenatori il giorno dopo sono andati da lei e le hanno detto che avevano ricevuto l’ordine di rimuoverla e di farla tornare in Bielorussia.
Al Reuters ha spiegato tutto con molta precisione, senza troppi giri di parole: «Alcune delle nostre atlete non sono riuscite a venire qui per competere nella staffetta 4×400 perché non c’erano abbastanza test di doping. Così l’allenatore mi ha aggiunta alla staffetta senza la mia conoscenza. Ne ho parlato pubblicamente. L’allenatore è venuto da me e mi ha detto che c’era stato un ordine dall’alto di rimuovermi». Quando Matteo Salvini si lamenta della dittatura del politically correct e lo fa in programmi televisivi o sui propri social, dovrebbe ricordarsi della Bielorussia. Ah no, lui non ha neanche avuto il coraggio di votare contro. E non votare significa sostenere.
Allora l’atleta era stata scortata in aeroporto da alcuni funzionari bielorussi contro la sua volontà, così ha deciso di chiedere aiuto alla polizia giapponese che poi l’ha portata in un posto sicuro con la protezione del Comitato olimpico internazionale. Lunedì poi, rivolgendosi all’ambasciata polacca giapponese, le è stato offerto un visto umanitario. Il The Guardian, tramite alcune fonti, aveva fatto sapere che la ragazza sarebbe partita per Varsavia, ma poi all’ultimo momento ha preso un volo per Vienna.
Quello che però fa preoccupare Krystsina Tsimanouskaya è che le è stato fatto intendere «in maniera chiara» che quando sarebbe tornata in Bielorussia avrebbe avuto delle ritorsioni per aver criticato gli allenatori. Ha anche sottolineato che l’ordine di farla ritirare e tornare a casa non è arrivato dal ministero dello Sport, bensì «da ancora più in alto». Giusto se si volesse l’ennesima testimonianza di come in Bielorussia non puoi permetterti di criticare alcun sostenitore del governo o semplicemente un tuo superiore. Ed è stata anche l’ennesima testimonianza di come non sei al sicuro neanche all’estero e non solo come oppositore politico, ma anche come atleta.
Vitaly Shishov
Vitaly Shishow aveva 26 anni e la sua unica colpa era quella di essere un attivista e un oppositore del governo dittatoriale di Lukashenko, che governa la Bielorussia dal 1994, con brogli che hanno causato non poche proteste ma per cui non si riesce a far nulla. Tuttavia, Vitaly Shishow aveva deciso di lasciare il suo amato Paese, la sua gente, per poter salvare la propria vita. Più che lasciare, Vitaly Shishow era fuggito, era scappato, senza però rinunciare alla sua battaglia, cercando di salvare la sua gente anche a km di distanza, dall’onlus Belarusian House in Ucraina. Ma neanche allontanarsi lo ha salvato.
Lunedì mattina l’attivista è uscito di casa probabilmente per fare jogging e di lui si sono perse tutte le tracce. Ovviamente la notizia ha fatto allarmare tutti i suoi colleghi e sostenitori, tutti gli oppositori del governo. Perché quando vivi in una dittatura e decidi di alzare la voce, sai cosa rischi, sai contro cosa vai incontro, ma decidi comunque di mettere a rischio la tua vita per poter salvare il futuro. Per poter migliorare il mondo. Era un po’ quello che voleva fare anche Azra, la 21enne che lottava contro la violenza sulle donne ed è stata violentata e uccisa da un uomo.
L’ansia e le preoccupazioni per l’oppositore politico sono finite però nella peggiore delle notizie: Shishov è stato trovato morto in un parco, impiccato a un albero. Conoscendo il suo passato, la polizia ucraina ha sin da subito pensato a un omicidio camuffato da suicidio. Le Nazioni Unite hanno chiesto un’indagine rigorosa, mentre l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la politica esterna, Joseph Borrell, si è detto scioccato dalla notizia. Non erano però scioccati i suoi amici e gli altri attivisti, che hanno anche detto che il ragazzo aveva lividi e naso rotto. Sicuri sia un suicidio?
Era a capo dell’ong Belarusia House in Ukraine, era scappato dalla Bielorussia nell’autunno scorso, era un ragazzo con un cuore d’oro che voleva solo aiutare gli altri a vivere meglio, a scappare da quella dittatura che sembra che a molti bielorussi piaccia fin troppo. Tra l’altro, Vitaly, che accoglieva i bielorussi che sceglievano di rifugiarsi in Ucraina, aveva denunciato qualche settimana prima di essere stato seguito mentre faceva jogging. E questa è la testimonianza di come, di fronte a una dittatura, non sei al sicuro neanche all’estero.
The death of Vitaly Shishov is horrific. As head of Belarusian House in Ukraine, he helped those fleeing persecution. The fact Belarusian activists are being targeted in third countries is a serious escalation.
— David Sassoli (@EP_President) August 3, 2021
Svetlana Tikhanovskaya
Svetlana Tikhanovskaya è l’esponente dell’opposizione bielorussa, ovviamente esiliata. Ieri è stata accolta con onori dal Primo Ministro Boris Johnson, proprio dopo aver incontrato il presidente americano Joe Biden alla Casa Bianca o dopo esser stata anche a Parigi e Berlino. Questo è un incontro molto importante, poiché sta cercando di legittimare il suo ruolo anti-Lukashenko nella comunità internazionale, con l’obiettivo di salvare la Bielorussia.
«Il Primo Ministro ha accolto oggi a Downing Street il leader dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya» leggiamo sul sito del governo inglese, che ha «condannato le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime di Lukashenko e la persecuzione di esponenti della democrazia, tra cui Svetlana Tikhanovskaya e suo marito.» Arriva quindi il sostegno per l’opposizione bielorussa dalla Gran Bretagna. Nella chiacchierata il Primo Ministro ha anche
«illustrato le misure adottate dal Regno Unito per tenere conto del regime, tra cui l’imposizione di sanzioni allo stesso Lukashenko. Ha sottolineato l’impegno del Regno Unito nei confronti del popolo bielorusso, in particolare triplicando il nostro sostegno finanziario alla società civile bielorussa quest’anno. Il Primo Ministro e la signora Tikhanovskaya hanno convenuto che il popolo britannico e bielorusso condividono valori fondamentali come la fede nella democrazia, nei diritti umani e nello Stato di diritto. Il Primo Ministro ha affermato che il Regno Unito è solidale con il popolo bielorusso e continuerà ad agire per sostenerlo».
Svetlana Tikhanovskaya si è anche espressa sulla morte dell’attivista Vitaly Shishov: «Direi che è stato un assassinio, ma non posso dirlo senza i risultati di un’indagine. Tutti i nostri connazionali che sono in Bielorussia e quelli che vivono in esilio devono prendersi cura di loro stessi, perché vediamo che il regime non si ferma davanti a nulla, quando decide di bloccare ulteriormente la nostra libertà».
Noi ci auguriamo che la situazione in Bielorussia possa essere fermata al più presto, che l’Unione Europea e non solo la smetta di minacciare ma faccia davvero qualcosa di concreto per salvare quelle persone. Perché essere solidali è importante fino a un certo punto. Bisogna riuscire ad agire e bisogna farlo quanto prima possibile.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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