Olimpiadi 2020: creator di TikTok sfruttano Grindr per fare outing agli atleti

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L’emozionante sogno delle Olimpiadi di Tokyo 2020 si sta rivelando come un terribile incubo per alcuni degli atleti partecipanti: alcuni TikToker e utenti di Twitter hanno deciso di sfruttare Grindr, app di social networking per persone queer, per fare outing agli atleti olimpici non dichiarati come membri della comunità LGBTQ+.

La denuncia arriva dalla rivista americana Insider, che ha riportato la terribile notizia secondo la quale creator di TikTok e utenti di Twitter avrebbero diffuso sui rispettivi social network dei video in cui facevano outing agli atleti con cui avevano conversato tramite Grindr. Alcuni di questi video hanno superato i diecimila like.

Infatti, impiegando la funzione “Esplora” dell’app è stato possibile geolocalizzarsi nel Villaggio olimpico, permettendo così di relazionarsi con gli atleti iscritti e poi di mostrare online le informazioni ricavate, senza preoccuparsi minimamente della loro privacy e soprattutto delle reazioni che avrebbero potuto provocare.

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Fonte: Giornalettismo

Ho usato la funzione di esplorazione di Grindr per trovarmi un fidanzato olimpionico

Mancanza di rispetto e coscienza da parte di TikToker e utenti di Twitter che, a scopo derisorio e alla ricerca di fama, hanno diffuso illegalmente video in cui facevano outing agli atleti olimpici.

Sono almeno cinque i TikToker ad aver pubblicato video dove vengono addirittura mostrati volti o corpi degli sportivi, mentre su Twitter erano stati condivisi tweet conditi dalle loro informazioni personali e immagini. Sono stati gli stessi utenti dei due social network a chiedere di segnalare tali video e tweet per limitarne la condivisione.

Assurdo persino scoprire che uno di questi creator abbia pubblicamente scherzato sulla vicenda: “Ho usato la funzione di esplorazione di Grindr per trovarmi un fidanzato olimpionico“, sono state le sue parole.

L’outing può uccidere dove l’omosessualità è punibile per legge

Le Olimpiadi ospitano nel loro Villaggio atleti appartenenti a diversi Paesi del mondo, e in undici di questi l’omosessualità è punibile con la morte: Afghanistan, Brunei, Emirati Arabi, Iran, Nigeria, Somalia ecc.

Nello stesso Giappone, casa dei Giochi olimpici 2020, l’omosessualità non è socialmente accettata a tutti i livelli, nonostante non sia in vigore alcuna legislazione che ne imponga il divieto.

A Tokyo 2020 sono ben 160 gli atleti dichiaratamente queer, tra cui troviamo anche la portabandiera azzurra Paola Egonu, pallavolista che nel 2018 decise di rilasciare al Corriere della Sera un’intervista in cui ha confessato di essere innamorata di una ragazza.

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Fonte: Corriere della Sera

Questo gesto spregevole potrebbe quindi rivelarsi molto pericoloso per alcuni degli atleti in gara, la cui identità è stata sbandierata sui social network: sarebbero già quattro gli sportivi non dichiarati che sono stati identificati, uno di loro proviene da una nazione altamente omofoba.

Sia Grindr che Twitter si sono espressi in merito all’increscioso episodio, mentre Twitter e TikTok hanno eliminato i contenuti incriminati:

Questi utenti violano i Termini e le condizioni di servizio di Grindr che vietano loro di visualizzare, pubblicare o distribuire in altro modo qualsiasi contenuto o informazione che faccia parte dei servizi di Grindr. Per rispetto della privacy dei nostri utenti e per rispetto degli impegni contrattuali assunti da questi individui, Grindr chiede a questi individui di rimuovere i loro post sui social media che includono immagini dalla piattaforma Grindr“.

I post in questione hanno violato le Regole di Twitter contro la condotta odiosa e dovranno essere rimossi prima che ai proprietari dell’account sia negato l’accesso a Twitter”.

Reminiscenze dalle Olimpiadi di Rio 2016

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Fonte: GayPost

L’outing olimpico, purtroppo, non è una novità: il giornalista Nico Hines del sito americano Daily Beast aveva realizzato un articolo in cui aggiornava i suoi lettori riguardo agli appuntamenti organizzati tramite Grindr a Rio 2016.

Nico Hines, “eterosessuale e sposato“, non si sarebbe limitato a scrivere della vicenda con teneri accenni, ma avrebbe esposto un racconto condito nei minimi dettagli di nazionalità, disciplina sportiva e particolari fisici degli sportivi, rendendoli facilmente identificabili anche senza l’impiego dei loro nomi e cognomi.

Alle Olimpiadi di Rio 2016 erano solo 50 gli sportivi ad aver fatto coming-out come membri della comunità LGBTQ+ su un totale di più di diecimila atleti: all’epoca si rischiava già una condanna a morte per il proprio orientamento sessuale in troppi Paesi del mondo.

Una storia deplorevole“, aveva dichiarato Amini Fonua, nuotatore dichiaratamente gay, originario del Tonga, Paese dove l’omosessualità tra uomini è ancora considerata come un crimine.

L’outing è una pratica irrispettosa e crudele: in questa situazione può essere anche notevolmente rischiosa per la vita delle persone coinvolte. Mancano ormai pochi giorni al termine dei Giochi di Tokyo 2020 e ci auguriamo che questa vergogna venga punita nel rispetto degli atleti e di tutte le persone queer che si sono ritrovati ad essere vittime di outing nel corso della loro vita.

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