È morto Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate Rosse
Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate Rosse e figura centrale nella storia del terrorismo italiano degli anni ’70, è morto l’11 aprile 2025 all’età di 77 anni. La notizia è stata resa pubblica solo il 26 aprile. La famiglia, che non ha esposto alcun necrologio pubblico, ha solo fatto sapere che «era malato da tempo».
La storia di Alberto Franceschini: rivoluzione e pentimento
Nato a Reggio Emilia il 26 ottobre 1947, Franceschini proveniva da una famiglia di forte tradizione comunista: il padre Carlo fu arrestato per attività antifascista durante il ventennio, mentre il nonno fu tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia nel 1921. Queste radici influenzarono profondamente il suo impegno politico. Entrò giovanissimo nella Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), ma ne uscì nel 1969 dopo scontri interni e divergenze ideologiche.
Successivamente, fondò a Reggio Emilia il Collettivo Politico Operai Studenti (CPOS), che si unì al gruppo milanese di Renato Curcio e Margherita Cagol. Nel 1970, durante il convegno di Pecorile, nacquero ufficialmente le Brigate Rosse, con l’obiettivo di propagandare e sviluppare la lotta armata rivoluzionaria per il comunismo.

Franceschini fu protagonista delle prime azioni delle BR, tra cui il sequestro del giudice Mario Sossi nel 1974. Arrestato lo stesso anno a Pinerolo insieme a Curcio, grazie all’infiltrazione di Silvano Girotto (“Frate Mitra”) in collaborazione con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, fu condannato a oltre sessant’anni di carcere per vari reati, tra cui duplice omicidio, sequestro di persona e associazione sovversiva.
Nel 1982, dopo aver rivendicato anche il delitto Moro, Franceschini si dissociò dalla lotta armata e, pur non rinnegando completamente la sua militanza, prese le distanze dalla violenza politica, esprimendo un pentimento giudicato “sincero” . Nel 1987 gli furono concessi i primi permessi premio, e nel 1992 fu liberato dopo aver scontato 18 anni di reclusione.
«Agli inizi degli anni Ottanta ho maturato la convinzione che la storia delle Br era finita (…). Per me è stata fondamentale la grande marcia dei quarantamila della Fiat che mi aveva fatto capire che non esistevano più quei valori, quelle lotte operaie a cui avevo fatto riferimento».
Dopo la scarcerazione, lavorò a Roma presso l’ARCI, come dirigente di una cooperativa sociale che si occupava di lavoro e aiuto nei confronti di immigrati, disoccupati, minori a rischio, detenuti e tossicodipendenti. Nel 2002, accettò un incontro con Silvano Girotto, l’uomo che aveva contribuito al suo arresto, avviando un dialogo di riconciliazione. Alberto Franceschini ha raccontato la sua esperienza nelle BR in diversi libri, tra cui “Mara, Renato e io. Storia dei fondatori delle BR” (1988) e “La borsa del Presidente. Ritorno agli anni di piombo” (1997).
Di recente era riapparso nelle cronache italiane quando è stato identificato dalla Digos nel febbraio 2024, durante la commemorazione milanese per Alexei Navalny.
La sua figura resta emblematica per comprendere le contraddizioni e le trasformazioni di un’epoca segnata dalla violenza politica. La sua morte chiude un capitolo importante della storia italiana, lasciando spazio alla riflessione sul passato e sulla possibilità di redenzione.
Ha fatto un percorso per il quale ha pagato e che ha raccontato in libri e interviste facilmente reperibili. Vale la pena conoscere quella storia e le ragioni del prima e del dopo, di un'epoca di ideali e idealisti.
— Duke O'Yonee (@ammargelluto) April 26, 2025
Che la terra ti sia lieve compagno Alberto #Franceschini pic.twitter.com/RLiyxB3IbP
Alberto Franceschini era uno dei pochi a essersi pentito sul serio. I suoi testi sono letture fondamentali per chi voglia studiare e capire quegli anni drammatici https://t.co/jWOnCEP1GQ
— Francesco Magni (@Angus_Magni) April 26, 2025
È morto a 78 anni l'ex terrorista Alberto Franceschini. Insieme a Renato Curcio e Mara Cogol aveva fondato le Brigate Rosse. Il decesso è avvenuto lo scorso 11 aprile, ma la notizia è stata ufficializzata solo oggi. Dopo l'arresto, si dissociò dalla lotta armata pic.twitter.com/2EYlb0EVE7
— Tg3 (@Tg3web) April 26, 2025
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Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull'italiano standard e neostandard, "paladina delle cause perse" e studentessa di Didattica dell'Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Instagram: @murderskitty