«Navalny sta morendo»: l’appello di 70 artisti e premi Nobel a Putin

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«Le persone di solito evitano la parola “morire”. Ma ora Alexey sta morendo. Nelle sue condizioni è questione di giorni», ha scritto Kira Yarmysh, portavoce di Navalny, su Facebook e su Twitter, raccontando in che condizioni sta vivendo l’oppositore russo che si trova in carcere da febbraio e in sciopero della fame dalla fine di marzo. Insieme a lei, molti intellettuali e premi Nobel si sono uniti all’appello verso Putin, affinché non renda Navalny un’altra vittima dello stato.

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Fonte: twitter

Alexei Navalny è un avvocato leader dell’opposizione contro Vladimir Putin (che potrebbe restare alla presidenza fino al 2036) e anche un attivista anti-corruzione che il Wall Street Journal descrive come «l’uomo che Vladimir Putin teme di più». E infatti, dopo essere stato avvelenato molto probabilmente dall’FSB ad agosto, adesso si trova in carcere da due mesi e sta per morire a causa di uno sciopero della fame. Il suo arresto, tra l’altro, ha innescato una serie di rivoluzione e rivolte, persino con temperature che arrivavano a -50°C.

Alexei Navalny non ha mai avuto paura di esporsi e di dire la sua opinione, che potesse o che non potesse piacere a Vladimir Putin, tanto che è il leader e fondatore del Partito Democratico del Progresso – Russia del futuro e che è anche uno dei pochi a criticare Vladimir Putin. Proprio ieri abbiamo letto la storia del giornalista che rischia il carcere per aver scritto un articolo su uno dei migliori amici di Putin, Roman Anin. E poi qui in Italia chiamano (in programmi televisivi, con spettatori, o sui social network) dittatore il Premier solo perché fa nomi e cognomi e racconta un errore che loro effettivamente hanno fatto.

L’ultimo arresto di Alexei Navalny, ovvero quello di febbraio che lo costringe in prigione per tre anni e mezzo, è apparentemente a causa della violazione di una libertà vigilata in seguito a una precedente condanna, tuttavia probabilmente le vere cause devono vedersi nella sua opposizione a Vladimir Putin. Infatti l’oppositore si trovava in Germania a causa del suo avvelenamento e, ovviamente, non poteva muoversi essendo convalescente, per cui quando la polizia russa gli aveva ordinato di presentarsi entro 24 ore per un controllo, lui non si è presentato. Insomma, questo è quello che succede se vivi in una dittatura travestita da democrazia.

Navalny: il post della sua portavoce

Come abbiamo scritto all’inizio dell’articolo, Kira Yarmysh ha parlato in post su Twitter e su Facebook delle pessime condizioni in cui il suo amico Alexei Navalny sta vivendo. La donna ha anche lanciato una petizione, o meglio un raduno che dovrebbe raggiungere a breve le 500.000 firme (non firmate se non dovete andare) in cui dice che «ci sono davvero molti di noi, quelli che vogliono vivere in una Russia libera e sono disposti a lottare per essa. Ed è per questo che ho bisogno di questa mappa, in modo che chiunque si opponga al potere possa sentire che non è solo.»

«Quello che Putin teme di più è l’azione di strada. Ma deve essere massiccia. Se centinaia di migliaia di persone protestano pacificamente, le loro richieste non possono essere ignorate. Non stiamo solo sposando Navalny. Stiamo sposando noi stessi – per la nostra libertà, per il futuro dei nostri figli, per una Russia felice senza Putin», conclude allegando una bacca con tutte le persone che hanno firmato fino ad oggi la petizione (57204):

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Sul post su Facebook (la traduzione potrebbe non essere perfetta) invece racconta che «quando Alexei si riprese dal coma e le cose cominciarono a migliorare, pensai che sarebbe passato molto tempo prima che potessi convivere con me stessa. Beh, non funziona così. È la legge della vita. Emozioni del genere non accadono e basta. Ma sono passati otto mesi, e sono di nuovo su quell’aereo, solo che questa volta, sta atterrando molto lentamente.»

E poi, arriva la batosta, delle parole che sono difficili da scrivere quanto da leggere: «La gente di solito evita la parola ′′morire”. Qualcuno per superstizione, personalmente per me perché tali dichiarazioni ad alta voce non sono gettate a vuoto. Ma ora Alexei sta morendo. Nelle sue condizioni, è questione di giorni. E nel fine settimana gli avvocati non riescono proprio a raggiungerlo, e nessuno sa cosa succederà lunedì.»

Ha raccontato di come ad Omsk abbiano visto un enorme sostegno e di come Navalny in un’intervista abbia detto che Putin gli ha consentito di curarsi all’estero perché non aveva «bisogno della porte di Navalny in onda». Tuttavia, anche in questi giorni la sua morte sta avvenendo di fronte a tutti, ma nessuno capisce quello che sta succedendo. Il suo sciopero della fame persiste da 18 giorni, con «graduale perdita di sensibilità di gambe e braccia». Infine, conclude invitando chiunque se la sentisse a partecipare alle manifestazioni, perché «Putin reagisce solo alle proteste di massa».

Gli intellettuali e i premi Nobel dalla parte di Navalny

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Fonte: twitter

Più di 70 intellettuali e premi Nobel hanno scritto a Vladimir Putin, in modo che rilasci Navalny e anche per far conoscere a tutti la sua storia. Rendono presente al Presidente della Russia che lo stato di salute del suo opposito sta peggiorando molto velocemente e che lui è in condizioni critiche. «In quanto cittadino russo, ha il diritto di essere sottoposto a esami e curato da un dottore a sua scelta. Dopo che questo diritto gli è stato negato, il 30 marzo ha iniziato lo sciopero della fame», scrivono, chiedendo poi le cure mediche di cui ha diritto. I firmatari:

  • J.J. Abrams, regista
  • Svetlana Aleksievich, premio Nobel per la Letteratura nel 2015
  • Martin Amis, scrittore
  • Anne Applebaum, giornalista e storica
  • Christopher Buckley, giornalista e romanziere
  • Ken Burns, regista
  • Emmanuel Carrère, scrittore
  • Christopher Clark, storico
  • J. M. Coetzee, premio Nobel per la Letteratura nel 2003
  • Benedict Cumberbatch, attore
  • Alan Cumming, attore
  • Michael Cunningham, scrittore
  • Rachel Cusk, scrittrice
  • David Duchovny, attore
  • Louise Erdrich, scrittrice
  • Sir Richard J. Evans, storico
  • Hugh Fearnley-Whittingstall, chef e scrittore
  • Niall Ferguson, storico
  • Ralph Fiennes, attore
  • Orlando Figes, storico
  • Antonia Fraser, storica e scrittrice
  • Stephen Fry, attore
  • Neil Gaiman, scrittore
  • Henry Louis Gates Jr., scrittore
  • Louise Glück, premio Nobel per la Letteratura nel 2020
  • Sam Greene, docente universitario
  • Matt Haig, scrittore
  • David Hare, regista
  • Robert Harris, scrittore
  • Daniel Kehlmann, scrittore
  • Etgar Keret, scrittore
  • David Lagercrantz, giornalista e scrittore
  • Jude Law, attore
  • Marc Levy, scrittore
  • Ling Ma, scrittrice
  • Ben Macintyre, scrittore e storico
  • Hilary Mantel, scrittrice
  • Agnès Martin-Lugand, scrittrice
  • Natascha McElhone, attrice
  • Ian McKellen, attore
  • Catherine Merridale, storica
  • Herta Müller, premio Nobel per la Letteratura nel 2009
  • Peter Nadas, scrittore
  • Sylvia Nasar, giornalista
  • Bill Nighy, attore
  • Suzanne Nossel, scrittrice
  • Amélie Nothomb, scrittrice
  • Michael Ondaatje, scrittore
  • George Packer, giornalista
  • Orhan Pamuk, premio Nobel per la Letteratura nel 2006
  • Robert Peston, giornalista
  • Maria Popova, scrittrice
  • Richard Powers, scrittore
  • Ellendea Proffer Teasley, scrittrice
  • Vanessa Redgrave, attrice
  • David Remnick, giornalista
  • J.K. Rowling, scrittrice
  • Arundhati Roy, scrittrice
  • Salman Rushdie, scrittore
  • Philippe Sands, scrittore
  • Roberto Saviano, scrittore
  • Nitin Sawhney, compositore
  • Simon Schama, storico
  • Samanta Schweblin, scrittrice
  • Kristin Scott Thomas, attrice
  • Simon Sebag Montefiore, scrittore
  • Elif Shafak, scrittrice
  • Peter Singer, filosofo
  • Ali Smith, scrittrice
  • Timothy Snyder, storico
  • Art Spiegelman, disegnatore e illustratore
  • Juliet Stevenson, attrice
  • Tom Stoppard, drammaturgo
  • Patrick Süskind, scrittore
  • Colm Toibin, scrittore
  • Björn Ulvaeus, chitarrista
  • Tim Weiner, scrittore
  • Simon Winchester, giornalista
  • John Wray, scrittore
  • Thom Yorke, musicista ­

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