È passato più di un anno da quando in Italia è stato ufficializzato il primo caso di Covid-19, un anno da quando è stata dichiarata la pandemia che ancora oggi stronca moltissime vite e che non accenna a fermarsi, un anno da quando si è persa la concezione di “normalità” e da quando abbiamo dovuto cambiare il nostro modo di vivere e adattarci per preservare la nostra salute e quella delle persone che ci sono intorno.
In questa battaglia tra sopravvivenza e morte in prima linea ha combattuto senza sosta e sino all’ultimo sforzo il corpo sanitario italiano, il quale, non solo si è operato giorno dopo giorno e senza alcuna tregua per salvare e preservare le nostre vita, ma ha anche perso numerosi dei suoi guerrieri.
Indimenticabili sono per esempio le foto che per tanto hanno fatto il giro del web, come quella di Elena Pagliarini, l’infermiera immortalata con la testa china sulla scrivania dopo un’incessante turno di lavoro, ormai stremata, o ancora come quella di Alessia Bonari, l’infermiera che invitava i giovani a rispettare le norme imposte, mostrando sul proprio volto i segni dell’uso prolungato delle mascherine.
Prima Giornata Nazionale del corpo sanitario
Proprio per onorare l’operato dei nostri medici e infermieri è stata istituita la Prima Giornata Nazionale del personale sanitario e sociosanitario, del personale socioassistenziale e del volontariato, il 20 febbraio. La scelta della data non è affatto casuale, poiché proprio il 20 febbraio 2020 è stato scoperto a Codogno il “paziente 1”.
In onore di questa giornata il ministro della Salute, Roberto Speranza, si è espresso così:
«È un giorno importante in cui voglio semplicemente dirvi grazie per il lavoro straordinario che avete fatto in questi mesi così difficili. E rinnovare l’impegno ad investire nel nostro Servizio sanitario nazionale. Credo che ogni cittadino del Paese abbia capito quanto sia davvero essenziale avere donne e uomini che ogni giorno si fanno carico di difendere la salute delle persone,il diritto alla salute, il senso più alto della nostra Costituzione. Dobbiamo lavorare uniti per difendere questo patrimonio prezioso di energie, con un pensiero particolare a chi ha pagato il prezzo più alto, a chi ha persono la vita.»
Candidatura al premio Nobel per la Pace
I riconoscimenti nei confronti del corpo sanitario però non si fermano qui: la Fondazione Gorbachev (Fondazione Internazionale Non-Governativa per gli Studi Socio-Economici e Politici) ha proposto infatti la candidatura per il Premio Nobel per la Pace proprio al corpo sanitario italiano, riconoscendo il merito ai “medici, infermieri, farmacisti, psicologi, fisioterapisti, biologi, tecnici, operatori civili e militari tutti, che hanno affrontato in situazioni spesso drammatiche e proibitive l’emergenza Covid-19 con straordinaria abnegazione, molti dei quali sacrificando la propria vita per preservare quella degli altri e per contenere la diffusione della pandemia“.
Il premio Nobel per la Pace, come per volere del fondatore Alfred Bernhard Nobel, è l’unico ad essere conferito da un comitato al di fuori della Svezia, a differenza di quello per la medicina, per la chimica, per la fisica e per la letteratura che vengono assegnati da istituzioni esclusivamente svedesi.
Chi ha sostenuto la candidatura del corpo sanitario italiano al Nobel per la Pace?
Il primo firmatario, nonché proponente della candidatura, è stato Mario Paladini, ordinario di Diritto Privato all’università di Brescia, il quale il 19 gennaio ha depositato la cadidatura online.
La proposta è stata sottoscritta poi, come protocollo, da un altro premio Nobel per la Pace, Lisa Clark, l’americana che ha prestato servizio d’assistenza volontaria durante la pandemia, che vive in Toscana e la quale già ad ottobre scorso giustificò la sua scelta, spiegando che il corpo sanitario italiano si è dedicato in maniera tanto commovente verso i suoi pazienti da ricordare un libro delle favole, qualcosa che non si vedeva da decenni. Nessuno di loro ha più pensato a se stesso, ma a cosa fare per gli altri sfruttando le proprie competenze.
Ad appoggiare tutto ciò però non è stata solo la petizione popolare accettata formalmente dal Comitato per il Nobel norvegese di Oslo, ma anche istituzioni di altri territori, come quella della Liguria, il cui presidente ha commentato su Facebook con un post:
Medici, infermieri e operatori sanitari italiani sono stati ufficialmente candidati al Premio Nobel per la Pace 2021. Un…
Pubblicato da Giovanni Toti su Martedì 16 marzo 2021
Parla anche il presidente della Fondazione Gorbachev in Italia, Marzio Dellagiovanna, il quale specifica che alla base della richiesta di candidatura per il premio Nobel per la Pace del corpo sanitario c’è il fatto che quest’ultimo è stato il primo, nel mondo occidentale, a dover affrontare un’emergenza sanitaria grave, salvando le vite altrui e sacrificando la propria.
Importanti anche le parole del sindaco e presidente della Provincia di Piacenza, Patrizia Barbieri, la quale ricorda come la candidatura sia partita proprio dalla città piacentina:
«L’accoglimento della candidatura del Corpo sanitario italiano al Nobel per la Pace, da parte del Comitato di Oslo che sovrintende all’onorificenza, è motivo di grande orgoglio e soddisfazione, che oggi la comunità piacentina condivide con tutti i protagonisti di questo percorso, partito proprio dalla nostra città.»
È stato infatti proprio il primario di onco-ematologia all’ospedale di Piacenza, Luigi Cavanna, il testimonial dell’iniziativa di questa candidatura, il quale ha prestato in primis il suo servizio nei confronti del popolo italiano, offrendo sostegno e aiuto ai malati di Covid a domicilio e sostenendo l’importanza della medicina territoriale.
Il monumento alla pandemia
Dimenticare quanto accaduto lo scorso anno e quanto sta accadendo ancora adesso sarà impossibile, tutti dobbiamo tenere a mente e portare avanti il ricordo delle vittime del Covid-19, per le quali è stata istituita una giornata mondiale, ed è anche per questo l’artista Franco Scepi ha voluto dedicare a quest’ultimo periodo un’opera che rappresenterà proprio l’emergenza da Coronavirus che abbiamo vissuto nel nostro paese e che diventerà emblema della candidatura al premio Nobel per la Pace.
L’opera è intitolata “Dal Buio alla Luce”, un valore simbolico per trasformare il dolore in memoria.
Giorgia, 22 anni di amore verso la letteratura, il cinema, la scrittura e ogni forma di arte. Serie tv e libri sono il mio pane quotidiano.